200 mila in piazza del Popolo a Roma Il "Popolo Viola" chiede le dimissioni di Berlusconi Napolitano non firmi il legittimo impedimento È un altro importante successo quello incassato dal "popolo viola" con la manifestazione nazionale del 27 febbraio scorso a Roma. In duecentomila, secondo gli organizzatori, si sono presentati all'appuntamento a Piazza del Popolo per dire no al legittimo impedimento, la legge che esonera Berlusconi dai suoi processi, e il famigerato processo breve. Lo slogan scelto è: "Basta! La legge è uguale per tutti". Dopo la grandiosa manifestazione del 5 dicembre, quando il movimento fece la sua prova generale, questa importante giornata di mobilitazione autorganizzata dimostra la buona salute politica e la combattività di questo movimento antiberlusconiano. Alle presenze in piazza si aggiungono le adesioni online alla manifestazione del popolo viola che l'ultimo dato rilevato dava a 230 mila. "È stato comunque un successo - dice Gianfranco Mascia, uno dei volti più riconosciuti del movimento - abbiamo dimostrato che possiamo andare in piazza quando vogliamo, senza chiedere aiuto a nessuno". E difatti anche i costi della manifestazione, dicono gli organizzatori, sono stati coperti con una sottoscrizione online e con sottoscrizioni raccolte in piazza tra i manifestanti, rinunciando agli aiuti che per il No B Day erano arrivati da alcuni partiti. Una manifestazione che ha messo sotto accusa soprattutto il neoduce Berlusconi, e con lui il suo governo, preso a bersaglio e sbeffeggiato con una moltitudine di cartelli, con striscioni, con pupazzi e slogan coi quali il "popolo viola" ha chiesto a gran voce le sue dimissioni. Forte e all'unisono la piazza ha scandito lo slogan "non firmare, non firmare" indirizzato all'inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano affinché impedisca l'ennesima legge vergogna che salva il neoduce dai suoi processi. Ma ce n'è anche per l'opposizione, messa sotto accusa dai manifestanti per non aver fatto nulla per contrastare l'ascesa del neoduce. Ce n'è per D'Alema, che si è preso la sua dose di fischi, dopo che dal palco è stato raccontato che alla domanda rivoltagli da alcuni giovani del "popolo viola" sul perché il suo governo non avesse approvato la legge sul "conflitto di interessi" avrebbe risposto che "sarebbe stato controproducente". Mentre su un cartello con sopra disegnato un fantasma si leggeva"Opposizione se ci sei batti un colpo". Anche se i partiti del "centro-sinistra", questa volta compreso il Pd, avevano aderito alla manifestazione pochi i leader che sono stati avvistati in piazza, e di basso profilo è stata comunque la loro partecipazione organizzata alla manifestazione. E a parte Di Pietro, che ha avuto il suo bel daffare a spiegare ai presenti che gli contestano il suo appoggio all'inquisito De Luca in Campania, altri come Fava per Sel, la Bindi, Ferrero, Bonino si sono limitati a rilasciare dichiarazioni ai giornalisti nel retropalco. In piazza del Popolo i compagnni romani del PMLI che hanno diffuso alcune copie de Il Bolscevico. Sul palco la manifestazione è stata aperta dall'appello dello scrittore Roberto Saviano a dire "Adesso basta" alle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose che pervadono tutto il sistema politico fino al parlamento. L'intervento del regista Mario Monicelli ha infiammato la piazza: "Sono qui per dirvi non mollate. Dovete tenere duro, spazzare via tutta la classe dirigente del Paese, chi dirige la sanità, l'istruzione e i politici che sono i peggiori". Così come applausi ha strappato l'intervento registrato di Marco Travaglio. Ma sul palco si sono alternati in tanti: studenti, precari, operai della Merloni, ricercatori dell'Ispra e i blogger. I loro interventi hanno stigmatizzato le leggi ad personam, i legittimi impedimenti, gli attacchi golpisti di Berlusconi ai magistrati, ma hanno anche sollevato la necessità di battersi in difesa dell'occupazione e della precarietà. E così mentre in piazza ci sono i lavoratori romani dell'Agile-Eutelia, da sei mesi senza stipendio, che col loro gazebo raccolgono fondi e raccontano la loro storia ai manifestanti, sul palco i ricercatori dell'Ispra, rimasti più di un mese sul tetto dell'istituto per difendere il loro posto di lavoro, vogliono portare "un'iniezione di fiducia a chi è stanco". "La lotta paga" dice Michela e comunque "per cambiare le cose bisogna farsi protagonisti del cambiamento". "Noi abbiamo preso in mano la nostra lotta. E abbiamo dimostrato che si può anche vincere". 3 marzo 2010 |