Le associazioni padronali e i sindacati confederali lo indicano come un modello di concertazione Pessimo accordo per il contratto dei chimici Pochi soldi distribuiti in tre anni. Incentivato il fondo sanitario integrativo. In vigore le deroghe sul Ccnl Ai lavoratori l'ultima parola Trovato l'accordo per il contratto nazionale dei chimici in anticipo di due settimane dalla scadenza da quello vecchio e senza un'ora di sciopero. "Nella giornata del 6 dicembre - si legge in un comunicato ufficiale - le Segreterie Nazionali FILCEM, FEMCA, e UILCEM, assistite dalla Delegazione Trattative, hanno firmato l'Accordo di rinnovo del 2° Biennio del CCNL Chimico Farmaceutico, in anticipo rispetto alla scadenza del 31 Dicembre 2007". Dallo stesso comunicato si apprende che l'accordo è stato siglato con Federchimica e Farmindustria e che riguarda 215.000 lavoratori impiegati in 1.700 imprese dei vari settori (Chimica e affini, farmaceutica, fibre, abrasivi, Gpl e lubrificanti). "Il rinnovo del biennio chimico - è scritto nelle conclusioni - per la qualità dei contenuti e per la rapidità dei tempi del confronto, rappresenta un risultato soddisfacente per i lavoratori del settore ed un importante contributo politico-sindacale nella fase attuale, delicata e complessa nei rapporti con Confindustria". È così? Certo, c'è questa particolarità del rinnovo anticipato e senza perdita di salario in ore di sciopero, non nuova nei chimici, ma basta per convenire su un giudizio positivo dell'intesa? C'è un prezzo per i lavoratori da pagare? Di che tipo? La controparte padronale è entusiasta. Lo si capisce bene dalle parole del presidente di Federchimica. Giorgio Squinzi. "I miei - dice - sono stati bravissimi. E ancora una volta, i sindacalisti con cui ci confrontiamo quotidianamente hanno dimostrato tutto il loro pragmatismo". "Dal mio primo contratto - prosegue - firmato nel 1998 non c'è stata un'ora di sciopero. Si tratta di un risultato concreto molto importante che è stato ottenuto grazie a relazioni industriali eccellenti". La Confindustria, per bocca di Alberto Bombassei, vicepresidente e incaricato delle relazioni industriali, indica quello dei chimici "un esempio da seguire" nelle altre categorie. Entusiasti i vertici sindacali di categoria sia per il modello di relazioni industriali concertative praticato, sia per i contenuti dell'intesa "innovativi" specie in materia di welfare contrattuale. "Sono le buone e costanti relazioni industriali - sostiene il segretario della Filcem-Cgil Alberto Morselli - che portano a rinnovare i contratti in concomitanza delle scadenze". Le quali permettono di "analizzare lo sviluppo industriale, la gestione del personale e le tendenze economiche della chimica. In questo modo il terreno viene coltivato per tempo". Per Morselli l'Intesa sottoscritta "ci permette di affermarci come categoria più innovativa e un modello sul fronte del welfare contrattuale". Vediamo quanto c'è di vero in queste affermazioni altisonanti e soprattutto cosa c'è di concreto e positivo per i lavoratori. Gli incrementi retributivi L'intesa stabilisce un aumento economico medio di 103 euro mensili lordi. Da distribuire però in tre tranche: 47 dal primo gennaio 2008; altrettanti dal primo gennaio 2009; i restanti 9 dal primo ottobre 2009. Si tratta di cifre che al netto delle tasse si riducono sensibilmente, di cifre erogate in modo diseguale tra le varie categorie professionali che, nel settore chimico-farmaceutico, comporta una forbice di 70 euro per la più bassa, fino a 116 euro per quella più alta. Per i vertici sindacali sono risultati che difendono i "salari reali". A noi paiono incrementi assai modesti per non dire irrisori, che certo non permettono di recuperare il potere d'acquisto perso negli ultimi anni. In ogni caso, anche in questo settore, i salari operai vanno poco sopra i mille euro al mese. Per coloro che hanno funzioni direttive (categoria B) l'intesa prevede inoltre, un Elemento Aggiuntivo della Retribuzione di 90 euro mensili erogabili in relazione alle problematiche relative agli orari di lavoro. Fondo assistenza sanitaria integrativa L'altro punto "forte" dell'accordo contrattuale dei chimici riguarda l'incentivazione per l'ampliamento del fondo assistenza sanitaria integrativa di categoria (Faschim). Ecco i termini: per un anno, esattamente dal 1° luglio 2008 al 30 giugno 2009, le imprese si faranno carico del pagamento del contributo al Fondo per tutti i lavoratori iscritti e non iscritti. Al termine di questo periodo, i lavoratori già iscritti al Fondo avranno una riduzione del contributo a loro carico, da 12 a 6 euro mensili, mentre ai non iscritti sarà rivolto l'invito ad aderire con il medesimo contributo mensile. Sarebbe questa l'innovazione sul welfare contrattuale di cui si vantano sia Federchimica che Filcem, Femca, Uilcem. A noi sembra invece un ritorno al passato, quando non esisteva il Servizio sanitario nazionale e operavano le mutue assistenziali categoriali. L'istituzione del Faschim è piuttosto recente, risale al 29 luglio 2003. Nasce con un Accordo sindacale nazionale come assistenza sanitaria integrativa al Servizio sanitario nazionale pubblico. I chimici in questo hanno fatto da apripista, sono andati avanti anche in assenza di una chiara legislazione nazionale e regionale in materia. I lavoratori sono "invitati" ad aderire al Fondo e, se vogliono, a iscrivervi il coniuge e i figli, versando un contributo mensile che, fino al 1° luglio 2008 è stato e rimane di 12 euro e dopo il 30 giugno 2009 scenderà a 6 euro. Allo stato attuale sono circa 50 mila gli aderenti. La filosofia liberista che ha promosso questo Fondo sanitario integrativo pare essere analogo a quella dei fondi pensione integrativi: da un lato si smantellano la sanità e la previdenza pubbliche, di conseguenza si riducono progressivamente le prestazioni, dall'altro lato si favorisce l'ampliamento delle strutture private, anche da un punto di vista finanziario, come sono i fondi. Ciò, oltre tutto, con i soldi dei lavoratori, da impiegare in operazioni speculative nient'affatto sicure, con il rischio di perdere tutto. Deroghe al Ccnl Non è strano che Federchimica e Confindustria magnifichino il modello di relazioni industriali realizzato nel settore chimico-farmaceutico, organicamente concertative e collaborative, visto gli obiettivi realizzati a favore dei capitalisti. Uno dei più importanti, forse il più importante è quello delle deroghe aziendali, ovviamente peggiorative, al Ccnl. Deroghe inserite nel rinnovo del contratto nazionale di lavoro del 10 maggio 2006, deroghe precisate e rese operative con un accordo del 29 giugno 2007. Ampie le motivazioni per le quali le imprese possono chiedere tali deroghe: si va da situazioni di crisi e ristrutturazioni, a problemi di competitività, a necessità di accrescere la produttività. Ampio il campo normativo e retributivo in cui possono operare le suddette deroghe: si va dalle varie voci del salario, alla gestione flessibile dell'orario di lavoro, agli scatti di anzianità, la durata delle ferie, il periodo di prova e altro ancora. Il solito Morselli ebbe a dichiarare senza vergogna: "io non escludo nulla" a partire dal "salario d'ingresso". Poco importa il fatto che esse siano transitorie e che debbano essere autorizzate dal consenso unanime della Commissione paritetica (sindacati-azienda); una volta aperta questa porta, la destrutturazione del contratto nazionale è già iniziata. Non solo per i chimici, ma per tutte le categorie, in vista della "riforma" della contrattazione in discussione tra Montezemolo e i segretari Cgil, Cisl, Uil Epifani, Bonanni, Angeletti. C'è bisogno di sviluppare una discussione e una riflessione critica vera e approfondita. Esistono, specie nella Filcem-Cgil, dissensi importanti sulla linea e l'operato delle segreterie. Le modalità sbrigative con cui i vertici sindacali sono giunti all'accordo, unitamente al periodo natalizio imminente potrebbe indurli a chiudere la partita alla chetichella. Sarebbe una scorrettezza enorme, una violazione della democrazia sindacale imperdonabile. Noi pensiamo che la consultazione e il voto delle lavoratrici e dei lavoratori interessati siano un passaggio essenziale senza il quale l'ipotesi contrattuale non può essere considerata valida. 19 dicembre 2007 |