Prodi e Amato preparano un piano fascista e razzista per la "sicurezza" Prossimo al varo del Consiglio dei ministri del governo dell'Unione A tambur battente, preparata sapientemente dalla campagna razzista e xenofoba di fine agosto aperta dall'ordinanza fascista di Domenici e Cioni a Firenze, si è svolto il 5 settembre a Palazzo Chigi un Consiglio dei ministri ristretto per varare il cosiddetto "pacchetto sicurezza". Si tratta di una serie di misure di carattere poliziesco e giudiziario che a detta del governo serviranno a intensificare la lotta alla grande e alla piccola criminalità. Ma non si fa fatica a capire che nel mirino del governo di "centro-sinistra" non ci sono tanto la mafia, la camorra e la 'ndrangheta, quanto soprattutto lavavetri, accattoni, venditori abusivi, graffitari, rom, prostitute, immigrati e quanti altri che vivono ai margini della società capitalista, sono stati ormai eletti a bersaglio sia dalla destra che dalla "sinistra" del regime neofascista per contendersi i voti dell'elettorato "moderato". Alla riunione erano presenti, oltre a Prodi, il ministro dell'Interno Amato e il Guardasigilli Mastella, autori delle proposte contenute nel pacchetto, più il ministro della Difesa Parisi, chiamato a fornire 30 mila militari "in esubero" a supporto delle forze di polizia per il controllo del territorio nelle aree più a "rischio criminalità". Eccezionalmente è stata ammessa a partecipare al vertice super ristretto anche la ministra per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, giusto per il tempo di illustrare un suo progetto di legge contro la violenza sessuale. Il pacchetto approvato a Palazzo Chigi sarà sottoposto al giudizio dei neopodestà della Conferenza Stato-Città, e entro poche settimane sarà tradotto in un disegno di legge governativo da presentare in parlamento. Tra le misure annunciate spicca l'introduzione del reato di "questua molesta" che sarà equiparato a quello di "molestie o disturbo alle persone", già presente nel codice penale e punito con l'arresto fino a sei mesi. Un principio giuridicamente mostruoso e incostituzionale, perché suscettibile di essere esteso indefinitamente, e che la dice lunga sul carattere fascista e persecutorio della politica governativa della sicurezza nel suo complesso. Più poteri repressivi ai neopodestà L'intento di Amato è chiaro: fornire ai neopodestà della destra e della "sinistra" di regime strumenti repressivi efficaci ed omogenei su tutto il territorio nazionale, per evitare le ordinanze "fai da te" che rischiano di spingere i colpiti a spostarsi in altri comuni dove non sono stati ancora presi analoghi provvedimenti, se non di essere bocciate dalle procure perché manifestamente illegali: come è successo appunto all'ordinanza di Domenici e Cioni. Così, per esempio, le linee guida della bozza Amato sul "degrado urbano", già discusse dall'Anci (l'associazione dei sindaci italiani di cui il rinnegato diessino Leonardo Domenici è il presidente), mirano a sostituire le sanzioni pecuniarie con quelle amministrative, più veloci e facili da applicare, anche perché è inutile multare chi non ha nemmeno i soldi per vivere, come lavavetri e posteggiatori abusivi. Sarà introdotto perciò il "lavoro socialmente utile" coatto al posto delle multe, e contro gli ambulanti abusivi si studieranno misure per permettere la distruzione immediata delle merci sequestrate. Nel pacchetto saranno definite le cosiddette "aree di pregio", all'interno delle quali saranno inasprite le pene contro ambulanti, graffitari e prostitute, e saranno intensificati i controlli da parte dei vigili urbani affiancati per la prima volta da agenti di polizia. Non siamo ancora ai poteri di polizia ai sindaci, invocati da Cofferati e Domenici in un forum promosso da La Nazione e Il resto del Carlino, ma è un deciso passo avanti in quella direzione. A sua volta il ministro della giustizia Mastella ha presentato proposte di inasprimento giudiziario, in particolare quella di rendere obbligatoria la custodia cautelare per reati come la violenza privata, il furto, la rapina e la violazione di domicilio che destino particolare "allarme sociale", e altre misure per "garantire la certezza della pena", come l'estensione dei processi per direttissima, il divieto di patteggiamento in appello, ecc. Il piano fascista del governo ha ricevuto il plauso immediato dei neopodestà Cofferati, e Domenici e Cioni, delusi soltanto dalla scelta del disegno di legge invece che del più sbrigativo decreto ministeriale. Dichiarazioni di soddisfazione anche da parte del liberale anticomunista Walter Veltroni ("bene il piano del governo, basta con il paese dei veti"), di Fassino ("il piano risponde alla domanda di sicurezza della gente") e del capofila dei rinnegati Massimo D'Alema, secondo cui sarebbe addirittura "nel dna della sinistra difendere la sicurezza". Proteste invece da parte della "sinistra radicale", col ministro Paolo Ferrero (PRC) che si è lamentato di non essere stato "neppure invitato" al super vertice e ha accusato il piano di Amato di colpire "solo lavavetri e prostitute e rincorrere i temi cari alla destra". Manuela Palermi (PdCI) ha accusato il PD di inseguire "le politiche fallimentari della tolleranza zero", mentre il verde Bonelli ha detto che si tratta di misure che "colpiscono gli ultimi della società scambiandoli per delinquenti". Ma oltre queste lagnanze per ora non si va. La "sinistra radicale" continua a restare nella maggioranza e finirà per avallare anche questa nefandezza, come ha fatto finora con tutte le altre del governo del dittatore democristiano Prodi. Proteste democratiche e autodifese rabbiose Di ben diverso tenore sono state invece le proteste che si sono levate da intellettuali e giuristi democratici di area ulivista e da esponenti di associazioni di difesa dei diritti civili e di assistenza ai migranti e agli emarginati. Dallo storico Alberto Asor Rosa all'ex garante per la privacy Stefano Rodotà, dal presidente dell'Arci Paolo Beni ("il muro contro muro non porta da nessuna parte. Così si consegnano le persone marginali alla criminalità"), a Giancarlo Caselli, il quale ha detto di avere anche lui a cuore la sicurezza, ma di non credere "che la soluzione ai suoi problemi sia solo la rincorsa alle manette". "Le differenze politiche si stanno affievolendo. Si fa a gara ad appiattirsi sulle posizioni con venature populistiche, ad accantonare ad esempio la difesa dei diritti sociali nel nome supremo della sicurezza, ad assecondare le paure e le insicurezze della gente e le sue percezioni esasperate", ha aggiunto il procuratore generale di Torino. Il presidente dell'associazione Antigone, Patrizio Gonnella, ha parlato di "misure razziste" che ci riportano indietro di due secoli e mezzo, al tempo dei romanzi di Dickens e delle leggi inglesi che autorizzavano a incarcerare i poveri, gli orfani, i vagabondi e i senza fissa dimora, osservando che "solo la parentesi fascista, con le leggi razziali aveva osato tanto". Mentre don Vinicio Albanesi, presidente dell'associazione assistenziale Comunità di Capodarco, ha scritto una lettera aperta ai sindaci di "centro-sinistra" di Roma, Torino, Bologna e Firenze, accusandoli di sopportare molte illegalità sul loro territorio quando sono a beneficio degli abitanti "doc", come "abusivismo nell'edilizia, nel commercio, nella pubblicità, nell'uso dei beni pubblici, nell'accoglienza ecc.", mentre "diventate severi se i livelli di illegalità disturbano l'equilibrio dell'illegalità nostrana". A tutte queste critiche ha risposto rabbiosamente il principale chiamato in causa, il neofascista ex braccio destro di Craxi, Giuliano Amato, definendole sprezzantemente sulle compiacenti pagine de La Repubblica (giornale ormai in prima fila nella campagna xenofoba, razzista e forcaiola della "sinistra" di regime) un "dibattito burattinesco" e "sociologia d'accatto". In un intervento alla festa della Margherita ha avuto poi la faccia tosta di aggiungere: "Se fossimo così incoscienti da pensare che la sicurezza non è un nostro problema, creeremmo le condizioni per una svolta reazionaria e fascista nel nostro paese. Se c'è una cosa che un democratico deve saper fare è non svegliare la tigre della reazione". In altre parole ci vogliono misure fasciste per non svegliare la belva fascista: un ragionamento degno dei governi liberali che spianarono il terreno alla marcia su Roma di Mussolini e al ventennio fascista. 19 settembre 2007 |