Contro la macelleria sociale imposta dalla Ue e dalla grande finanza Terzo sciopero generale in Portogallo Quello del 22 marzo è stato il terzo sciopero generale in poco più di un anno indetto dalla confederazione sindacale dei lavoratori portoghesi (Cgtp) contro la macelleria sociale imposta dall'Unione europea (Ue) e dalla grande finanza e messa in pratica dal governo di destra di Passos Coelho. Quella ricetta standard decisa dalla Ue che si compone di pesanti stangate, controriforme delle prestazioni sociali e liquidazione dei diritti dei lavoratori. Lo sciopero generale deciso dalla Cgtp era contro una serie di misure governative fra le quali il "pacchetto lavoro" in discussione al parlamento di Lisbona. Secondo il sindacato più di tre milioni di manifestanti hanno partecipato a una trentina di manifestazioni in tutte le principali città del paese, molti di più di quelli che lo scorso anno avevano partecipato allo sciopero generale contro l'allora governo socialista che aveva iniziato a metter in pratica la feroce politica dei tagli imposta dalla cosiddetta troika, rappresentata da Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, per destinare un pacchetto di aiuti finanziari e "salvare" il Portogallo prima che arrivasse al quasi punto di tracollo come la Grecia. Lo sciopero ha avuto un'alta adesione soprattutto nel pubblico impiego e in particolare nei trasporti, con la chiusura delle metropolitane di Lisbona e Oporto, il blocco dei traghetti sui fiumi che attraversano le due città, la riduzione al minimo dei trasporti con bus e treni. Nel centro di Lisbona la manifestazione si è chiusa con pesanti cariche della polizia contro i dimostranti. Il "pacchetto lavoro" è "un atto di guerra contro i lavoratori portoghesi", denunciava la Cgtp perché cancella ogni vincolo al licenziamento e riduce gli indennizzi, allarga i contratti precari e cancella la contrattazione collettiva, riduce la retribuzione degli straordinari e i giorni di riposo, elimina 4 giornate festive, permette il prolungamento della giornata lavorativa fino a 12 ore e straordinari fino a 60 ore settimanali, elimina il giorno di riposo compensativo, riduce il sussidio di disoccupazione. Ma non solo. Per incassare i 78 miliardi di euro in aiuti già concordati, il governo di Passos Coelho si è impegnato con la troika ad attuare un piano di rigore che comporterà tagli di posti di lavoro; secondo stime ufficiali nel 2012 il tasso di disoccupazione raggiungerà la cifra record del 13,4%. E per essere più realista del re ha colpito in misura ancora maggiore di quella richiesta nel Memorandum della Troika, come nel caso della sanità dove a fronte di una richiesta di riduzioni per 550 milioni di euro circa ha già tagliato per quasi un miliardo, riducendo i rimborsi per i medicinali, accorpando gli ospedali e decuplicando il costo dei ticket per visite ed esami diagnostici. Tagli accompagnati da quelli sui sussidi familiari, sui sussidi di disoccupazione, dall'aumento delle tariffe dei trasporti pubblici e da gabelle quali l'Iva, passata, per l'energia, gas e elettricità, dal 6 al 23%. Per tentare di disinnescare la protesta il governo aveva fatto precedere il varo della legge sul "pacchetto lavoro" da una discussione terminata con un accordo, lo scorso 18 gennaio, con una delle sigle sindacali, l'Unione generale dei lavoratori (Ugt) che avevano dato vita alla mobilitazione contro il governo dell'ex primo ministro socialista José Socrates. La Cgtp è rimasta da sola ma non ha esitato a proclamare lo sciopero generale del 22 marzo e a realizzarlo con successo. 4 aprile 2012 |