Prima assemblea nazionale degli universitari a Firenze Contro il decreto Gelmini sull'università e la 133 coinvolgere i lavoratori Gli "Atenei in mobilitazione di Roma", assenti dall'assemblea, denunciano il pericolo che "qualcuno" voglia dividere il movimento Larga diffusione del volantino del PMLI Dalla nostra inviata speciale Lanciata dagli atenei toscani in mobilitazione, si è tenuta a Firenze, l'8 novembre, la prima assemblea nazionale degli universitari in lotta contro la Gelmini. Erano presenti circa trecento studenti provenienti da varie città d'Italia, tra cui i Pisa, Napoli, Bologna, Torino, Palermo, Milano. L'assemblea era presieduta da Francesco Epifani, leader fiorentino degli Studenti di Sinistra, e da Alessio Branciamore di Su-Udu. Presenti diversi altri esponenti dell'Udu, sigla universitaria di area Pd, e alcuni appartenenti alle correnti trotzkiste del Prc. Assenza di grande peso era quella degli "Atenei romani in mobilitazione", che avevano già lanciato l'assemblea nazionale del 15 e 16 novembre. Soltanto una delegazione di Roma Tre era venuta ad osservare i lavori. I romani avevano affermato alla vigilia dell'appuntamento: "Non capiamo le ragioni di questo incontro. Non vorremmo che qualcuno stesse pensando di costruire un'assemblea di una parte del movimento, lontano dallo spirito unitario che ha generato l'Onda". Nell'assemblea era evidente lo scontro per l'egemonia tra gruppi afferenti a diverse aree partitiche, nonostante la maggioranza delle studentesse e degli studenti fosse interessata a discutere sulle strategie di lotta. Al punto che non risulta essere stato approvato alcun documento finale che riportasse le posizioni molto avanzate espresse in assemblea dalla maggior parte degli intervenuti. Tutti hanno sottolineato che la lotta contro la legge 133 e il decreto Gelmini deve continuare in maniera unitaria. Posizione, peraltro, contenuta nel comunicato finale. Uno studente di Palermo ha sottolineato che bisogna anche saldare le diverse lotte: "ricordiamoci che il 12 dicembre i metalmeccanici scendono in piazza". Quello delle strategie per saldare il movimento studentesco alle lotte dei lavoratori è stato un motivo ricorrente: "La lotta di Milano - ha detto uno studente della Statale - è un esempio di come si possa sviluppare l'unità. I lavoratori della Statale il 17 hanno chiuso le aule ed hanno fatto vedere cosa significa blocco della didattica!". Anche da Bologna è venuta la richiesta di appoggiare, con una presenza massiccia di studenti nella manifestazione nazionale, lo sciopero dei metalmeccanici. Pisa si è spinta oltre, chiedendo all'assemblea di far uscire un "documento politico che lanciasse lo sciopero generale di tutte le categorie per il 12 dicembre, estendendo lo sciopero indetto dalla Fiom". Uno studente di Napoli ha affermato: "Dobbiamo essere solidali e complici con gli operai e che loro dicano insieme a noi: questa crisi non la paghiamo!". Gli universitari di Torino hanno parlato della "forte partecipazione spontanea alle mobilitazioni da parte della città", portando in assemblea anche la loro esperienza di volantinaggi, ben accolti dai metalmeccanici, davanti ai cancelli della Fiat. Varie altre richieste sono venute fuori dall'assemblea. Rocco, parlando a nome dei pisani che hanno occupato la stazione, ha posto il problema della mobilità, per consentire a tutti di potersi spostare gratuitamente con i mezzi pubblici per recarsi a manifestazioni in qualsiasi parte d'Italia. Una studentessa di Bari, ha parlato del legame tra lotta alle mafie e investimenti nell'istruzione e nelle infrastrutture scolastiche. Le date del 14, 15 e 16 novembre daranno l'occasione per riproporre le istanze già avanzate a Firenze. I marxisti-leninisti hanno largamente diffuso fuori dall'assemblea il volantino "W la rivolta dell'Università!", apprezzato dagli studenti. In assemblea eravamo presenti come giornalisti. Qui abbiamo registrato l'ostruzionismo di alcuni esponenti di partiti borghesi, preoccupati unicamente dalla malintesa battaglia per l'egemonia, i quali non hanno voluto rilasciare interviste al nostro giornale. 12 novembre 2008 |