Primo Maggio 2007 a Pomigliano D'Arco 10 mila in piazza contro gli "omicidi bianchi", il lavoro nero e i licenziamenti. Qualificata e combattiva partecipazione dei marxisti-leninisti, dei precari e disoccupati Redazione di Napoli Organizzato dai sindacati confederali in circa 10mila hanno sfilato per le strade del comune vesuviano di Pomigliano D'Arco per il 1° Maggio. Il luogo, simbolo di quel poco che resta dell'industria napoletana, è stato scelto per dire no alle oltre 150 lettere di cassa integrazione recapitate dalla dirigenza della Fiat Avio ad altrettanti operai e impiegati della fabbrica ed al vile licenziamento in tronco da parte della Fiat Auto dell'operaio Antonio Santarelli, in flagrante violazione dello "Statuto dei lavoratori''. I manifestanti hanno sostenuto gli operai che stavano presidiando, in solidarietà con i loro compagni gettati sul lastrico, i cancelli dell'azienda della famiglia Agnelli. Quest'anno, il tema principale della giornata dei lavoratori non poteva che essere l'ecatombe dei morti sul lavoro che vede la Campania, governata dall'imbroglione ex-operaista Bassolino, in vetta a tutte le classifiche tra le regioni italiane. Una strage infinita che si allunga ogni giorno: proprio mentre i dirigenti sindacali alternavano i loro comizi dal palco e i politicanti del regime neofascista versavano le loro lacrime di coccodrillo, un'altra tragedia sul lavoro si stava compiendo a Sorrento, dove il cedimento del braccio meccanico di una gru ha provocato 2 morti e tre feriti gravi. Tornando alla cronaca della manifestazione, dal piazzale antistante la fermata della circumvesuviana, il corteo si è diretto verso il concentramento nella Villa comunale. Dietro le insegne di Cgil, Cisl e Uil erano presenti quasi tutte le categorie di lavoratori, gli studenti aderenti all'Uds e all'Udu, i combattivi disoccupati e precari organizzati del "Coordinamento di lotta per il lavoro" di Napoli. Il PMLI con i suoi rossi e fiammanti cartelli e le bandiere dei cinque Maestri del proletariato internazionale e del Partito, come al solito ripreso e fotografato e poi censurato dal Tg regionale, ha partecipato con una delegazione di militanti e simpatizzanti di Napoli, Melito e Cercola, diretta dal compagno Franco Di Matteo. Bene accolto dai manifestanti il Partito ha animato uno spezzone di operai e pensionati nella parte iniziale del corteo, lanciando senza sosta slogan come "né flessibile né precario lavoro a tutti pari salario", "Bassolino, Prodi ve lo gridiamo in coro, fermare l'ecatombe sul lavoro", "Bassolino macché rinascimento, ci hai dato camorra, lavoro nero e supersfruttamento", "Lavoro, sviluppo industrializzazione questo occorre al nostro Meridione", "No ai licenziamenti!" e cantato "Bella Ciao" e "Bandiera Rossa". Da sottolineare che gli slogan contro Bassolino, lanciati interrottamente dai nostri compagni, non sono andati giù a qualcuno dei vertici sindacali che hanno così mostrato il loro servilisimo verso questo rinnegato del comunismo. Dunque una rossa e qualificata partecipazione, quella dei marxisti-leninisti di Napoli e provincia, che ha fatto rivivere il vero significato del 1° Maggio e della lotta di classe e che sicuramente non è sfuggita ai manifestanti e alle masse popolari di Pomigliano presenti al corteo. Inoltre durante la manifestazione sono state vendute diverse copie de "Il Bolscevico". Dal palco è stato osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime del lavoro, dopodiché il rigido cerimoniale sindacale, che non ha dato alcuno spazio agli interventi dei partecipanti, nemmeno ai familiari delle vittime, ha dato la parola al parroco di Pomigliano e poi a Dario Fo che ha "incantato" la platea con una vibrante arringa contro "i padroni capitalisti che fanno profitto persino sulle ecoballe di immondizia" e con gli elogi, per la verità un po' beffardi, alla "straordinaria capacità di resistenza del popolo napoletano". L'artista ha omesso però di citare, e non certo per ignoranza né per dimenticanza, i responsabili politici delle mille e una emergenze che affliggono le masse napoletane e campane, che oggi come ieri hanno nomi e cognomi: Bassolino, Iervolino, Di Palma. Lo stesso identico copione seguito dalla peraltro molto meno applaudita Anna Rea, segretario regionale della Uil, che sul tema della sicurezza si è limitata ad invocare un piano per l'assunzione di ispettori e medici del lavoro nelle Asl e la revisione delle norme che regolano l'affidamento degli appalti al massimo ribasso, senza mai chiamare in causa, nemmeno per striscio, le leggi Treu e Biagi che hanno fatto tabula rasa dei diritti dei lavoratori. La kermesse si è allora trasformata in una stucchevole copertura delle responsabilità governative ed istituzionali, come del resto era già era avvenuto con il 1° Maggio a Scampia e con la grande manifestazione anticamorra a Napoli. In tutti questi casi è apparso lampante che i falsi capi operai cercano di non fare luce sui gangli nodali del controllo della camorra sull'economia e sulla politica campana né sulle complicità, non solo a fini elettorali, che si sono consolidate con i governi locali e nazionali. E così si arriva al democristiano Prodi, che ha "onorato" il 1° Maggio, rilasciando l'"incredibile" dichiarazione: "per fermare le morti bianche non bastano le leggi, ci vuole l'autoregolamentazione da parte dei lavoratori". Vergogna! 3 maggio 2007 |