La Cina capitalista vara la sua prima portaerei contro lo "strapotere armato Usa" Tokyo lancia "l'allarme per il dinamismo e l'espansionismo militare di Pechino" Lo scorso 10 agosto, annunciava l'agenzia ufficiale Nuova Cina, la portaerei Varyag, la prima portaerei cinese, era uscita prima volta dal porto di Dalian per un "test di navigazione". La portaerei varata dalla marina dell'allora Urss nel 1985 era passata nel 1991 all'Ucraina, era stata messa all'asta dal governo di Kiev e acquistata da Pechino nel 1998. Il governo cinese affermava che la portaerei, una volta terminati i lavori di ammodernamento, sarà usata per "la ricerca scientifica, l'esplorazione e l'addestramento". Non è esattamente quello che affermano invece i vertici militari di Pechino che poco prima del varo della portaerei sottolineavano che "la nuova nave bilancerà il potere militare negli oceani. Meglio l'equilibrio, piuttosto che lo strapotere armato Usa". "Le forze armate cinesi - ribadiva un servizio del Quotidiano del Popolo - sono tecnologicamente indietro rispetto agli Usa. Ma una portaerei equilibrerà i rapporti nella regione". Certo "nessuno spenderebbe quasi 5 miliardi di euro solo per vedere se e come funziona un'ex barca sovietica", evidenziava il servizio e non servono altri commenti all'affermazione che "per i paesi che faranno errori strategici nel mare cinese meridionale ora ci saranno conseguenze. Non rinunceremo alla nostra sovranità, concedendo ad altri di rosicchiare territorio". Un avvertimento lanciato dalla superpotenza imperialista cinese che si arma. La nuova portaerei non è di quelle a propulsione nucleare ma può comunque trasportare 52 bombardieri di ultima generazione. Molto meno delle portaerei americane ma sufficiente a pareggiare con la Russia e scavalcare Giappone, India e Thailandia. Pechino ha già sottolineato che il Pacifico del sud è un'area dove sono in gioco gli "interessi fondamentali" del paese, in un'area ricca di risorse naturali dove ci sono tre gruppi di isole contese: le Diaoyu/Senkaku, rivendicate da Giappone, Cina e Taiwan; le Spratili, rivendicate da Cina, Taiwan, Malaysia, Filippine, Vietnam e Brunei; le Paracelse, rivendicate da Cina, Taiwan e Vietnam. Evidente la preoccupazione del concorrente imperialista giapponese che al varo della portaerei cinese ha riposto lanciando "l'allarme per il dinamismo e l'espansionismo militare di Pechino", che modernizza flotta navale e aerea. A partire dalla costruzione di altre due nuove portaerei, in cantiere a Shanghai. Per non parlare dello sviluppo dei sommergibili classe Jiaolong che lo scorso 26 luglio ha toccato la profondità record di 5038,5 metri sotto il livello dell'oceano. L'obiettivo dei progettisti cinesi è di arrivare a quota meno 7 mila per poter raggiungere gran parte dei fondali del pianeta e essere tra i primi nella ricerca e sfruttamento delle risorse naturali in fondo ai mari. Oltre che a raggiungere un ampio margine di invisibilità ai radar militari di Usa e Giappone. 28 settembre 2011 |