Per tangenti legate all'Ente nazionale per l'aviazione civile Arrestato Pronzato (PD), ex consulente di Bersani Coinvolto Morichini, sodale di D'Alema. Tirata in ballo anche la governatrice (PD) dell'Umbria Marini Il 28 giugno su ordine della procura di Roma che lo accusa di corruzione e turbativa d'asta nell'ambito dell'inchiesta condotta dal Pubblico ministero (Pm) Paolo Ielo inerente l'appalto dei voli di collegamento tra Roma Urbe, Firenze, Pisa e l'Isola d'Elba del valore di 1,5 milioni di euro, è stato arrestato Franco Pronzato: consigliere di amministrazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), boss dalemiano del PD genovese, ex consulente di Pier Luigi Bersani al ministero dei Trasporti, socio fondatore dell'associazione Maestrale del governatore Claudio Burlando, consigliere dell'aeroporto Colombo e amministratore di Interconsult, società leader nel settore legata alla Italbrokers di Franco Lazzarini (l'amico fraterno di D'alema e Burlando, pezzo grosso del grande sistema italiano di brokeraggio assicurativo, che ha siglato lauti contratti con Camera, Senato, Corpo dei Vigili del Fuoco, Fincantieri, parte di Finmeccanica e Anas. Coinvolto il PD Ad incastrare Pronzato è stato Vincenzo Morichini che da circa un mese collabora attivamente con gli inquirenti e per il momento figura solo nell'elenco degli indagati. Morichini: sodale di D'Alema, cointestatario della sua prima barca, "Ikarus", titolare della "Soluzioni di Business srl" (Sdb) che aveva come amministratore Massimo Bologna, cugino di D'Alema, ha ammesso che: "Per mantenere un rapporto che facilitasse la soluzione dei problemi che Rotkopf Aviation Italia poteva incontrare nei rapporti con l'Ente Nazionale Aviazione Civile, Enac, proposi a Paganelli di erogare gratifiche a Pronzato. Paganelli accettò ed effettivamente consegnai a Pronzato 40 mila euro in due tranches da 20 mila euro l'una. Pronzato, di tali somme, mi diede la metà: 10 mila euro la prima volta, 10 mila euro la seconda". Morichini nelle scorse settimane era già stato indagato per frode fiscale per un giro di false fatturazioni e per il pagamento di tangenti per la concessione di appalti da parte di alcuni enti pubblici. Inoltre il suo nome, insieme a quello di altri politici e manager targati PD come ad esempio Roberto De Santis, soprannominato "il banchiere di D'Alema" e Franco Mariani (socio di Pronzato, dalemiano oggi in Puglia al Porto di Bari) compare in una indagine della Squadra Mobile di Roma che se ne occupò nell'ambito di un'indagine per favoreggiamento della prostituzione che portò alla luce il giro di festini organizzati in un attico di piazza del Colosseo dove si ritrovavano i vip del "centro-sinistra" fra cui quasi tutti i protagonisti di questa inchiesta. Tangenti al 5% Oltre al gruppo Paganelli dalle indagini emerge un secondo finanziatore occulto. Si tratta di Pio Piccini, l'imprenditore delle telecomunicazioni finito in galera per la bancarotta di Omega. Davanti ai giudici Piccini ha ricostruito il sistema di finanziamento illecito basato sulla "Sdb" di Morichini che ha come beneficiario anche la "prestigiosa" Fondazione ItalianiEuropei di D'Alema che vanta tra i suoi fondatori ben due capi di Stato, Napolitano e Ciampi. Il sospetto è che Piccini avrebbe stretto un patto con Morichini per finanziare il PD e la fondazione ItalianiEuropei di D'Alema in cambio di "commesse" da Finmeccanica. Secondo il patto l'importo dei "finanziamenti" doveva essere pari al 5% del totale dei fatturati ottenuti grazie a Morichini con Finmeccanica. L'obiettivo dichiarato da Piccini, che aveva già versato 30 mila euro registrati alla Fondazione ItalianiEuropei, era quello di ottenere un subappalto di 8 milioni di euro all'anno nel settore delle intercettazioni. Mentre Morichini, grazie ai suoi appoggi politici e in particolare col vertice del PD, distribuiva appalti e fungeva da collettore per le tangenti. Per questo motivo, molti altri imprenditori accettavano di siglare con lui contratti di consulenza nei quali era previsto il pagamento di somme importanti alla "Sdb". Il "pizzino" Paganelli, per esempio, ha pagato 89 mila e 900 euro alla società di Morichini. E, in questo quadro, i contributi dati alla Fondazione di D'Alema servivano come un ulteriore strumento per avere una corsia preferenziale negli appalti pubblici. A conferma dell'impianto accusatorio il Giudice per le indagini preliminari (Gip) Elvira Tamburello nell'ordinanza di arresto fa riferimento fra l'altro al famigerato "pizzino" sequestrato nell'ufficio della Foretec dei Paganelli. Si tratta di "un appunto manoscritto" che elimina "ogni residuo dubbio, recante nomi e cifre. In tale elenco - scrive il Gip - compare, tra gli altri, il nome del Pronzato che reca accanto l'indicazione della cifra 40.000". Inoltre, conclude il Gip: "le dichiarazioni di Piccini, quelle di Morichini, le conversazioni intercettate fino ai documenti sequestrati" convergono tutti "a indicare come del tutto verosimile ed anzi probabile l'ipotesi accusatoria, che cioè si sia in presenza di una prassi diffusa di ricorso al meccanismo della corruzione ad esponenti delle istituzioni e della politica". Nel "pizzino" sono appuntati i nomi di vari politici e esponenti istituzionali e relative cifre elargite in loro favore per un valore complessivo che si aggira intorno ai 200 mila euro. Fra i beneficiari spiccano fra gli altri la governatrice dell'Umbria Catiuscia Marini con accanto l'importo di 20 mila euro e l'europarlamentare Roberto Gualtieri, altro dalemiano che fa parte del comitato di indirizzo di ItalianiEuropei. All'assalto dell'Umbria Non a caso uno dei nuovi filoni d'inchiesta è basato proprio sull'ipotesi che il "modello Enac" sia stato replicato con altri Enti in cui il PD ha piazzato i suoi uomini, a cominciare ad esempio dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse) e che, come ha dichiarato Piccini: "La parte interessante era l'Umbria, dove si potevano portare e clonare le stesse attività che erano state fatte per la Regione Lombardia e a tal proposito Morichini mi presenta il dottor Adolfo Orsini" (manager pubblico dell'agenzia regionale agricola ARUSIA, ma anche socio privato di Morichini). Il riferimento di Piccini riguarda l'appalto per informatizzare le cartelle cliniche già realizzato in Lombardia da esportare in Umbria e da estendere eventualmente in altri settori ottenendo altri lauti appalti ad esempio in campo agricolo ed energetico. In questo quadro rientrano i "contributi" che, su suggerimento di Valentino Valentini, segretario della governatrice Marini, l'imprenditore avrebbe dovuto versare al festival Umbria Jazz. Mentre Paganelli, che già una settimana fa aveva confermato al Gip di avere pagato mazzette per vincere la gara dell'Enac per il collegamento con l'isola d'Elba e aveva precisato che i 5 passaggi aerei offerti a Massimo D'Alema nel 2010 sono stati annotati come crediti da pagare e dunque non gratuiti, il 5 luglio è stato nuovamente ascoltato dai giudici per chiarire proprio il contenuto del "pizzino". Quattro ore di interrogatorio nel carcere di Regina Coeli a Roma durante le quali Paganelli ha messo a verbale nomi nuovi e raccontato fatti inediti sui suoi torbidi rapporti con la politica e con il vertice del PD in particolare che nei prossimi giorni potrebbero portare nuovi e inquietanti sviluppi nell'inchiesta. Non a caso il Pm Ielo ha secretato le risposte dell'imprenditore romano inerenti la sua contabilità parallela nella quale aveva annotato tutti i pagamenti in nero elargiti a politici ed enti per un importo totale di circa 200 mila euro. Il sistema di finanziamento occulto del PD Insomma, sottolineano i giudici, la sensazione è che ci si trovi di fronte a un vero e proprio sistema di finanziamento occulto della politica. E che anche i due versamenti per complessivi 30 mila euro alla Fondazione ItalianiEuropei di Massimo D'Alema sono a dir poco sospetti in quanto elargiti dallo stesso imprenditore, Paganelli, che contemporaneamente corrompeva il responsabile trasporto aereo del PD per ottenere un atto contrario ai suoi doveri di ufficio. Non a caso dalle intercettazioni emerge che Paganelli era interessato anche ai voli verso Lampedusa, Bergamo e, appunto, l'Umbria. Mentre Pronzato contatta i dirigenti dello scalo lombardo e per l'Umbria si rivolge a Morichini e al telefono dice: "Adesso chiudiamo anche l'aereo in Umbria". Non solo. Risulta anche che i legami fra il PD e l'aeroporto dell'Elba non si limitano all'affare Rotkopf. Lo scalo di Marina di Campo è infatti controllato dalla società Alatoscana, che a sua volta fa capo alla Regione Toscana ("centro-sinistra"). E nell'ordinanza di arresto del manager Enac si legge: "Pronzato non mancava di sottolineare i buoni uffici di Paganelli con la Regione Toscana". 13 luglio 2011 |