Al referendum sul contratto integrativo alla Piaggio di Pontedera (Pisa) La spunta Colaninno ma gli operai bocciano l'accordo Decisivo il voto degli impiegati, il No raggiunge il 42,3%. Cisl, Uil e sindaco PD favorevoli all'accordo. Gli operai e la Fiom promettono battaglia dentro lo stabilimento Redazione di Fucecchio La Fiom e i lavoratori non c'è l'hanno fatta, il referendum sul contratto integrativo alla Piaggio è stato vinto dai Sì e alla fine l'accordo capestro voluto dal padrone Colaninno è stato imposto. Questo è stato l'epilogo di una lunga trattativa dove i sindacati dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil sono stati uniti per buona parte della vertenza e insieme avevano respinto le elemosine proposte dalle direzione aziendale. In seguito questo fronte si è rotto nonostante la Piaggio non avesse fatto alcuna concessione ma anzi le aveva ulteriormente ridotte alzando invece le richieste. Un accordo, è bene ricordarlo, che aveva strappato importanti garanzie per i lavoratori part-time e a tempo determinato. Arrivati alla parte economica però l'azienda ha offerto 290 euro medi annui (neanche 80 centesimi al giorno!) rimangiandosi addirittura le promesse fatte sulla parte normativa, assumendo un atteggiamento intransigente: prendere o lasciare. Oltretutto questa elemosina era completamente legata alla produttività e a obbiettivi non contrattati, a discrezione della direzione. I voltagabbana e collaborazionisti di Cisl e Uil hanno firmato mentre la Cgil, la Fiom e i delegati RSU di questo sindacato si opponevano rimanendo sulle stesse posizioni e invocando un referendum che si è poi tenuto a fine marzo. Nel frattempo i lavoratori hanno dato vita a tante iniziative di lotta contro la firma, tra cui gli scioperi dell'11, 13 e 17 marzo a cui hanno aderito oltre il 70% degli operai. Non sono stati con le mani in mano neppure i padroni. In vista della consultazione si sono susseguite riunioni con gli impiegati, minacciati e indottrinati a votare in massa (in genere partecipano pochissimo alla vita sindacale) e a votare Sì. Ricatti anche verso i precari, invitati a seguire i voleri dell'azienda pena la revoca di proroghe o assunzioni definitive. Colaninno incassava anche l'appoggio del sindaco di Pontedera, Paolo Marconcini del PD, che "auspicava vivamente" la firma dell'intesa, alle condizioni della Piaggio. L'esito del referendum è stato: 57,7% per il Sì e il 42,3 per il No. Hanno votato 2.637 lavoratori sui circa tremila presenti in azienda, il 90% del totale. Se andiamo a scorporare i dati vediamo però che gli operai hanno rigettato l'accordo. Su 1.973 voti validi in mille hanno votato No; tra i precari le due opzioni quasi si equivalgono mentre tra quelli fissi le percentuali arrivano fino al 70-80% in alcuni reparti. Totalmente opposto il dato tra gli impiegati. Su 618 voti validi ben 522 sono a favore del Sì (l'87,5%) e ben pochi per il No; in pratica gli impiegati hanno scelto anche per gli operai grazie al grosso decentramento produttivo che rende il numero degli impiegati nella sede centrale di Pontedera molto rilevante rispetto agli operai (rapporto 1 a 3). Insomma, anche da questi dati si capisce che pressioni e ricatti hanno avuto il loro effetto tanto che la Fiom e la Rete28Aprile nei giorni precedenti avevano pubblicamente accusato l'azienda di atteggiamento antisindacale. Dal prendere atto del risultato a gridare alla sconfitta di "Cipputi" e delle tute blu, a mettere precari contro stabili ce ne corre. Veramente vomitevoli, ma anche fuori dalla realtà, i commenti di Uil e soprattutto della Cisl e di Bonanni e di molti giornali che hanno decretato la sconfitta del "sindacato politicizzato" (la Cgil) e perfino la fine del conflitto di classe. Le considerazioni da fare sono invece altre. Anzitutto il metodo del referendum deve essere assunto come regola e non eccezione, invece Cisl e Uil cercano sempre di evitarlo dove pensano di perdere. Esso dev'essere sempre vincolante anche quando il risultato non è quello sperato dai sindacati collaborazionisti. Perché Cisl e Uil non hanno voluto saperne di consultare i lavoratori riguardo all'accordo separato sul nuovo modello contrattuale? La vicenda Piaggio smentisce anche chi frettolosamente decretava la classe operaia italiana disgregata e addirittura trasformata in truppa cammellata delle forze politiche della destra borghese. Nonostante la decomunistizzazione e deideologizzazione imperanti, specialmente gli operai delle grandi fabbriche rappresentano tuttora lo zoccolo duro, combattivo e compatto del movimento operaio del nostro Paese, intenzionato a non subire sulla propria pelle le conseguenze dell'attuale crisi capitalistica mondiale. I precari sono solo più ricattabili, ma poi seguono le vicende degli altri compagni di lavoro. Semmai il problema è quello di avvicinare a queste posizioni tutti i lavoratori delle fabbriche, anche chi non sta alla produzione come gli impiegati. Per ultimo, ma non per importanza, il referendum ha riconfermato che gli attuali meccanismi di formazione delle RSU non sono democratici perché ad ogni consultazione in Piaggio i consensi della Cgil vanno sempre oltre la percentuale dei propri delegati, che sono 4 su 11. La convalida del referendum comunque non frena la rabbia dei lavoratori: la Fiom e la combattiva componente facente capo alla Rete28Aprile promettono battaglia anche nei prossimi mesi e hanno annunciato che contrasteranno negli stabilimenti ogni mossa di Colaninno e della Piaggio che andrà a intaccare le condizioni di lavoro degli operai. 15 aprile 2009 |