Tutto come prima nel comune emiliano amministrato dal M5S La giunta Pizzarotti torchia le masse come qualsiasi altra giunta borghese Nessuna traccia delle promesse elettorali A meno di un anno dalla sua elezione a sindaco di Parma avvenuta il 21 maggio 2012 con oltre il 60% dei voti validi, tutte le promesse elettorali del neopodestà a 5 stelle Federico Pizzarotti si sono sciolte come neve al sole e il bilancio politico ed economico della prima giunta locale del movimento di Grillo che doveva rappresentare il fiore all'occhiello del loro "nuovo modo di governare" è a dir poco fallimentare. Altro che "decrescita felice" e slogan ad effetto per indorare la pillola: l'amara verità è che nel comune emiliano tutto è tornato come prima e come prima e più di prima sono le masse popolari a pagare a suon di tasse, tributi, balzelli e rincari dei servizi pubblici il costo della crisi e a ripianare la voragine senza fondo che affligge le casse comunali. Basti pensare che le entrate tributarie sono aumentate del 20% e per tutto il 2013 Pizzarotti e la sua giunta hanno già stabilito che le tasse dovranno salire di altri 30 milioni di euro in un colpo solo. Una macelleria sociale a livello locale da far invidia perfino al macellaio nazionale Monti che funzionerà a pieno regime e resterà su questi livelli di pressione fiscale fino a tutto il 2015. La parte del leone la fa l'Imu, l'imposta sulla casa, che M5S a parole dice di osteggiare, ma che poi è pronto ad utilizzare perché a Parma porta nelle casse del comune quest'anno 84 milioni di euro, più di un quarto dell'intero bilancio. Tant'è vero che nella città emiliana, il cosiddetto laboratorio di governo per Grillo, l'aliquota sulla prima casa è ai massimi, allo 0,6%. Altro che aboliamo l'Imu! Lo stesso discorso vale per l'Irpef locale che porterà nelle casse del comune altri 25 milioni di euro con l'aliquota allo 0,8% anche questa non certo tra le più popolari. In forte aumento anche le rette dei servizi. Gli incassi dagli asili nido per il Comune salgono quest'anno a 3,9 milioni dai 3,4 milioni precedenti. Le mense per l'infanzia porteranno a entrate per 4,2 milioni contro i 3,3 milioni del 2012 (con un aumento del 30%). Dalle mense scolastiche sono previsti incassi per 5,1 milioni (+10% sul bilancio precedente). Per non parlare delle previsioni di incasso dalle multe previste dalla giunta a 5 stelle in rialzo del 9%. Per non parlare delle tasse sui rifiuti che avrà un gettito di oltre 39 milioni mentre con la nuova Tares sono previsti incassi per 4 milioni aggiuntivi al costo del servizio per l'introduzione di un'aliquota dello 0,3% relativa ai servizi indivisibili. Una politica antipopolare di lacrime e sangue che il neopodestà a 5 stelle in perfetto stile montiano cerca di nascondere e giustificare scaricando la colpa sul fatto di aver ereditato un comune sull'orlo del crac con un debito complessivo derivante dallo sfascio delle partecipate che supera gli 800 milioni frutto della gestione dissennata dell'ex sindaco Vignali, finito in manette. La verità è che Pizzarotti e la sua giunta nel corso di questo anno di governo non hanno mosso dito per mettere in pratica le tante promesse elettorali a cominciare dalla mala gestione delle società pubbliche con alla testa la STT che necessiterà nel 2013 di liquidità per 13 milioni; alla Spip indebitata per oltre 104 milioni. Per non prarlare del Teatro Regio su cui in campagna elettorale Pizzarotti si era scagliato per la gestione poco trasparente e dispendiosa? Il cambio di rotta forse ci sarà, ma intanto il Comune ha dovuto aumentare di 900mila euro l'anno per i prossimi anni la quota di trasferimenti, pena il fallimento. Per finire con la beffa dell'inceneritore che in campagna elettorale Pizzarotti aveva promesso di bloccare e che invece adesso si farà e in più con un aggravio per le casse del Comune che deve risarcire anche una causa per oltre 20 milioni da parte della società Iren per immotivata interruzione dei lavori. Altro che: "Facciamogli veder le stelle", con Pizzarotti le masse parmigiane sono cadute dalle "stelle" alle stalle, o meglio, dalla padella alla brace. 10 aprile 2013 |