Il capo del governo a Nanchino esprime le ambizioni dell'imperialismo italiano Prodi: "l'Italia sarà per l'Oriente la porta dell'Europa" Governanti e imperialisti italiani a caccia di affari in Cina "La più grande missione istituzionale e imprenditoriale mai organizzata. Un'opportunità per l'Italia e per l'Europa. L'Italia va in Cina con una strategia politica, economica e culturale nuova. Obiettivo della missione è avviare una strategia italiana per lanciare gli investimenti cinesi nel nostro Paese. La Cina è una sfida e una opportunità insieme, per noi e per l'Europa". "La Cina è un paese amico, che vogliamo sia sempre più amico. L'Italia si candida ad essere, nei rapporti economici e politici, la porta d'Oriente". Così l'economista borghese e democristiano Romano Prodi aveva presentato, a Palazzo Chigi, la faraonica spedizione italiana che da lì a pochi giorni sarebbe partita per sostenere il capitalismo italiano nella conquista dell'immenso mercato cinese. E così è stato. Prodi, per vendere "il sistema Italia" in quella che viene definita la "Nuova America", si è messo alla testa di un vero e proprio "esercito" di cui facevano parte oltre a 4 ministri, Bonino, Mussi, Bindi e Di Pietro, un viceministro, D'Antoni, tre sottosegretari, 26 Associazioni industriali, 20 banche, ben 700 imprenditori capeggiati dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, da quello dell'Abi, Corrado Faissola, e da quello dell'Ice, Umberto Vattani, delegazioni della Cna, Confartigianato e Confapi, e un nutrito stuolo di amministratori locali e regionali rappresentanti 13 regioni. L'agenda fittissima, perché come ha tenuto a precisare Prodi il primo giorno della sua visita a Nanchino "arriviamo tardi e dobbiamo correre" per accorciare le distanze dagli altri concorrenti imperialisti occidentali che si sono organizzati per tempo per giocare un ruolo in un Paese-mercato di un miliardo e trecento milioni potenziali consumatori. Un paese che negli anni Ottanta si è convertito anima e corpo, con lo slogan "arricchirsi è glorioso" lanciato a Shanghai dall'arcirevisionista e fascista Deng Xiaoping, al libero mercato e al capitalismo e che ora si sta affermando sulla scena mondiale come una vera e propria grande potenza economica e finanziaria. Insomma quello che Prodi si propone è lanciare "la carica" per far conquistare al capitalismo italiano un'importante fetta di quel mercato e far giocare all'Italia un ruolo da protagonista nella regione e nel mondo. Nei 6 giorni di durata dell'"operazione-Cina" - dal 13 al 18 settembre - la delegazione italiana ha toccato ben 5 città. Nanchino, dove ha partecipato al Forum Economic Confindustria-Ice-Abi organizzato dai tre organismi italiani con il governo della provincia del Jiangsu e al termine del quale Prodi ha presenziato alla firma dell'accordo di costituzione della joint-venture tra Iveco e Nac. Nel suo discorso Prodi ha ribadito che "le imprese italiane e cinesi, insieme, possono crescere e svilupparsi nelle aree interne della Cina e cogliere le opportunità che si pongono anche in altri dinamici mercati asiatici e internazionali. Sono convinto - ha continuato - che lo stesso principio valga anche per le opportunità che il mercato italiano offre a quelle imprese cinesi, che non soltanto intendono vendere, ma anche investire in Italia, tenendo conto dei grandissimi vantaggi geostrategici che il nostro Paese, porta d'ingresso nel Mediterraneo e nell'Europa, può offrire loro". E su questa storia dell'Italia "piattaforma logistica nel Mediterraneo" e "porta dell'Asia in Europa" Prodi, ha insistito e ancora insistito, praticamente in tutti i suoi numerosi discorsi con le autorità cinesi regionali e centrali. La seconda tappa è stata Canton dove Prodi ha partecipato a numerosi incontri per piazzare il cosiddetto "sistema-Italia" delle Pmi (piccole e medie imprese). Ha inaugurato la 3ª edizione della fiera internazionale di Canton ed è stato firmato l'accordo di partnership tra Confindustria e il governo della ricca provincia di Guandondong relativo allo sviluppo delle relazioni economiche e degli investimenti diretti. Poi è stata la volta di Shanghai. Ancora fitti colloqui con le autorità locali e la partecipazione ai lavori del Simposio sino-italiano su World Expo. Contemporaneamente alla presenza del ministro dell'Università e ricerca Mussi veniva inaugurato un campus italo-cinese. Quarta tappa Tianjin, importante città portuale dove si sta costruendo il più grande scalo per navi portacontainer del mondo. Qui Prodi è andato a visitare i restauri del "quartiere italiano" nato ai primi del Novecento, in seguito alla partecipazione dell'imperialismo italiano a fianco delle altre potenze coloniali per reprimere la rivolta dei boxer. E infine Pechino, dove Prodi, è stato ricevuto dal premier cinese Wen Jiabao e successivamente dal presidente della Rpc, Hu Jintao. Decine sono le firme apposte dal governo italiano su accordi istituzionali e ancor di più su quelli imprenditoriali, tra cui quello di portata strategica tra Fiat Iveco e Saiec Group. Nella conferenza congiunta i due premier hanno parlato di "alleanza strategica" tra i due paesi su economia, cultura, sanità e ambiente. Prodi l'ha definita "una vera e propria svolta di ampia portata economica e politica" e non ha mancato di sottolineare trionfante la gratitudine espressagli dai capitalisti nostrani che l'hanno definita una missione dove "finalmente" "l'Italia ha saputo recitare il suo ruolo" "in un area in cui si gioca il futuro". E il ruolo a cui ambisce l'imperialismo italiano è quello di grande potenza, che vuole brillare di luce propria ed avere i propri "cortili di casa", oltre a quelli in comune con le altre potenze europee. E di fatti, la faraonica "operazione-Cina" organizzata da Prodi si inserisce in perfetta continuità con la politica economica e commerciale dell'imperialismo italiano verso quel paese che fu inaugurata proprio dal neoduce Craxi nel 1986, guarda caso all'indomani della svolta fascista-revisionista di Deng Xiaoping, e che è stata rilanciata in grande stile dall'allora capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, nel dicembre 2004, quando sbarcò sul suolo cinese capitanando una nutrita e rappresentativa delegazione formata da 200 imprenditori e 4 ministri. Una politica che a livello economico, mira a rendere più forte e visibile a livello internazionale il capitalismo italiano sulla scena internazionale, e che si coniuga perfettamente con l'iperattivismo in cui è impegnato il governo Prodi a livello militare e diplomatico. Il ruolo svolto dall'Italia per la missione di guerra in Libano sotto il cappello dell'Onu, e quello che vorrebbe giocare al negoziato sul nucleare iraniano ne sono due esempi. 20 settembre 2006 |