Marocco Dopo le torture, pesanti condanne contro gli attivisti Saharawi All'alba dell'8 novembre 2010 l'esercito marocchino assaltava e distruggeva la tendopoli di Gdeim Izik, presso Al Aaiun, allestita dai saharawi per sostenere la richiesta di indipendenza del popolo Saharawi e porre fine all'occupazione illegale del regime di Rabat. Gli attivisti saharawi si difendevano lanciando sassi sui militari, alcuni erano uccisi, diversi arrestati e portati in giudizio di un tribunale militare. Tribunale che ha concluso i suoi lavori il 17 febbraio scorso con pesanti condanne contro 24 attivisti sahrawi: nove condanne all'ergastolo, tredici a pene che vanno dai venti ai trent'anni e solo due scarcerazioni. L'accusa era quella di aver costituito un gruppo armato, aver usato violenza contro i rappresentanti delle forze di sicurezza, aver ucciso 11 agenti e profanato il cadavere di uno di essi. Le prove, denunciava il collegio di difesa, erano state costruite dai giudici militari che nel corso dei due anni di detenzione degli imputati hanno anche usato la tortura per estorcere delle confessioni. Il giudice ha sentito solo uno dei testimoni dell'accusa che tra l'altro non ha riconosciuto nessuno degli accusati. Alcuni degli esponenti saharawi processati sono attivisti per i diritti umani, altri facevano parte del comitato diplomatico, uno dei vari organismi autogestiti che erano sorti nell'accampamento e che si occupava di negoziare con le autorità marocchine fino alla vigilia dello smantellamento del campo. Si sono presentati alle udienze iniziate lo scorso 1 febbraio con la darrà bianca e celeste, l'abito tipico dei sahrawi e gridando lo slogan indipendentista "Labadil Labadil an taqrir almasir (l'unica soluzione è l'autodeterminazione, ndr)". Durante le audizioni denunciavano le torture fisiche subite durante gli interrogatori. Alle udienze hanno partecipato come magistrati del collegio di difesa e osservatori alcuni avvocati e giornalisti provenienti da Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Inghilterra e Svezia, oltre che di rappresentanti di diverse organizzazioni di diritti umani marocchine. Che hanno denunciato la costruzione di un processo e di una condanna precostituite da parte del regime di Rabat. "Il dossier che ci è stato trasmesso conteneva solo i verbali della polizia e del giudice istruttore - affermavano gli avvocati della difesa - la procedura accusatoria si è fondata esclusivamente sulle confessioni rese dagli imputati in assenza dei loro avvocati e, per di più, in stato di detenzione nei locali della polizia giudiziaria. L'intero processo si è svolto al di fuori dallo stato di diritto. Un tribunale composto da 5 giudici che sono designati dal ministero della Difesa ha emesso una sentenza non appellabile, che era stata richiesta dal ministero della Difesa". Un processo farsa che viola il diritto internazionale quantomeno nella parte che vede gli imputati giudicati in un paese che non è il loro e da un tribunale militare anziché civile. Permesso dai paesi imperialisti e dalle Nazioni Unite che hanno avallato la farsa col loro silenzio. Il regime di Rabat considera il Sahara Occidentale parte integrante del Marocco. Il 6 novembre 1975 re Hassan II organizzava una marcia per occupare il Sahara Occidentale, ex colonia spagnola, e bloccare le iniziative di indipendenza del popolo saharawi, sostenute in un primo momento dalla resistenza armata condotta dal Fronte Polisario. L'esercito marocchino occupava quello che in gran parte è un territorio desertico, ma ricco di fosfati e di risorse ittiche, che per Rabat diventava una sua provincia. Non riconosciuta dalle Nazioni Unite che però non muovono un dito a sostegno del popolo saharawi salvo l'approvazione di inconcludenti risoluzioni fra le quali quella del 1988 che avrebbe dovuto far svolgere un referendum tra la popolazione. La popolazione saharawi è divisa tra quanti sono rimasti nel Sahara occupato e quanti sono fuggiti nei campi profughi di Tindouf, nel deserto algerino. Da dove continuano a tenere viva la richiesta di autodeterminazione e indipendenza. 6 marzo 2013 |