La RPDC risponde con l'artiglieria alle provocazioni militari del Sud Corea Provocatorie manovre militari congiunte Stati Uniti-Corea del Sud Con un comunicato diffuso il 23 novembre scorso, il comando delle forze armate della Repubblica Democratica Popolare di Corea (Rpdc) denunciava che "il nemico sudcoreano malgrado i nostri avvertimenti ripetuti, ha commesso provocazioni militari procedendo a tiri di artiglieria contro il nostro territorio marittimo nei pressi dell'isola di Yeonpyeong", perciò l'esercito nordcoreano aveva risposto con tiri di artiglieria e "continuerà senza esitazioni i suoi attacchi militari se il nemico sudcoreano osa invadere il nostro territorio". Almeno 50 colpi d'artiglieria nordcoreana avevano colpito la base militare sull'isola e alcune case limitrofe causando la morte di due soldati e il ferimento di altri quindici; due morti e tre feriti anche tra la popolazione civile per i quali il governo di Pyongyang si è scusato. Per il regime di Seul si è trattato di un attacco premeditato da parte della Corea del Nord in aperta violazione dell'armistizio del 1953, che mise fine alla guerra di aggressione imperialista guidata dagli Usa alla Corea. E non seguito da un trattato di pace per cui Pyongyang e Seul sono formalmente ancora in guerra. La versione sudcoreana è stata sostenuta e rilanciata dai paesi imperialisti con in testa gli Usa. Da sottolineare che al momento dello scontro era in corso nell'area un'esercitazione navale della marina di Seul, le manovre denominate "Hoguk Exercise", una delle tre principali esercitazioni annuali di difesa con la partecipazione di circa 70.000 militari. Svolte in quelle acque che Seul considera sotto la sua giurisdizione secondo una linea di confine che il governo di Pyongyang non riconosce e che sono già state teatro di almeno due scontri armati nel 1999 e nel 2002. La tensione nell'area è cresciuta nei giorni seguenti dopo la dichiarazione di Obama che, una volta ribadito che "la Corea del Sud è uno dei nostri alleati più importanti e gli Stati Uniti sono impegnati nella sua sicurezza", annunciava l'invio della portaerei a propulsione nucleare George Washington verso il Mar Giallo dove dal 28 novembre partecipava a manovre militari congiunte tra Usa e la Corea del Sud. "Si tratta di esercitazioni di natura difensiva", dichiarava il comando delle forze americane in Corea del Sud ma era una nuova evidente provocazione verso la Rpdc. Contro le manovre congiunte Usa-Corea del Sud si pronunciava anche il ministero degli esteri cinese che sottolineava come le manovre si svolgono "senza autorizzazione nella zona economica speciale della Cina", una delle aree marittime tra la penisola coreana e la Cina su cui Pechino rivendica diritti speciali per l'esplorazione e lo sfruttamenteo delle riserve naturali. La Rpdc rispondeva piazzando missili sulle rampe di lancio sulle coste del Mar Giallo e denunciava che queste esercitazioni militari "degli imperialisti americani e del loro burattino guerrafondaio sudcoreano" erano dirette contro la Corea del Nord e affermava che "la situazione della penisola coreana si avvicina all'orlo della guerra a causa del progetto imprudente di questi esagitati con il dito sul grilletto". E si diceva pronta a reagire se la sua sovranità fosse stata violata. 1 dicembre 2010 |