Lo richiede la procura di Milano Processate Pollari per il sequestro di Abu Omar Stessa richiesta per 26 agenti CIA e cinque 007 italiani. Berlusconi e la Casa del fascio fanno quadrato attorno all'ex direttore del Sismi Chiesto il processo anche per Farina per favoreggiamento Il 5 dicembre la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Nicolò Pollari, direttore uscente del Sismi, il servizio segreto militare, dell'ex responsabile della prima divisione Marco Mancini e di altre 34 persone per il sequestro dell'ex imam di Milano, Abu Omar, avvenuto in pieno giorno a Milano il 17 febbraio 2003. La richiesta di rinvio a giudizio, firmata dai procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Enrico Pomarici, riguarda ventisei agenti della Cia e cinque funzionari del Sismi tutti accusati di concorso in sequestro di persona. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per Pio Pompa e Luciano Seno, gli altri due funzionari del Servizio segreto militare italiano che insieme al vice direttore del quotidiano "Libero", Renato Farina (collaboratore prezzolato dei servizi con nome in codice "Betulla"), risultano coinvolti nell'inchiesta con l'accusa di favoreggiamento. Insieme a Pollari e Mancini saranno alla sbarra anche Luciano Di Gregori (in servizio presso il centro di Bologna), Raffaele Di Troia (in servizio a Torino) e Giuseppe Ciorra (in servizio a Milano). Tra gli indagati del servizio di spionaggio americano spiccano i nomi del capo dell'intelligence Usa in Italia, Jeff Castelli, e del capocentro di Milano Robert Seldon Lady. Inoltre compaiono anche i nomi di diversi 007 donne. Ecco la lista completa: Monica Courtney Adler, Gregory Asherleigh, Gabriel Lorenzo Carrera, Carlyle Drew Channing, John Kevin Duffin, Victor Castellano, Raymond Harbough, Ben Amar Harty, Cynthia Dame Logan, George L. Purvis, Pilar Rueda, Joseph Sofin, Michalis Vasiliou, Eliana Castaldo, , John Thomas Gurley, Robert James Kirkland, Anne Lidia Jenkings, Brenda Liliana Ibanez, Betnie Medero, Vincent Faldo, James Thomas Harbison, Joseph L. III Romano, Ralph Henry Russomando, Sabrina De Souza. Per quanto riguarda invece la posizione di Maurizio Regondi (dirigente "di fatto" del centro Sismi di Milano), Marco Iodice (direttore del centro Sismi di Padova) e Lorenzo Pillinini , direttore del centro Sismi di Trieste, che si vantava con i colleghi del fatto che ''Abu Omar lo abbiamo rapito noi'', i magistrati hanno escluso ogni addebito a loro carico perché, scrivono i Pm nella richiesta di rinvio a giudizio, i tre, che pure parteciparono alla riunione del 2002 a Bologna, in cui Marco Mancini spiegò che il Sismi avrebbe dovuto aiutare la Cia a "catturare" Abu Omar, non avrebbero poi collaborato in alcun modo al rapimento. Quanto al giornalista Claudio Antonelli accusato dello stesso reato, gli investigatori hanno ritenuto che egli non fosse a conoscenza delle attività di spionaggio, per conto del Sismi, effettuate dal suo vicedirettore, Renato Farina, ed è stato scagionato. Fuori dal processo, per ora, rimane il filone di indagine inerente i soldi che sarebbero stati offerti ad Abu Omar per convincerlo a scagionare le due intelligence. Così pure i 26 agenti della Cia imputati su cui il Guardasigilli Mastella ha già messo le mani avanti facendo appunto capire che difficilmente sarà concessa la loro estradizione in Italia. Non rimane allora che sperare che la richiesta di rinvio a giudizio venga controfirmata dal Gup. Solo così, forse, dopo anni di bugie, depistaggi e coperture politiche offerte sia dal "centro-destra" (che continua a fare quadrato intorno a Pollari) che dal "centro-sinistra", in sede processuale i giudici riescano finalmente ad andare fino in fondo a questa losca vicenda. Chiarire l'oscuro ruolo svolto da Pollari (promosso da Prodi a consigliere di stato in procinto di ottenere un'alta consulenza da Palazzo Chigi) e quello del suo fido collaboratore Mancini che tra l'altro, dopo l'arresto di luglio scorso, il 12 dicembre è finito di nuovo in galera perché coinvolto anche nello scandalo delle intercettazioni telefoniche illegali effettuate dall'ex responsabile della sicurezza Telecom, Giuliano Tavaroli, in combutta col titolare dell'agenzia investigativa "Polis D'istinto", di Firenze, Emanuele Cipriani (di tale vicenda tratteremo in un prossimo articolo). Capire perché sia il governo neofascista di Berlusconi che quello di "centro-sinistra" di Prodi hanno coperto e continuano a difendere a spada tratta il Sismi per "l'impegno contro il terrorismo", e in particolare il suo direttore Nicolò Pollari, riguardo al coinvolgimento del servizio segreto militare italiano nel rapimento dell'Imam Abu Omar? È vero che fu il sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Berlusconi, Gianni Letta, a ordinare ai nostri servizi segreti di collaborare con gli agenti della Cia nella "extraordinary rendition", cioè nel rapimento e nell'estradizione forzata in un altro paese, in questo caso l'Egitto, dove è stato incarcerato e torturato, l'Imam di Milano sospettato di terrorismo? Perché il governo Berlusconi, alla luce di quanto pubblicato da alcuni giornalisti di Repubblica (che per questo sono stati pedinati dal Sismi e messi sotto inchiesta a Brescia) ha mentito spudoratamente quando ha scritto al procuratore di Milano, Claudio Minale, affermando solennemente che "il Governo ed il Sismi sono del tutto e sotto ogni profilo estranei rispetto a qualsivoglia risvolto riconducibile al sequestro in danno di Abu Omar"? E perché mai, dal momento che né il governo Berlusconi né il Sismi sapevano alcunché del rapimento, il 26 luglio 2006 il presidente del Consiglio Prodi ha inviato a sua volta un'altra lettera "riservata" ai giudici milanesi in cui, a proposito della "pratica delle cosiddette renditions", puntualizza che "risulta apposto il segreto di Stato dal precedente Presidente del Consiglio dei ministri"? Aggiungendo subito dopo che "non sussistono, nell'attuale contesto, le condizioni per rimuoverlo"? e perché anche il giorno successivo il ministro Parisi scrive anch'egli una lettera alla Procura milanese per sottolineare di essere "vincolato al medesimo segreto di Stato e per le medesime ragioni esposte dal Presidente del Consiglio"? Perché lo scorso 25 ottobre anche il sottosegretario Micheli davanti al Copaco (Comitato interparlamentare di controllo sui servizi), ha confermato la linea di Prodi e Parisi mettendo con ciò una pietra tombale su qualsiasi richiesta di informazioni degli inquirenti? Per quanto riguarda Berlusconi è evidente che, avendo ordinato al Sismi e al suo uomo Pollari di collaborare coi criminali sequestri della Cia, ora che il marcio è venuto a galla egli tenti in tutti i modi di tirarsi fuori. Ma Prodi? Perché ha paura di svelare e denunciare questo patto scellerato e invece di punire i responsabili li promuove a incarichi più alti? Forse teme che vengano alla luce anche cose inconfessabili che lo riguardano direttamente? O forse egli era a conoscenza di quel patto e lo condivideva? 20 dicembre 2006 |