Il PMLI appoggia le lotte degli studenti, degli insegnanti precari, dei ricercatori, dei lavoratori ATA e dei docenti Scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti Radere al suolo l’istruzione pubblica, già ridotta allo sfascio, lasciando le scuole e le università senza fondi e costringendole ad aprirsi ai privati, che avranno mano libera nella gestione e negli indirizzi didattici. Questi, insieme all’abolizione del valore legale del titolo di studio, erano gli obiettivi del piano golpista della P2 Gelli, questi sono gli obiettivi delle controriforme Gelmini ed Aprea che inaugurano il "nuovo modello" gentiliano di istruzione classista, aziendalista e meritocratica. In nome dell'autonomia e del federalismo fiscale, esse sanciscono la demolizione dell’unitarietà del sistema d’istruzione del nostro Paese. Ci saranno scuole e università di serie A, per i ricchi e i rampolli della borghesia e dei quadri e dei manager delle istituzioni e delle aziende e quelle di serie B, riservate anzitutto ai poveri e al Mezzogiorno. A questo scopo i consigli d'Istituto sono stati sostituiti con i Consigli di amministrazione di tipo aziendale e monopolizzati dai privati. A questo scopo, per l’istruzione, come per sanità, assistenza e trasporti, è stato introdotto il principio dei "costi standard", una mannaia per soppiantare questi servizi "pubblici" con quelli privati, erogati allo scopo di creare il massimo profitto per le imprese. A questo scopo le scuole e le università sono state schedate in liste di buone e cattive e spinte a trasformarsi in fondazioni private. Funzionale a questo piano ultraliberista e fascista sono i provvedimenti atti a sfoltire, gerarchizzare e precarizzare il corpo docente, in primo luogo i ricercatori (protagonisti, privi di riconoscimento, della didattica e della ricerca pubblica), l’introduzione della chiamata diretta e l’abolizione delle Rsu, per ridurre al minimo la contrattazione sindacale e ad asservirli ai Consigli di amministrazione. Sulla testa degli studenti e dei lavoratori Ata più combattivi e ribelli pende l’esclusione dagli organi di governo, mentre la reintroduzione del voto in condotta e gli sbarramenti selettivi di ogni tipo, sono una spada di Damocle che punta ad imporre ovunque il divieto di parlare di politica, salvo quella gradita al neoduce e ai gerarchi del regime neofascista. Come se non bastasse sui diritti più elementari di tutti i lavoratori sono piombate le normative dei gerarchi Sacconi e Brunetta che demoliscono il contratto nazionale, mettono fine alla libera contrattazione collettiva, introducono norme poliziesche e punitive che trasformano i luoghi di lavoro in caserme, e innalzano in un sol colpo l'età pensionabile alle donne del pubblico impiego da 61 a 65 anni. Le studentesse e gli studenti stanno dimostrando con le loro lotte di essere totalmente contrari a questi neri progetti. Essi, ispirandosi alla Grande Rivolta del ’68, fanno affidamento sulle assemblee generali e la democrazia diretta e si stanno stringendo in un fronte unito con i ricercatori, il personale Ata e gli insegnanti precari, in lotta contro la spaventosa ondata di licenziamenti di massa, nonché con i docenti disposti a mettere i bastoni tra le ruote al carro armato governativo e a battersi per scuola e università pubbliche e gratuite. Il PMLI appoggia con entusiasmo ed ammirazione le loro lotte e rinnova l’esortazione alla Cgil e ai "sindacati di base" di proclamare subito lo sciopero generale della scuola e dell'università con manifestazione nazionale a Roma sotto palazzo Chigi per difendere l’istruzione pubblica, per il diritto allo studio, per la stabilizzazione dei precari, per i diritti dei ricercatori e dei lavoratori Ata, per il ruolo unico di professori universitari e il contratto unico preruolo. Occorre battersi per scuola e università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti. Bisogna consolidare e allargare il fronte unito, da Sud a Nord, ed anche al di fuori del mondo della scuola e dell’università. Una necessità impellente vista la particolare ferocia con cui il governo si sta accanendo su tutti i lavoratori del pubblico impiego, sui quali vuole fare cadere le responsabilità di servizi sempre più scadenti e costosi, dovuti invece proprio alle privatizzazioni a tappeto, al taglio drastico del personale e dei finanziamenti, e alle cosche politiche e massoniche che continuano indisturbate a depredare il denaro pubblico ad esse destinati. Le masse lavoratrici, pensionate, disoccupate, precarie, studentesche, i sindacati e i movimenti, con in testa gli operai metalmeccanici della Fiat che si stanno coraggiosamente battendo contro la reintroduzione di forme di schiavitù di stampo feudale nei loro stabilimenti, non devono dare tregua ai governanti e ai padroni per impedire che tutto ciò che è stato conquistato in decenni, con dure lotte e tanti sacrifici e lutti, dall'avvento del capitalismo ad oggi, venga completamente spazzato via. I fatti impongono un nuovo 25 Aprile per liberarsi del nuovo Mussolini. Poi ciascuno andrà per la sua strada. Noi auspichiamo quella verso l’Italia unita, rossa e socialista. L'Ufficio stampa del PMLI 17 settembre 2010 |