Per aprire una megadiscarica illegale in un'oasi protetta Prodi, Bassolino e Bertolaso ordinano di caricare e sgomberare il presidio di Serre Amato fa intervenire l'esercito. Oltre venti feriti tra cui bambini, donne, anziani, persino il sindaco Da tutta la Campania, anche dal PMLI, solidarietà agli abitanti della Piana del Sele Dal nostro corrispondente della Campania Preceduta da una dichiarazione televisiva congiunta dei gerarchi del regime neofascista, Guido Bertolaso e Antonio Bassolino, venerdì 11 maggio il governo del dittatore democristiano Prodi ha varato un decreto fascista sull'emergenza rifiuti in Campania (vedi articolo a parte). Gli abitanti della piana del Sele cominciano ad affluire al presidio che da 4 mesi difende la Valle della Masseria a Serre, in provincia di Salerno, dalla devastazione ambientale; si teme, a ragione, che il provvedimento dell'esecutivo, illegittimo ed illegale sotto ogni profilo, sia il lasciapassare ad un'azione di forza per aprire d'imperio la megadiscarica nell'oasi protetta del Wwf, a due passi dal fiume Sele. Le avvisaglie ci sono tutte, qualche giorno prima, a Nocera Superiore, sempre in provincia di Salerno e sempre su ordine del prefetto e del commissario Bertolaso, i carabinieri, all'alba, avevano caricato selvaggiamente un presidio di cittadini ed esponenti delle istituzioni locali che voleva impedire il travaso del percolato (liquidi velenosi prodotti dai processi di putrefazione dei rifiuti nelle discariche) nei depuratori che già, a fatica, dovrebbero purificare le acque del moribondo fiume Sarno. Di fronte all'arroganza con cui i governanti calpestano la volontà popolare, anche il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, interpretando correttamente il sentimento diffuso, dichiarava: "da oggi la cittadinanza è in guerra contro lo Stato". Una guerra ad armi impari, ovviamente. Alle 14,30 da tutte e tre le strade del crocevia che porta al sito arrivano decine di mezzi blindati di polizia e carabinieri, seguiti dalle ruspe dell'esercito della vicina base militare di Persano. Si tratta del 21° Genio guastatori di Caserta, da giugno 2003 nella missione Antica Babilonia in Iraq, incaricati ora della costruzione della discarica. Il sindaco con l'avvocato del comune va a parlare con le "forze dell'ordine" per cercare di far rispettare l'ordinanza del tribunale civile di Salerno che proibisce l'accesso dei rifiuti alla Valle della Masseria, in quanto area sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico. Oltre 2.000 persone formano una catena umana pronte alla resistenza: ci sono i trattori dei contadini, camper, roulotte e auto messe lì per impedire il passaggio delle ruspe. "La carica dell'esercito a Serre è imminente. Siamo fuori da ogni patto democratico - dicono i manifestanti -. Un decreto legge ha dato a Bertolaso il potere di scavalcare la sentenza della magistratura di Salerno e intervenire con l'esercito per realizzare una discarica da 700 mila tonnellate a 250 metri dal fiume Sele, l'unico ancora non inquinato in Campania. Una popolazione inerme è qui, pronta a resistere fino alla fine". Via internet i manifestanti fanno sapere che le "forze dell'ordine" si avvicinano. Lavoratori, giovani, donne ed anziani accorrono in massa dai paesi vicini: "Non molleremo. Abbiamo già combattuto una battaglia per togliere la terra all'esercito, lo faremo ancora. Non ci fate paura. Non arretreremo. Dovete passare sui nostri corpi". Il tam tam di notizie partite dal Comitato "Serre per la vita" raggiunge molti comitati territoriali delle varie regioni, che si attivano per diffondere la notizia di una imminente carica di polizia e carabinieri. A Napoli giovani dei centri sociali e disoccupati, insieme ad una delegazione del PMLI, si riuniscono fino a sera in presidio sotto la prefettura in Piazza Plebiscito. Il primo tentativo di sgombero a Serre viene respinto, la popolazione è un unico scudo umano e prova a far comprendere alle "forze dell'ordine" che la lotta per la difesa della salute e dell'ambiente interessa anche loro. Alle 7,15 del giorno dopo, sabato 12 maggio, parte la seconda, selvaggia e vigliacca, carica, ma malgrado i numerosi feriti, il presidio non cede e i mezzi dell'esercito non riescono a passare. A quel punto i mandanti politici dell'intera operazione militare, con tutta evidenza Prodi, Bertolaso e Bassolino, ordinano di procedere senza tentennamenti alla mattanza. Alle 7,35 un'altra carica si abbatte sui manifestanti, da uno scuolabus scendono anche i bambini che vogliono dare man forte ai manifestanti, vengono brutalmente maltrattati e caricati su camion dell'esercito, spuntano scudi e manganelli, un elicottero segue l'evolversi dell'operazione, informando in tempo reale i governanti. Sembra Genova 2001. La battaglia sul campo dura oltre due ore: tra gli oltre venti manifestanti feriti o colpiti da malore c'è anche il sindaco. Alle 9,30, mentre il ministro del'Interno Amato spara menzogne sostenendo che "il capo della polizia mi ha riferito che non ci sono state cariche", la polizia, insieme alle ruspe del genio militare, ai carabinieri, alla guardia forestale, sfonda il blocco ed entra nella cava di Serre, dando inizio ai lavori di sbancamento della cava. Alle 14,30 però gli agenti della polizia municipale appongono i sigilli e sequestrano l'area: il cantiere non è a norma, mancano i progetti, manca la valutazione di impatto ambientale e manca anche la notifica dell'ordinanza commissariale con la quale si comunica l'avvio dei lavori al proprietario del terreno e al comune. Alle 18 i legali della struttura commissariale su ordine di Bertolaso rispondono al verbale di sequestro con un esposto alla Procura di Salerno e ai carabinieri del comando provinciale contro l'amministrazione comunale e il dirigente dell'ufficio tecnico per abuso d'ufficio, violenza, apologia, disobbedienza istituzionale. La lotta non è finita, le "forze dell'ordine" hanno occupato e blindato il cantiere, ma il presidio all'esterno, lunedì 14 maggio, è ancora in piedi, si è ingrandito ancora di più e i manifestanti sono più decisi e combattivi che mai. Una delegazione della popolazione di Serre arriva con i pullman sotto la prefettura di Napoli. Rimbombano nelle stanze dorate dei signori del palazzo governativo gli slogan: "Via l'esercito dalla nostra terra. Vogliamo l'oasi non la guerra", "Serre non si tocca, raccolta, raccolta differenziata", "Con Bertolaso alla camorra la porta è aperta", "13 anni di emergenza è ora di fare la resistenza", "Afghanistan, Irak, Serre risolvete tutto con le guerre", "Discariche, inceneritori e camorra fuori dai nostri territori", "L'oasi di Serre non si tocca la difenderemo con la lotta", "Dimissioni, dimissioni", indirizzate a Bertolaso e Bassolino, ma ce n'è anche per la neopodestà di Napoli che nell'ultimo anno è riuscita addirittura a diminuire dall'8% al 7% la raccolta differenziata in città. Sono presenti numerosi aderenti alla Rete lilliput, al Wwf e una delegazione dei marxisti-leninisti campani che hanno solidarizzato con i manifestanti e diffuso alcune centinaia di volantini. Nel comunicato a firma del Responsabile del PMLI per la Campania che solidarizza col popolo di Serre tra l'altro si legge: "E' intollerabile che, invece di combattere seriamente le ecomafie e le lobby affaristiche che speculano sui rifiuti, come la Fibe, il governo e le istituzioni locali calpestino così impunemente la volontà popolare, reprimendo a suon di manganello chi lotta contro le discariche di veleni", dimostrandosi "uguale, anche nella repressione, al governo del neoduce Berlusconi". L'attesa adesso si concentra sulla grande manifestazione nazionale in programma a Napoli sabato 19 maggio. 16 maggio 2007 |