"Piano casa" della Polverini, una colossale cementificazione Mentre la governatrice del Lazio, la fascista ripulita Renata Polverini, nella sua ridicola sceneggiata del 24 settembre scorso minacciava le dimissioni e cercava di tirarsi fuori dallo scandalo Fiorito facendo la giustiziera delle poche "mele marce" che rovinano la reputazione di "una giunta regionale efficiente e virtuosa", a Palazzo Chigi il governo bocciava per l'ennesima volta, impugnandolo di fronte alla Corte costituzionale, l'autentica colata di cemento che fin dal suo insediamento alla Pisana la giunta Polverini cerca di spacciare come "Piano casa" regionale approvato solo poche settimane prima. Già il 24 ottobre dello scorso anno un precedente articolato era stato impugnato dal governo "amico" Berlusconi perché anch'esso "conteneva alcune disposizioni in contrasto con le norme statali in materia di tutela del paesaggio e in materia di governo del territorio". Era stato infatti l'ex ministro Galan a esprimere giudizi feroci sulla legge impugnandola e ottenendo la sua cancellazione. Ma la Polverini e i suoi assessori non si sono dati per vinti e nel giro di pochi mesi hanno approvato un nuovo testo che è addirittura peggiore, specie per quanto riguarda le deroghe ai vincoli storici, artistici, ambientali e paesaggistici, del precedente. Lo staff tecnico del ministro per i Beni culturali Ornaghi di fatto è stato costretto a censurare la legge perché ad esempio consentiva di costruire infrastrutture sciistiche anche in zone vincolate e addirittura permetteva di aprire lungo i 360 chilometri di costa laziale circa 60 cantieri per la realizzazione di nuovi porti o per ampliare quelli esistenti, porti canale, turistici e marine. Consentiva cioè di realizzare un porto ogni sei chilometri di costa: uno scempio inaudito che non teneva minimamente conto del Codice dei Beni culturali e dei vincoli sulle aree costiere italiane. Non solo. La regione Lazio attraverso il cosiddetto "piano casa" affidava a se stessa il potere di deroga. Il piano è costato fior di milioni sotto forma di consulenze giuridiche elargite a piene mani dalla Polverini a "professionisti di primordine" ma che, a giudicare dai risultati, non hanno certo brillato. Basti pensare che la precedente legge del 2011 era talmente confusa che la giunta regionale ha dovuto approvare dopo pochi mesi una "circolare esplicativa" di ben 20 pagine! Dalla Pisana si è cercato di sminuire la seconda sonora bocciatura politica da parte del consiglio dei ministri parlando di un parziale stop al piano, limitato ad alcune norme paesaggistiche - ha detto l'assessore all'urbanistica Luciano Ciocchetti - come il cambio di destinazione d'uso degli edifici non residenziali e altre destinazioni non residenziali nei comuni sprovvisti di piano regolatore. In realtà quello tentato da Renata Polverini e dalla sua giunta è uno scempio normativo che cancella anche le poche forme di controllo pubblico e i vincoli paesaggistici nelle città e nelle aree protette e dà il via libera alla cementificazione selvaggia dell'intero litorale laziale permettendo la costruzione a raffica di nuovi porti. In difesa della Polverini si è subito schierato il suo grande amico e camerata Gianni Alemanno che ha dichiarato: "Non condivido la scelta del governo di impugnare il piano casa della Regione Lazio che è un bel provvedimento che aiuta molto l'edilizia e le famiglie che cercano casa in un momento di grande difficoltà economica". Ignorando il fatto che la nuova impugnativa da parte del governo di fronte alla Corte costituzionale è la riprova che il piano casa della Polverini è talmente scandaloso da essere bocciato sia dal precedente governo di centro-destra sia dai tecnici borghesi del governo Monti. 24 ottobre 2012 |