Arrestato e poi rilasciato su cauzione La persecuzione giudiziaria di Assange colpisce la libertà di informazione Il 7 dicembre l'australiano Julian Assange, il fondatore del sito Wikileaks, si è consegnato spontaneamente alla polizia londinese accompagnato dai suoi avvocati. La polizia britannica lo ricercava a seguito della richiesta di estradizione spiccata dai giudici svedesi che lo accusano di reati a sfondo sessuale, due donne lo avevano accusato di sesso consenziente ma non protetto, che sarebbero stati commessi nell'agosto scorso a Stoccolma. Si era nascosto a Londra dopo che lo scorso 18 novembre l'Interpol, su richiesta della magistratura di Stoccolma, aveva diramato un mandato di cattura internazionale. Assange, che aveva respinto le accuse, di fronte ai giudici si è detto contrario all'estradizione in Svezia e si è rifiutato di dare impronte e Dna agli agenti. È stato rinchiuso nella prigione di Wandsworth nel sud di Londra. Il 16 dicembre, dopo nove giorni di carcere, veniva rilasciato su cauzione e il dibattimento sull'estradizione in Svezia veniva rimandato a gennaio. "Ora deve essere processato anche per spionaggio", chiedeva la senatrice democratica e presidente del Senate Intelligence Committee statunitense, Dianne Feinstein, rivelando la vera causa della caccia poliziesca scatenata alla ricerca del fondatore di Wikileaks, dopo che il sito aveva pubblicato documenti che raccontavano la verità sulle guerre di aggressione all'Iraq e all'Afghanistan e i dispacci degli ambasciatori americani che rivelavano i segreti della diplomazia di Washington. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini aveva auspicato un suo veloce arresto, il consigliere del premier canadese aveva addirittura invocato il suo assassinio suggerendo a Obama di "assoldare un killer" per eliminarlo. Obama non si era rivolto a un killer ma aveva costituito una speciale task force istituita al Pentagono, composta da 150 persone col compito di infiltrare Wikileaks e lanciare campagne di disinformazione e controspionaggio. Gli Usa comunque non hanno spiccato un mandato contro Assange, perché non hanno prove sulla trafugazione dei documenti e soprattutto, hanno sottolineato alcuni avvocati i documenti, se non sono protetti, non possono essere considerati segreti. Come ha sottolineato Kevin Rudd, ministro degli Esteri australiano "il problema di fondo è come gli Stati Uniti proteggono le loro comunicazioni diplomatiche". Il "crimine" di Julian Assange sarebbe quello di aver diffuso materiali diplomatici che probabilmente provengono da qualche "gola profonda" dell'amministrazione americana. Ha esercitato il diritto all'informazione, diritto che seppur sbandierato come alto valore della società capitalista è piegato se non negato nel momento in cui contraddice la versione ufficiale, le veline dei governi che dietro la doppiezza diplomatica vorrebbero nascondere le contraddizioni interimperialiste. Wikileaks non ha rubato alcuna informazione, ha pubblicato documenti che ha ricevuto dopo averne verificato la veridicità e dopo aver ritenuto che facessero notizia. E nonostante l'arresto di Assange continuerà a farlo. 22 dicembre 2010 |