I precari contestano la Gelmini Si moltiplicano le iniziative di lotta in tutta Italia Manifestazione nazionale il 3 ottobre a Roma In vista della manifestazione nazionale del 3 ottobre indetta dal Coordinamento Precari Scuola (CPS), si intensifica la lotta degli insegnanti e personale Ata (Ausiliari, tecnici e amministrativi) che da settimane protestano in tutta Italia contro gli odiosi tagli al personale, ai finanziamenti e ai servizi della scuola pubblica messi in campo dalla gerarca di Viale Trastevere Mariastella Gelmini di concerto con Tremonti e Brunetta. Un piano di lacrime e sangue che punta al completo smantellamento della scuola pubblica a tutto vantaggio delle scuole private e confessionali, imposto a colpi di decreti legge, che è parte integrante della controriforma scolastica neofascista, federalista, classista, aziendalista, meritocratica, clericale e di stampo mussoliniano e che fra l'altro prevede: 57.000 posti in meno (fra insegnanti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo) per l'anno scolastico appena iniziato, che arriveranno a più di 150.000 entro i prossimi due anni; introduzione del maestro unico ed eliminazione delle compresenze e del modulo; aumento del numero degli alunni per classe, che spesso superano le 30 unità; obbligo del completamento di cattedra a 18 ore per tutti gli insegnanti, in molti casi costretti ad accettare incarichi fino a 24 ore settimanali per incrementare uno stipendio che è tra i più bassi d'Europa; assegnazione delle classi effettuata senza alcun riguardo per i criteri di coerenza disciplinare ma con l'unico obiettivo di riempire il monte ore settimanale del docente; riduzione dell'orario di alcune materie (per esempio, due ore in meno di italiano alle medie, trasformata in una non meglio specificata ora di "approfondimento") e tagli indiscriminati agli organici del personale ATA e di sostegno. Le iniziative di lotta con cortei, manifestazioni, occupazioni, presidi e sit-in si sono moltiplicate in concomitanza con l'inizio delle lezioni a partire dal 14 settembre. La Gelmini è stata duramente contestata a Nisida dove centinaia di precari, a cui si sono uniti genitori e studenti, hanno bloccato davanti al pontile che collega la piccola isola di Bagnoli alla terra ferma il pullman di giornalisti inviato da Napoli per documentare la conferenza stampa di apertura dell'anno scolastico della gerarca di Viale Trastevere al carcere minorile. Armati di cartelli e striscioni in cui fra l'altro si legge: "La scuola pubblica è un bene comune da difendere", "Perché tagliate soldi all'istruzione dei nostri figli e le date alle armi?", "Meno scuola meno cervello", i manifestanti hanno invitato i giornalisti ad ascoltare e a dare risalto alle loro ragioni denunciando fra l'altro che: "Il ministro ha scelto la location più comoda per inaugurare l'anno scolastico, perché ha paura del confronto. Diteci cosa c'entra Nisida con l'inaugurazione? È solo un luogo blindato, una vetrina e una vergogna". Partono i cori: "Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini". I genitori dei disabili alzano un cartello: "No alle classi differenziali", mentre il presidente dell'associazione, Antonio Nocchetti, spiega che i mazzi di fiori diversi portati dalle mamme al ministro (che li ha rifiutati) rappresentano la diversità di ogni singolo alunno con handicap. Altre mamme spiegano che: "Il tempo pieno in Campania è riservato ad appena il 2% degli alunni" e un'insegnante aggiunge: "solo nella nostra regione ci sono 8.000 tagli tra docenti e Ata". Alcuni insegnanti indossano magliette dove la parola precari diventa l'acronimo per "professionisti, radiati, cancellati, annullati, raggirati, ignorati". Tra i manifestanti anche i genitori dei bambini che frequentano la scuola materna ed elementare "Madonna Assunta" che da giorni occupano la sede della municipalità a Bagnoli. Un istituto per il quale lo scorso anno sono stati spesi 6mila euro in ristrutturazioni, ma che resta chiuso perché non ha ottenuto il collaudo. Domande a cui la ministra si è abilmente sottratta raggiungendo e lasciando Nisida via mare per aggirare il blocco stradale organizzato da genitori e insegnanti. Il giorno seguente l'epicentro della protesta si è spostato a Roma dove oltre ai precari "attendati" nel giardinetto di fronte Viale Trastevere c'è stata una successione di manifestazioni: presidio della Cgil, "assedio sonoro" dei Cobas con camion e altoparlanti, sit-in pomeridiano dei sindacati non confederali e assemblea del coordinamento precari. In mattinata un gruppo di docenti è entrato nel liceo Virgilio e ha appeso uno striscione con la scritta: "Tagli alla scuola, una truffa per tutti" a cui ha fatto seguito un volantinaggio davanti ad alcune scuole elementari e medie col coinvolgimento attivo di molti genitori e studenti sul tema delle classi sovraffollate e degli altri disservizi provocati dai tagli. Il 14 settembre si è mobilitata anche la Sicilia. Oltre 4 mila manifestanti provenienti da tutte le province dell'Isola sono arrivati con decine di pullman sin dalle prime ore della mattina a Palermo dove hanno dato vita a un lungo e combattivo corteo. Armati di striscioni, bandiere e cartelli i manifestanti sono partiti da Piazza Marina ed hanno attraversato Corso Vittorio Emanuele fino a Piazza Indipendenza sede della presidenza della Regione. A Prato, sempre il 14 settembre, presidio indetto da FLC Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Gilda in Piazza del Comune in difesa della scuola pubblica e contro i tagli del personale precario. A La Spezia si è svolta una combattiva e partecipata manifestazione sotto gli uffici della Prefettura con centinaia di precari e personale di ruolo che per circa un'ora hanno bloccato il traffico in Via Veneto. In Liguria i tagli riguardano 1.300 tra insegnanti e personale ATA e circa 180 unità nella provincia di La Spezia. In Molise i precari docenti e ATA si sono riuniti davanti all'Ufficio Scolastico Regionale per celebrare la scomparsa della scuola pubblica. Mentre a Isernia contro la moltiplicazione dei doppi turni (molte scuole comunali sono rimaste chiuse per inagibilità post-terremoto) un Comitato dei genitori ha deciso di non mandare i figli a scuola. In Calabria la mobilitazione si è concentrata davanti alla sede dell'Ufficio Scolastico Regionale a Catanzaro Lido dove docenti e Ata provenienti da varie località della regione hanno protestato inscenando una simbolica "presa di servizio". A Bologna centinaia di precari che manifestavano sotto l'Ufficio scolastico provinciale hanno contestato anche le delegazioni sindacali che entravano per discutere di un possibile accordo con la Regione (dare lo stipendio anche di luglio e agosto a chi aveva concluso la supplenza il 30 giugno). "Un accordo - spiegava Edmondo Febbrari, portavoce del coordinamento - che riguarda solo il 10% delle persone, per poi mandarci tutti a casa comunque". A Milano ha ripreso vigore il "presidio permanente" di piazza 24 aprile, mentre al liceo Parini i precari hanno manifestato indossando maschere bianche e bavagli. Nelle Marche manifestazione regionale con presidio davanti all'Ufficio Scolastico Regionale di Ancona con una decina di docenti che si è incatenata. Varie altre iniziative di lotta si sono svolte in Veneto, a cominciare da Venezia, e in decine di altre città fra cui: Perugia, Torino, Cagliari, Bari, Trieste, Terni, Salerno, Sassari, Napoli, Genova, Pescara, Potenza, Udine, Brindisi, Foggia, Taranto, Lecce, Reggio Calabria, Sondrio, Messina, Cremona e Caserta. 23 settembre 2009 |