In un'inchiesta riguardante un presunto comitato d'affari politico-massonico Prodi indagato assieme a collaboratori e amici Il premier avrebbe avuto un ruolo nel pilotare i fondi UE destinati all'Italia nel periodo 2004-2007 Il pm De Magistris "C'è una nuova tangentopoli" A partire dal 12 luglio anche il presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi risulta iscritto nel registro degli indagati della procura di Catanzaro con l'accusa di abuso di ufficio in concorso con altre persone nell'ambito dell'inchiesta denominata "Why not" condotta dal Pm Luigi De Magistris. Secondo l'accusa, Prodi, i suoi collaboratori e amici, tutti inquisiti (vedi Il Bolscevico n. 29), avrebbero avuto un ruolo nel "pilotaggio" dei fondi pubblici europei destinati all'Italia nel periodo 2004-2007 come risulta dagli stretti rapporti: diretti e indiretti, telefonici e personali, intrattenuti anche nella veste di presidente del Consiglio, con diversi altri indagati facenti parte del cosiddetto comitato d'affari politico-massonico e riconducibili alla loggia coperta della Repubblica di San Marino. In particolare il coinvolgimento di Prodi a pieno titolo emerge in riferimento ad un'utenza telefonica mobile originariamente intestata alla società "Delta spa" e utilizzata da Prodi e dai suoi collaboratori per tenersi in contatto coi vari protagonisti della truffa ai danni della Ue. Il telefonino in questione, nel corso degli ultimi due anni ha cambiato 4 volte gestore (Wind, Vodafone, Tim e H3G) mentre il contratto di utenza è stato trasferito prima ai Democratici Ulivo piazza Santissimi Apostoli Roma e poi presso gli uffici di Palazzo Chigi. Dalle indagini emerge anche il saldissimo legame tra le persone del "gruppo di San Marino" fra cui Piero Scarpellini, collaboratore di Prodi, e le società (tra le quali "Why not", che dà il nome all'inchiesta) messe in piedi da Antonio Saladino, calabrese, ras per il Sud Italia della Compagnia delle Opere, nonché personaggio molto ben ammanicato in tutti gli ambienti borghesi che contano, dalla politica alla giustizia. Nel giro sono coinvolte anche diverse società del feudo prodiano come la Pasfin, Sopaf ma anche e soprattutto, Pragmata, La Fabbrica delle Idee e Nomisma. Infine, risultano sottoposte a indagini anche attività del finanziere Francesco Micheli, dell'editore-finanziere Luigi Bisignani ("elemento attivo, con tessera numero 203, della loggia massonica P2 di Licio Gelli", ricorda il Pm nei suoi atti d'indagine) e della società Italgo (in cui sarebbe confluita la Delta spa, tra i cui soci c'è la Cassa di Risparmio di San Marino) che farebbe capo al sottosegretario all'Interno con delega ai Servizi segreti, Enrico Micheli. Del comitato d'affari fanno parte anche molti esponenti politici, parlamentari e amministratori locali sia della destra che della "sinistra" del regime neofascista, massoni, alti ufficiali della Guardia di Finanza, agenti dei servizi segreti e imprenditori in odore di mafia, finiti tutti tra le grinfie della magistratura calabrese, arrestati o inquisiti. Ecco perché De Magistris, in una intervista apparsa sul Corriere della sera del 17 luglio scorso, parla di una "nuova Tangentopoli" e la descrive come un più evoluto "sistema di rapina delle risorse pubbliche" rispetto a quella degli anni 90, sottolineando come, a differenza di quella, "questa sta rivelando sorprese rispetto a tutto intero lo schieramento politico". Ma c'è di più. Alla politica, dice De Magistris, adesso si accompagnano "e fanno sistema con essa, anche l'economia, le istituzioni e gli apparati di controllo e anche pezzi di magistratura, come più volte ho detto pubblicamente e denunciato nelle sedi opportune". E conclude: "Fino a poco tempo fa, si parlava di singoli che 'deviavano': politici, giornalisti, magistrati, e persino agenti dei servizi. Ora invece, 'deviati' sono considerati quelli che cercano di contrapporsi a quella che ormai è una metastasi. Non scherziamo". 12 settembre 2007 |