Pomigliano d'Arco (Napoli) La polizia carica il blocco degli operai contro il reparto Confino Il 15 aprile scorso centinaia di operai della Fiat di Pomigliano d'Arco (Napoli) in lotta contro la delocalizzazione di 316 lavoratori della logistica all'interporto di Nola sono stati caricati per ben due volte dalla polizia per rimuovere i presidi permanenti e il blocco delle merci che da tre giorni paralizzavano lo stabilimento campano. Diversi i lavoratori rimasti leggermente feriti, uno è stato addirittura fermato. Ecco da che parte è schierata la polizia diretta dal governo di "centro-sinistra". Le ragioni di quest'ennesimo braccio di ferro dei lavoratori con il vertice aziendale è dovuto al clima sempre più pesante e di incertezze che si respira nello stabilimento di Pomigliano. I lavoratori temono che dietro la decisione di delocalizzare i 316 lavoratori a Nola vi sia il tentativo di dare inizio ad un ridimensionamento dello stabilimento, o peggio ancora ad un suo smantellamento. Temono che il trasferimento sia il primo passo per poi "terziarizzarli" ed "esternalizzarli", ossia che smettano di dipendere direttamente dalla Fiat auto. Ma non solo. Il fatto che tra i 316 lavoratori che dal 5 maggio dovrebbero essere trasferiti al nuovo polo logistico, vi facciano parte sia tanti lavoratori con "ridotte capacità lavorative" ma anche molti delegati sindacali, ossia coloro che organizzano e mobilitano i lavoratori, aumenta il sospetto che la Fiat stia creando una sorta di reparto confino per evitare contestazioni nel momento in cui i vertici del Lingotto cominceranno a delocalizzare la produzione in altri stabilimenti e fioccherà la cig. "Per Pomigliano nessuno si pone il problema del piano industriale - spiega Mimmo Mignano dei Cobas - Perché? Allo stabilimento è stata assegnata solo la produzione di una parte della Fiat Bravo. La produzione della Fiat verrà spostata sempre di più all'estero. Qui i segnali di un probabile futuro ricorso alla cassa integrazione sono vari. All'inizio dell'anno, ad esempio, c'è stato un blocco della produzione di ben 2 mesi per fare corsi di aggiornamento ridicoli: i lavoratori sono stati messi a verniciare". Ed è per dire no a tutto questo che Fiom, Fim, Uilm, Fismic e Cobas venerdì 11 aprile avevano indetto uno sciopero di 8 ore per ogni turno, con il blocco delle merci, che ha registrato adesioni altissime. Di fronte alle pretestuose chiusure dell'azienda di andare ad una trattativa, la protesta era andata avanti anche lunedì 15. Questa volta erano stati solo i Cobas a indire un altro partecipato sciopero di 8 ore, e a continuare il blocco delle merci. L'azienda invece di trattare è andata alla prova di forza chiedendo l'intervento della magistratura che intimava ai lavoratori di abbandonare la protesta. A quel punto martedì 15 aprile le "forze dell'ordine" di Amato e Prodi hanno caricato la barriera operaia. Dopo, con una seconda carica è stato consentito l'accesso di alcuni camion per scaricare le merci, anche se duecento operai sono rimasti a presidiare al sito industriale. "Il piano di Marchionne è fallito - lamentavano alcuni rappresentanti dei lavoratori durante la protesta ai cancelli - ed ora vogliono smantellare lo stabilimento un pezzo alla volta, a cominciare dalla logistica". E purtroppo nulla di buono si sta preannunciando al tavolo delle trattative, dove Fiom, Fim e Uilm tentano di strappare all'azienda almeno la garanzia che i 316 lavoratori trasferiti non saranno esternalizzati ma rimarranno in Fiat, mentre da parte dell'azienda non vi è alcuna intenzione di firmare nero su bianco alcuna promessa. Una trattativa al ribasso che vede il netto dissenso dei Cobas che chiedono che i 316 lavoratori continuino a lavorare a Pomigliano e intanto hanno indetto per il 24 aprile un altro sciopero di otto ore. 23 aprile 2008 |