Aperto il negoziato tra governo e regione Prodi benedice il secessionismo formigoniano Per il governo la devolution lombarda è "un nuovo percorso verso l'efficienza", mentre secondo lo studio dell'Università di Genova manderebbe in rovina i bilanci delle regioni del Centro-Sud Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo Non avevamo dubbi. Il governo Prodi ha calato le braghe davanti alle richieste di devolution avanzate dalla Lombardia. Venerdì 26 ottobre si è aperto a Palazzo Chigi il negoziato tra governo e regione per il trasferimento esclusivo al Pirellone, ai sensi della controriforma (del "centro-sinistra") del Titolo V della Costituzione, di ben 12 competenze: tutela dell'ambiente, beni culturali, giustizia di pace, organizzazione sanitaria, ordinamento della comunicazione, protezione civile, previdenza complementare, infrastrutture, ricerca e innovazione, università, cooperazione transfrontaliera, casse di risparmio e rurali regionali. "Un provvedimento molto innovativo" A Palazzo Chigi, la delegazione lombarda guidata dal catto-forzafascista Roberto Formigoni è stata accolta in pompa magna dal dittatore democristiano Prodi, dal rinnegato ministro delle controriforme Vannino Chiti, dal sottosegretario confindustriale e anti-operaio Enrico Letta e dal ministro ultraliberista Linda Lanzillotta. La combriccola di "centro-sinistra", per mostrarsi sensibile alla cosiddetta "questione settentrionale", è giunta a magnificare senza vergogna il progetto secessionista formigoniano. "È stata avviata la sperimentazione di un provvedimento molto innovativo - ha millantato la gran privatizzatrice Linda Lanzillotta -. Un nuovo percorso che si inserisce in quello già avviato sul federalismo fiscale. Tutti i provvedimenti che stiamo mettendo a punto servono a creare un sistema istituzionale più efficiente". Più che aprire una porta il governo Prodi ha spalancato un portone, al punto che Formigoni dopo l'incontro era incontenibile per la soddisfazione, sentendosi a capo di un processo epocale di riforma delle istituzioni repubblicane. "Se questo lavoro andrà a buon fine - ha dichiarato col suo solito piglio baldanzoso e autoritario -, sarà l'inizio di una nuova fase storica per il Paese, cioè quella del federalismo e del federalismo differenziato". PD del Nord soddisfatto Dopo la firma di avvio del negoziato, Prodi e Formigoni si sono dati appuntamento a dopo il 20 novembre, quando verranno approfondite tutte le materie. Alla fine del percorso, verrà redatto un testo condiviso da inviare al Parlamento per l'approvazione a maggioranza qualificata. La notizia è stata accolta con entusiasmo dal Partito democratico del Nord che, per bocca del capogruppo diessino al Pirellone Giuseppe Benigni, si è tolto un sassolino dalla scarpa arrivando addirittura a rivendicare il merito di avere "sollecitato Formigoni a chiedere al governo il trasferimento di maggiori funzioni quando a Roma c'era Berlusconi e la moda della devolution". Col governo Prodi si passa dagli slogan ai fatti, ora sì "che lo Stato potrà essere riformato nel senso di un federalismo non ideologico, ma concreto e responsabile". Il PRC non ha più scuse La cappa nera che sta sempre più soffocando il Paese ha costretto a risvegliarsi dal suo letargo pure il bell'addormentato Mario Agostinelli, capogruppo del PRC in regione: "Spero che una valutazione più attenta porti il premier e il governo a togliere l'appoggio a questo disegno di legge". Che differenza coi marxisti-leninisti lombardi, che fin dal principio hanno attaccato il secessionismo formigoniano, il compiacente Ulivo del Nord, l'opportunismo della "sinistra radicale" favorevole al federalismo del governo Prodi, manco fosse qualcosa di profondamente diverso. Ora anche i belli addormentati sono costretti a scoprire che Formigoni e Prodi sono due facce degli stessi interessi borghesi. Solo che, essendosi addormentati tra i guanciali dell'opportunismo e del revisionismo, i dirigenti del PRC non possono fare altro che piagnucolare sulla spalla di Prodi, pregandolo di ripensarci! Una controriforma eversiva A dare ragione ai marxisti-leninisti lombardi, che hanno sempre denunciato la natura antipopolare ed eversiva del federalismo formigoniano, basato su un progetto di disarticolazione dell'Italia, in linea col principio del federalismo differenziato introdotto nel 2001 dal governo Amato di "centro-sinistra", ci ha pensato pure un recente studio dell'Università di Genova (effettuato per conto della Commissione Bilancio del Consiglio regionale lombardo) secondo il quale, per espletare le 12 funzioni decentrate reclamate da Formigoni sono necessarie ingenti risorse economiche a cui potrebbero fare fronte, oltre la stessa Lombardia, solo il Veneto, l'Emilia-Romagna, il Piemonte e la Toscana, mentre tutte le altre regioni, anche se nella migliore delle ipotesi giungessero a trattenere per sé il 30% dell'Irpef, l'80% dell'Iva e il 100% dei tributi minori (accise, tabacchi e giochi), si troverebbero ugualmente con dei spaventosi buchi di bilancio, che andrebbero dai 27 milioni di euro della Liguria ai 9 miliardi della Campania. Il Mezzogiorno in pratica sprofonderebbe nella miseria. Il PMLI è vigile e, a differenza della "sinistra radicale", non piagnucola sulle spalle di nessuno e non mancherà nemmeno in futuro di smascherare agli occhi delle masse e dei militanti di PRC e PdCI le giravolte dei loro gruppi dirigenti, nonché i disegni eversivi portati avanti in comunella dal "centro-destra" e dal "centro-sinistra". 14 novembre 2007 |