Tanto fumo e poco arrosto nel decreto sulla ricostruzione delle zone terremotate Il governo vara un piano inadeguato estromettendo la popolazione dalla gestione Le tendopoli nella morsa del gelo e del fango, i disabili e gli anziani abbandonati a se stessi "C'è una città di 75 mila abitanti fuori dalle case che abbiamo assistito: credo sia qualcosa che non si sia mai verificata". Con queste parole il neoduce Berlusconi ha aperto il 23 aprile scorso a L'Aquila la conferenza stampa per presentare il decreto per l'Abruzzo varato dal Consiglio dei ministri. Non una risposta alle tante denunce che salgono dalle tendopoli, dove manca ancora tutto ciò che in un campeggio di terza classe è normale amministrazione, come ad esempio l'elettricità, le docce calde, il riscaldamento, il più elementare sistema di canalizzazione delle acque piovane e il materiale impermeabile per arginare il fango. Sono bastate infatti 48 ore di pioggia battente per trasformare le tendopoli in quei campi profughi del Terzo Mondo mostrate da Berlusconi per magnificare il suo operato. Ricordiamo che si tratta di appena 5mila tende per una popolazione di senza tetto di quasi 70mila persone. Le situazioni più critiche nei comuni in quota, a Casentino, frazione di Sant'Eusanio Forconese, a Barisciano, a San Demetrio, a Fossa Villa Sant'Angelo, ma anche nel capoluogo: "Fa molto freddo, questa notte la temperatura è scesa a -1 e sul Gran Sasso è tornata la neve e in molte tende non è ancora arrivato il riscaldamento'' ha detto il sindaco de L'Aquila, Cialente, "bisogna far presto e raggiungere tutti con il riscaldamento''. Con le menzogne del governo cresce anche il malcontento: "Oggi ha piovuto molto, abbiamo la tenda allagata - dice Rita, un'aquilana ospitata nella tendopoli - sembra di camminare dentro un materasso ad acqua. Oltre al terremoto non so più cosa aspettarmi, che la terra m'ingoi'', "È pazzesco, abbiamo tutta la tenda allagata - dice un'altra donna - i panni, i letti sono tutti bagnati e l'acqua entra da sotto". Per non parlare del dissesto idrogeologico che aggiunge danno al danno e rischia di fare straripare i fiumi abruzzesi e marchigiani: 80 le segnalazioni di smottamenti e frane sulla viabilità, come il crollo di un tratto di 60 metri della superstrada Teramo-Mare per l'esondazione del fiume Tordino. Per quanto riguarda i disabili e gli anziani non autosufficienti è lo stesso Franco Barberi, ex capo della protezione civile, ad ammettere: "La situazione è tuttora molto difficile e complicata, e anche fare il punto al momento è un'impresa impossibile: è evidente che al momento la cura delle persone è affidata alle famiglie e che le attività delle associazioni sono tutte ferme... Abbiamo messo a disposizione della Protezione civile l'elenco delle associazioni e organizzazioni che hanno offerto aiuti e ospitalità specifica per persone con disabilità: si tratta di strutture di accoglienza ma anche di appartamenti privati. Spetta ora al dipartimento guidato da Bertolaso, se lo riterranno necessario, utilizzarle". Ma alcune associazioni non si fidano e sono stufe delle promesse di un governo che non ha previsto ancora un piano per allestire i prefabbricati, è il caso delle associazioni degli autistici, dei sordi, dei bambini Down, degli anziani malati di Alzheimer tutti alla ricerca affannosa di centri o strutture alternative alle tende, alle auto ed alle roulotte, in vista del rigido inverno abruzzese. Il decreto varato dal governo del resto dimostra ancora una volta che il governo nazionale e regionale non ha intenzione di assistere seriamente e risarcire fino in fondo i terremotati su tutti i piani materiali, morali, economici, semmai ha intenzione di speculare sul dramma di una popolazione. Da dove prenderà i soldi Tremonti? Analizzando il provvedimento del governo notiamo che esso prevede risorse per complessivi 8 miliardi in 3 anni di cui 1,5, e sono molto pochi, per affrontare l'emergenza e 6,5 per gli interventi di ricostruzione. Ma da dove vengono questi soldi? il ministro Tremonti non lo ha spiegato chiaramente. Dai 16 miliardi destinati dal Cipe alla costruzione di inutili e dannose "grandi opere", come il Ponte sullo Stretto, la Tav in Val di Susa, la nuova base Usa "Dal Molin" a Vicenza, ecc? Dalle rassicurazioni alle holding del cemento fornite dal ministro Matteoli sembra di no. Dalla riformulazione dell'osceno "piano casa" tanto caro a Berlusconi ed ai suoi amici, come sarebbe stato logico? Al momento attuale nessuno lo sa perché Tremonti ha parlato anche delle lotterie a premi. La confusione sull'argomento è voluta visto che nella manovra sul bilancio dello Stato non c'è neanche una chiara separazione tra gli interventi per l'emergenza e quelli per la ricostruzione, tanto che lo stesso Tremonti si è limitato a segnalare che "i primi andranno a decrescere e i secondi a crescere nel corso degli anni". Che è come dire all'opinione pubblica e ai mezzi di comunicazione che non è tenuta a sapere di più dell'utilizzo e della destinazione dei soldi pubblici e deve accontentarsi delle nostre rassicurazioni: "si tratta solo di buona amministrazione" - ha detto con la solita arroganza da snob - perseverando nell'omertà anche quando ha dovuto rispondere alle poche, timide ed addomesticate domande dei "cronisti". L'unica cosa che è emersa chiara dall'allegro teatrino allestito dal quintetto Berlusconi-Tremonti-Gelmini-Bertolaso-Chiodi è che dai 500 ai 700 milioni di euro saranno utilizzati per la costruzione di mini-alloggi in un nuovo campus universitario per assecondare "la follia visionaria" del premier: "Siamo sicuri di riuscire a costruire case sicurissime, comodissime e bellissime nel giro solo di cinque-sei mesi". Il progetto sarebbe già partito, senza consultare nessuno dei diretti interessati ovviamente, sarebbero stati individuati i siti e contattati gli imprenditori "Sono state individuate 15 aree dove intervenire con piastre di cemento armato capaci di sopportare scosse sismiche: su queste piastre saranno edificate case sicure, con verde e alberi" ha sentenziato con il solito ghigno soddisfatto il nuovo Mussolini in versione urbanista. Il piano del governo: ciascuno faccia da sé Giunti all'argomento più atteso quello degli aiuti statali ai terremotati per la ricostruzione, sostanzialmente il governo ha annunciato un piano in cui "ciascuno faccia da sé". Solo per i 49 Comuni individuati come danneggiati dalla ordinanza della Protezione civile infatti "per la ricostruzione delle abitazioni principali distrutte o inagibili o per l'acquisto di abitazioni sostitutive è prevista la concessione di contributi anche con il sistema del credito d'imposta e di finanziamenti agevolati". "Le famiglie che vorranno ricostruirsi la casa distrutta riceveranno un finanziamento pubblico gratuito tramite bonifico bancario fino ad un totale di 150mila euro per i lavori che vorranno fare nelle proprie abitazioni distrutte, mentre se la casa è stata solo danneggiata il contributo dello Stato sarà fino a 80mila euro". Ma come possono i senza tetto, con le cifre suddette, ricostruirsi le case da soli, se c'è da rimuovere le macerie, c'è da rifare le fondamenta, c'è da riposare i pilastri, c'è da ricostruire in base a progetti, norme e certificazioni antisismiche. A chi si rivolgeranno? Saranno costretti ad acquistare case nuove? Come fa poi Berlusconi ad affermare che questo provvedimento previene i paventati rischi di infiltrazione mafiosa se i soldi sono affidati alle banche e per l'Aquila si prevede una "zona franca" per le imposte? Oltre alla proroga dell'indennità ordinaria di disoccupazione, all'indennizzo in favore dei collaboratori coordinati e continuativi e dei lavoratori autonomi che abbiano dovuto sospendere l'attività a causa del sisma, alla riduzione (e non l'azzeramento!) del prezzo dei farmaci nelle zone colpite, alla sospensione per le imprese delle eventuali sanzioni legate alle inadempienze fiscali (sic!), il decreto ha stabilito un'altra norma più che discutibile ossia che le erogazioni liberali scontabili sono solo quelle fatte "per il tramite della Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento protezione civile ovvero da altri enti appositamente individuati". Via gli sciacalli del G8 da L'Aquila Il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta a sorpresa del nuovo Mussolini di spostare il prossimo G8, il vertice simbolo della globalizzazione imperialista, nel capoluogo abruzzese perché "non credo che i no global avranno la faccia di venire in questi luoghi a organizzare manifestazioni". Una provocazione inaccettabile che ha incassato subito l'assenso per nulla scandalizzato del capo dell'"opposizione" Franceschini: "Capisco che la scelta è molto simbolica, e capisco anche che contribuirebbe a tenere accesa l'attenzione sull'Abruzzo" ha dichiarato il segretario del PD: "spero solo che il governo tenga conto che questa decisione non deve intralciare l'esigenza primaria della ricostruzione". Quale garanzia di una ricostruzione anti-sismica? Dopo la immane e prevedibile catastrofe abruzzese quali garanzie ha stabilito il governo sui controlli di sicurezza e anti-sismici sugli edifici pubblici e privati? Esse sono legate ad un singolo articolo del decreto. "Per la prima volta - ha sottolineato il capo della Dipartimento della Protezione Civile Bertolaso "la legge prevede che il Dipartimento faccia una serie di verifiche sugli edifici e se ci sono situazioni di rischio è previsto che entro 6 mesi bisognerà avviare gli interventi di messa in sicurezza antisismica, altrimenti si chiude l'immobile". Oltre a ciò "nel caso di accertato rischio sismico per gli immobili privati è disposto un credito d'imposta pari al 55% fino ad un importo di 48.000 euro". La montagna ha partorito il topolino, che non perde occasione per dare sfoggio di megalomania: "non esiste in nessun paese del mondo, è un passaggio epocale e ringrazio il premier Berlusconi e il ministro Tremonti per aver accettato la proposta". Il PMLI rivendica le dimissioni di Bertolaso e del governo, premessa indispensabile affinché tutto ciò che è stato distrutto nei paesi colpiti dal terremoto vada ricostruito a carico dello Stato gratuitamente, rapidamente e con criteri antisismici, premessa indispensabile affinché la gestione dei fondi e delle opere vada messa sotto il controllo della popolazione e l'Abruzzo non venga più stuprato da palazzinari senza scrupoli e politicanti in camicia nera. 29 aprile 2009 |