"Ho stima in D'Alema, Veltroni mi voleva candidare ma ho detto di no" La Polverini gioca sul trasversalismo ma è una neofascista doc Ricchezze, rapporti con la banca Vaticana e alcune inchieste nel curriculum della "sindacalista" di regime Il ras Fazzone alleato della candidata del "centro-destra" a governatore del Lazio Parafrasando gli slogan populisti della milionaria campagna elettorale del candidato del regime, se della Bonino non ci si può "fidare" per niente, "sicuramente" dalla Polverini, candidata il 16 dicembre scorso per la casa del fascio alla presidenza della regione Lazio, devono stare ben lontane le masse popolari. Lo dice il suo passato, il suo presente e, quindi, il suo futuro: dietro il volto, costruito ad arte, della "sindacalista" a favore dei lavoratori e degli scioperi contro i governi passati, come spesso si vanta di sostenere, si nasconde una neofascista doc, amata anche dalla "sinistra" borghese, in particolare dai dirigenti borghesi del PD in prima linea. Le origini neofasciste Renata Polverini, nata a Roma, classe 1962, frequenta il collegio delle suore a Focene, località vicino al mare, nei pressi di Roma-Fiumicino fin da quando era bambina. Negli anni '70 si diploma in ragioneria presso un istituto della Magliana. Figlia di una delegata sindacale del sindacato fascista Cisnal, si è dedicata fin da giovanissima all'impegno sindacale nella Cisnal e poi nell'Ugl. Nel 1996 ha acquisito il posto di responsabile delle relazioni internazionali e comunitarie e dal settembre 1998 rappresenta l'Ugl nel Comitato economico e sociale europeo (Cese). Nello stesso anno entra in Segreteria Confederale ed assume la carica di Segretario Generale della Federazione del Terziario. Scala a mano a mano i vertici della burocrazia interna e diventa, nel 2006, segretario generale dell'Unione Generale del Lavoro (Ugl), dopo aver ricoperto la carica di vice-segretario dal 1999 al 2005. Amata dai padroni e dalla "sinistra" borghese Ma la Polverini nasconde bene il suo neofascismo dietro una immagine di donna trasversalista, femminista e addirittura antiliberista e per un "socialismo buono". Panzane scodellate ben bene sui vari quotidiani del regime neofascista, sia a destra che a "sinistra", che le dedicano interviste,talvolta compiacenti, su quello che vorrà fare per il Lazio. La Marcegaglia, presidente di Confindustria, "Ottimo rapporto, al di là dei ruoli: il fatto di essere donne ci permette una comunicazione più diretta e sincera". Veltroni? Non un nemico ma addirittura un suo estimatore pronto a farla candidare nelle file del "centro-sinistra": "io e Veltroni abbiamo un ottimo rapporto, è sempre stato alle nostre iniziative, ma non ho accettato la sua proposta". Finiana di ferro, non risparmia elogi anche nei confronti di D'Alema: "un politico strutturato, capace di mostrare e dimostrare ciò che pensa"; chiaramente né D'Alema né Veltroni smentiscono gli encomi che la Polverini profonde con parsimonia. In più di un intervento, la candidata del Pdl incalza: "ho introdotto nel sindacato una regola femminista: 'mai riunioni fino alle 17' perché deve essere consentito alle sindacaliste di tornarsene in famiglia". Al familismo mussoliniano la Polverini aggiunge un antiliberismo di facciata, tanto da avventarsi in dichiarazioni inverosimili: parla addirittura di "un socialismo buono e una migliore distribuzione di ricchezza", criticando il capitalismo, ma riaffermando, in realtà, una riedizione riveduta e corretta del protezionismo mussoliniano. Il patrimonio e i rapporti con la banca del Vaticano Lontani ormai i tempi della povertà familiare, oggi la Polverini viene ritratta come frequentatrice della Roma bene che ama ricevere nel suo salotto sull'Aventino, possidente di due appartamenti (con quattro ingressi) per complessivi 16,5 vani catastali più tre box e due cantine in un palazzo non lussuoso ma incastonato nel verde della collina di San Saba, tra Aventino e Testaccio. Lo scoprono due inchieste di Repubblica e Il Fatto Quotidiano, che ricostruiscono, carte catastali alla mano, il mini-impero di lady Ugl. Nel 2001, Renata Polverini compra la casa del portiere di uno stabile in collina vicino a villa Pamphili. Come ha fatto ad accumulare un patrimonio che vale oggi circa 1,5 milioni di euro? La leader sindacale nel 2002 ha acquistato una delle sue case a prezzo stracciato dallo Ior, la banca del Vaticano e, successivamente, è arrivato il secondo appartamento (a prezzo più alto) da una società vicina allo Ior, la Marine Sud Investimenti, intestata per il 99 per cento a una società anonima. Un rapporto a doppio filo con la Chiesa del papa nero Ratzinger in vista del risanamento della sanità laziale e in particolar modo delle cliniche vaticane presenti nella capitale. Non è finita e dal catasto spunta che la Polverini, il 28 marzo del 2002, acquista dall'Inpdap vicino all'Eur, al Torrino, un secondo piano di sette vani catastali più box e cantina. Poco dopo lo compra, grazie allo sconto riservato a tutti gli inquilini e pari al 40 per cento, al prezzo stracciato di 148 mila e 583 euro. La casa sarà poi venduta il 4 aprile del 2007 per un prezzo dichiarato di 234 mila euro, 150 mila in contanti e il resto come accollo del mutuo al segretario confederale dell'Ugl (suo amico e sostenitore) Rolando Vicari. Ancora più interessante è la storia dell'abitazione di San Saba che la candidata della casa del fascio compra (sempre dallo Ior, la banca del Vaticano coinvolta in decine e decine di scandali) il 17 dicembre del 2002 un primo piano con doppi ingressi, 5 camere, cameretta più tre bagni, cucina e tre balconi, più due box e cantina, al prezzo di 272 mila euro, un vero affare, nonostante il prezzo di mercato sia il doppio. "Non c'è stato nessuno sconto dello Ior", dice oggi Renata Polverini, "ho seguito la stessa trafila degli altri acquirenti di appartamenti nel palazzo. Ho comprato tramite un'agenzia". Meno di due anni dopo, nel 2004, la leader Ugl compra un secondo appartamento gemello al piano terreno dalla Marine Sud Investimenti amministrata da Michele D'Adamo. Il piano terra costa 666 mila euro, più del doppio, e ha solo un box: lo Ior ha fatto un prezzo basso alla Polverini oppure ha dichiarato meno del pagamento reale? Comunque l'ex sindacalista amata da D'Alema e Veltroni non si ferma e subito dopo vende una delle stanze per poter pagare il mutuo: la vicina sgancia 50 mila euro, per un solo vano. Tesseramento sindacale gonfiato Nel gennaio 2010, poco dopo la scesa in campo per la candidatura alla presidenza della regione Lazio, la Polverini viene investita da due inchieste portate avanti prima dalla trasmissione Report e poi da Libero (in chiara funzione antifiniana) ed Europa. In sostanza quando era Segretario regionale dell'Ugl la Polverini avrebbe deliberatamente gonfiato il numero degli iscritti in modo tale da avere un maggiore peso negoziale al tavolo con gli altri sindacati e negli organismi ed enti previdenziali. Se in un primo momento l'ex segretario Ugl aveva rifiutato di rispondere alle accuse, in una intervista a Il Riformista del 14 gennaio scorso avrebbe dichiarato che il comportamento del suo sindacato è diverso rispetto agli altri, sollevando un giusto e sacrosanto vespaio di polemiche e critiche da parte dei sindacati confederali, in particolare Cgil e Cisl, nonché diverse interrogazioni parlamentari. In realtà gonfiando i dati delle tessere sindacali, la Polverini si sarebbe assicurata nel tempo posti prestigiosi nei consigli di vigilanza degli enti previdenziali, come Inps e Inpdap: ossia, più posti, più rappresentanza, più, quindi, forza contrattuale nelle vertenze con i padroni e governo da parte dell'Ugl. Il meccanismo propugnato dai fascisti viene svelato da due atti giudiziari ed esattamente una sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del 2006 e un ricorso amministrativo del sindacato Confsal, che aveva avuto dubbi e sospetti a riguardo, descrivendo con precisione come le tessere Ugl nel pubblico impiego fossero gonfiate a tal punto da non corrispondere ai dati ufficiali dell'Aran. Il Tar, invece, racconta di come il sindacato della Polverini abbia preferito perdere un posto all'Inps pur di non fornire dati aggiornati e certi sUgli iscritti. Qualche esempio per far capire la sproporzione fra tessere Ugl e dati Aran: per quanto riguarda gli statali, l'Ugl ha comunicato al ministero 12.887 iscritti contro i 6mila che si ricavano dalle tabelle dell'Aran; per i dipendenti degli enti locali, la forbice è ancora più larga, 54.309 contro 16.400; per il settore della sanità, infine, la differenza maggiore, 42.124 contro 3.600. In attesa del secondo pronunciamento del TAR sulla questione sollevata dagli avvocati della Confsal, stando così le cose, l'Ugl non riuscirebbe a raggiungere l'1%, attestandosi su di uno 0,7% e confinandolo ad un sindacato in miniatura. Perché questo bluff? Oltre ad intascare il gettone di presenza ai propri burocrati fascisti previsto per le riunioni di questi organismi, l'Ugl puntava ad avere cittadinanza e rilevanza nel mondo sindacale: una poltrona all'Inps o all'Inpdap, così come nel Cnel, permette ai sindacati di autodefinirsi rappresentativi. L'evasione delle imposte e l'amicizia con il ras Fazzone Successivamente un altro quotidiano (Il Fatto Quotidiano) ha sollevato un'ulteriore inchiesta su presunti atti di compravendita sui quali la candidata neofascista avrebbe mentito in un atto pubblico evadendo le imposte per circa 19mila euro. Nello stesso tempo la Polverini avrebbe risparmiato ulteriori 10mila euro in un secondo acquisto con una doppia donazione con la mamma realizzando così un astuto risparmio fiscale che maschererebbe, in realtà, una elusione. Non da meno l'ultima inchiesta che ha travolto il senatore Pdl, il ras Claudio Fazzone, coinvolto nell'inchiesta sulla Asl di Latina perché, tramite lettera su carta intestata della Regione, raccomandava decine di assunzioni nella azienda sanitaria locale. Nonostante non c'è ancora il titolo di indagato, il gip di Latina, Tiziana Coccoluto, ha disposto la trasmissione degli atti in procura per verificare meglio la posizione del senatore Fazzone nell'inchiesta che ha portato, per ora, al rinvio a giudizio dell'ex manager dell'Asl di Latina, Benito Battigaglia. Lo stesso Claudio Fazzone è coinvolto nella vicenda sullo scioglimento del consiglio comunale di Fondi: difatti l'8 settembre 2008 il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, ha richiesto al Viminale il provvedimento per infiltrazione mafiosa: secondo il prefetto "sono emerse chiaramente le connessioni fra la famiglia di Tripodo Domenico - boss tra i boss napoletani in contatto coi Casalesi, con la 'ndrangheta, con figure apicali di cosa nostra - e soggetti legati per via parentale anche a figure di vertice del comune di Fondi", sottolineando "l'inosservanza sistematica della normativa antimafia del comune e le gravissime violazioni dell'amministrazione fondana, che, unite all'agevolazione di interessi economici di elementi contigui alla criminalità organizzata o da considerare ad essa affiliati, conferiscono al quadro di insieme una pericolosità tale da dover essere fronteggiata col commissariamento". Sembrerebbe, dalle diverse interrogazioni parlamentari presentate al ministro dell'Interno Maroni, che una società di Fondi sia in possesso di una struttura industriale situata in un'area interessata da una variante urbanistica e della quale sarebbero soci il sindaco di Fondi, Luigi Parisella, il senatore del Pdl Claudio Fazzone e Luigi Peppe, il cui fratello sarebbe "in rapporti certi con la famiglia Tripodo, ed in particolare con Antonino Venanzio Tripodo" legati all'ndrangheta. Risultato? Frattasi viene clamorosamente rimosso dal suo incarico su intervento diretto del fascio-leghista Maroni, destando scalpore e proteste tra la popolazione di Fondi. Un bel quadro quello della neofascista doc Renata Polverini, affrancata e sdoganata dalla "sinistra" del regime neofascista anche attraverso "Ballarò": il suo presunto "sindacalismo militante" si risolve in un sindacalismo giallo, di regime, al limite anche della legalità borghese, intriso di familismo e protezionismo di chiaro stampo mussoliniano. Nulla a che spartire con le esigenze delle masse popolari del Lazio che, soprattutto sulla sanità, vedono smentire ogni qualsivoglia interesse popolare in quelli particolari della leader Ugl. 17 febbraio 2010 |