Grazie a Prodi il carovita è il più alto dal 1996 Inflazione al 3,3%. Pane, pasta e latte aumentano del 17%. Luce e gas, del 4%. Il 18% delle famiglie con capofamiglia anziano e pensionato non arriva a mille euro al mese. In cinque anni il potere di acquisto dei salari è calato di 1.900 euro Oltre 1.200 euro in più l'anno per famiglia Salvaguardare il potere d'acquisto delle masse popolari, dei lavoratori dipendenti e dei pensionati uscito letteralmente taglieggiato e eroso da cinque anni di scellerata politica economica del neoduce Berlusconi tutta sbilanciata a favorire i profitti e le rendite finanziarie dei capitalisti e dei ricchi poteva e doveva essere la priorità delle priorità del governo di "centro-sinistra" del democristiano Prodi. Un'emergenza nazionale a cui mettere mano il giorno stesso in cui il nuovo governo si insediava a Palazzo Chigi. E invece... Invece, non è stato fatto assolutamente nulla. E non perché a Prodi sono mancati il tempo o gli strumenti: tante erano le cose che poteva cominciare a fare, come ad esempio alleggerire in maniera significativa il peso fiscale sui redditi medio-bassi del lavoro dipendente attraverso la riduzione delle aliquote Irpef; oppure poteva esercitare il controllo e il raffreddamento dei prezzi dei generi di più largo consumo e delle tariffe pubbliche; per non parlare poi dello sganciamento dei salari dai ridicoli tetti di inflazione programmata e dalle compatibilità delle aziende capitaliste o del ripristino della scala mobile. La realtà è che dopo 24 mesi di governo di "centro-sinistra" il potere d'acquisto di lavoratori e pensionati è ridotto sensibilmente e alla completa mercé di un'inflazione galoppante, la più alta dal 1996. E per questo non si può che "ringraziare" Prodi. A marzo infatti l'inflazione è andata oltre ogni previsione, +3,3% rispetto allo stesso mese del 2007, +0,5% l'andamento sul mese precedente. In febbraio il costo della vita era cresciuto "solo" del 2,9% sui dodici mesi e dello 0,2% rispetto a gennaio. La nuova fiammata dei prezzi, certificata dall'Istat, rischia di costare alle famiglie tra i 1.200 e i 1.300 euro in più. Una maxi-stangata pagata prevalentemente dalle famiglie più povere. Infatti a crescere di più sono proprio i prezzi dei generi di base, necessari alla vita di tutti i giorni. Una quota di spesa non solo difficilmente tagliabile, ma che sui bassi redditi ha un impatto percentualmente maggiore rispetto a quelli medio-alti. Qualche esempio: il pane è aumentato su base annua del 12,3%, la pasta del 17%, il latte del 10,5%, la carne del 4%, gli ortaggi del 4,8% la frutta del 5,8%. La voce "alimentari" è aumentata nel suo complesso del 5,5% in un anno. Ancor più salato il prezzo dei prodotti legati al petrolio. Per quanto riguarda il capitolo energia complessivamente gli aumenti segnano un +9,8% tendenziale. In particolare il gasolio ha segnato un +4,8% in un solo mese, mentre rispetto al marzo 2007 è aumentato del 20,2%. La benzina è aumentata in 12 mesi del 13,2% e il Gpl del 21%. E poi ci sono le bollette: con adeguamenti in bolletta scattati il 1° di aprile, il gas metano è rincarato del 4,2% (circa 40 euro annui di spesa in più per famiglia) e la luce è aumentata del 4,1% (circa 18 euro annui in più). E le cose rischiano di andare ancora peggio. Lo conferma il netto aumento dei prezzi alla produzione, che a febbraio, trascinati dai costi per l'energia, hanno registrato un rialzo del 5,7%. Una situazione questa che sta gettando sul lastrico e mettendo alla fame milioni di famiglie a reddito basso, in particolare quelle guidate da pensionati e anziani, che in circa il 18% dei casi deve far conto su un reddito inferiore ai mille euro. Mentre il potere di acquisto dei salari, come ha denunciato un recente studio dell'Ires-Cgil, in soli cinque anni, dal 2002 al 2007, è calato di ben 1.900 euro di cui 1.210 di riduzione di potere d'acquisto e il resto di mancata restituzione del fiscal-drag. Una situazione talmente grave da indurre a una sortita demagogica il presidente della Repubblica, il rinnegato Giorgio Napolitano, che solo ora col governo Prodi ormai con le valige in mano, si "accorge" che il paese ha "un problema di un livello inadeguato delle retribuzioni di tutti i lavoratori, in particolare quelli dell'industria", e che "una retribuzione essenziale è fondamentale per garantire una vita libera e dignitosa". Ma da quando è stato eletto, se ne accorge solo ora? 23 aprile 2008 |