Nel giorno dello sciopero indetto dalla Cgil La polizia carica e rinchiude nell'università gli studenti della Sapienza Applicato alla lettera il protocollo sui cortei a Roma, ispirato dal neopodestà Alemanno e concordato coi partiti e i sindacati confederali di regime Il manganello contro i dissidenti è la legge della terza repubblica del nuovo Mussolini Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma Gli studenti dell'Università La Sapienza si erano dati appuntamento la mattina del 18 marzo nella piazza ai piedi della statua della Minerva per dar vita ad un corteo per raggiungere i lavoratori della Flc-Cgil in sciopero, che stavano tenendo un comizio a piazza Ss. Apostoli, vicino a piazza Venezia. A impedir loro di uscire in corteo c'erano le "forze dell'ordine", che non hanno esitato a far scattare cariche ripetute e brutali contro gli studenti inermi, i quali fino ad allora non avevano neanche provocato, magari lanciando qualche bottiglia o sasso, contrariamente a quanto hanno implicitamente cercato di far credere i mass-media di regime. Dopo la prima carica gli studenti hanno chiuso alle "forze dell'ordine" il cancello principale dell'Università e si sono diretti correndo verso un'altra uscita. Anche lì, però, picchiatori in divisa e nuove cariche. Stessa dinamica ad una terza uscita, dove la polizia ha avuto l'ardire di spingersi fin dentro il confine dell'Università, violando, in nome del rispetto della legalità che cercavano di imporre agli studenti, la legalità stessa. Delle foto mostrano come, per fare più male, gli agenti utilizzassero i manganelli al contrario, picchiando quindi con il manico, più duro. Inoltre alcuni studenti hanno visto poliziotti posizionare in bella mostra, dopo le cariche, diversi sassi più grandi (presi di nascosto) di quelli con i quali si erano difesi gli studenti e che già si trovavano sul tavolo, e chiamare i giornalisti per far loro fotografare detti sassi e far la figura degli "aggrediti". Il bilancio: decine di feriti, qualcuno in modo pesante, fra gli studenti. Per ore la più grande Università d'Italia è stata tenuta sotto assedio militarmente, giacché a nessuno, indipendentemente dalla propria appartenenza politica, indipendentemente se studente, professore o visitatore, a nessuno era permesso varcare i cancelli della Sapienza per entrare o uscire. Il fatto è di per sé gravissimo e carico di significato a livello simbolico: una nitida rappresentazione della terza repubblica neofascista che la borghesia sta realizzando, e di quanto sia già stata fatta carta straccia della democrazia borghese e della Costituzione. Questo brutale episodio non ha lasciato insensibili i lavoratori in piazza Ss. Apostoli. Durante il comizio è stato reso noto ciò che accadeva nel primo ateneo della capitale, e, poiché se la montagna non va da Maometto, Maometto va alla montagna, il segretario regionale della Flc si è recato alla Sapienza per parlare con gli studenti. Durante il suo intervento ha pubblicamente dichiarato che, per quanto riguarda la Flc del Lazio e di Roma, il Protocollo sui cortei è carta straccia. Non la pensa così la Cgil di Epifani che ha vergognosamente confermato la firma al documento nonostante che gli studenti, nel corso dell'assemblea pubblica tenuta subito dopo le cariche, durante l'assedio dell'Università, avessero chiesto di non avallare tale protocollo fascista sui cortei. Questo protocollo è un tassello del nero mosaico della terza repubblica neofascista. Dopo l'autunno scorso, in cui il movimento studentesco ha inondato le strade della capitale, il neopodestà di Roma ha deciso di ridurre drasticamente gli spazi e le modalità di espressione di chi non è d'accordo con la repubblica in camicia nera. In sostanza questo protocollo, ispirato da Alemanno e dalla sua cricca di collaboratori, e firmato di concerto con i partiti oltre che con i sindacati del regime, prevede che a Roma i cortei possano seguire soltanto sei itinerari, che non concedono per niente visibilità ai dimostranti né, tantomeno, permettono la creazione di un minimo di disagio. Ma la ciliegina sulla torta è che secondo il protocollo a Roma non ci può essere più di una manifestazione al giorno. Poiché il corteo organizzato dagli studenti e dalle studentesse della Sapienza risultava completamente stonato con lo spirito del protocollo, è stato impartito l'ordine di far scattare le cariche, per rimettere in linea gli studenti. Inoltre, il rettore dell'ateneo ha concesso agli studenti un ultimatum per sgomberare l'aula autogestita della facoltà di chimica. Per tutta risposta gli studenti hanno indetto un'assemblea e hanno organizzato una festa per la sera di giovedì 19 marzo. Particolarmente "istruttive" risultano le parole con cui il gerarca Renato Brunetta ha commentato l'evento. Secondo lui gli studenti sono dei "guerriglieri", rappresentativi solo di se stessi, e come tali devono essere trattati. Secondo noi, invece, è questo governo che è fascista, e utilizza i manganelli squadristi o delle "forze dell'ordine" per reprimere chi dissente: ne sono prova l'aggressione dei fascisti di AU a Roma3 lunedì 16 marzo, la calata degli squadristi del "Blocco studentesco" martedì 17 a Tor Vergata, e le cariche agli studenti de La Sapienza mercoledì 18. Tre giorni che ben rappresentano il modo con cui il neoduce Berlusconi ha intenzione di trattare con l'opposizione che monta nelle scuole e negli atenei. 25 marzo 2009 |