Grave provocazione de ``La Nazione'' contro il PMLI
I neofascisti istigano il
governo a colpire il PMLI per terrorismo
A un mese esatto dall'assassinio di Carlo
Giuliani e mentre la magistratura sta inviando i primi avvisi di garanzia per reati
commessi nelle giornate di Genova, il quotidiano La Nazione ha improvvisamente
rotto la congiura del silenzio riservata dai mass media di regime al nostro Partito con un
articolo apparso in sesta pagina, a firma di tale Giorgio Guidelli, dal titolo ``Il
terrorismo debutta in rete'', che esordisce così: ``Un clic sinistro. E si scova
la bomba... Ma c'è solo un clic tra il dire e il fare (scoppiare)''.
Dopo essersi soffermato minuziosamente nella descrizione dei ``siti che insegnano come
confezionare ordigni e istigano alla lotta armata'', il sicofante Guidelli continua
così: ``Dall'azione alla parola. Il Pmli (sigla che sta per Partito Marxista
Leninista Italiano) ha spruzzato in rete un brodo ideologico che parla di 'golpe'
come `occasione non ricercata dal proletariato, ma che gli offre la borghesia per
realizzare l'abbattimento del capitalismo'. Il passaggio non sarà indolore ma 'solo
con la forza del fucile', 'le lotte di strada, l'occupazione dei centri
nevralgici e l'erezione di barricate' allo scopo di 'distruggere radicalmente la
macchina statale borghese'''.
C'è da rimanere allibiti. Ma come? noi che non esistiamo per i mezzi d'informazione
borghesi, né quando partecipiamo a manifestazioni pubbliche e di piazza, né quando con i
nostri documenti e comunicati stampa denunciamo il capitalismo e il suo governo
neofascista, d'improvviso siamo evocati come dei demoni rossi da scacciare e annientare.
Noi marxisti-leninisti, che lor signori temono al punto da storpiarcene malamente persino
il nome e la sigla, questa volta siamo additati con scientifica esattezza, come si
trattasse di una foto segnaletica.
E che dire poi della fonte da cui sono tratte le velenose citazioni? Credete che si
riferiscano ai tanti e tanti documenti con cui il nostro Partito ha stigmatizzato il
governo assassino del neoduce Berlusconi invocandone le dimissioni all'indomani delle
manifestazioni anti G8 di Genova, a cui ha partecipato, e in precedenza gli aveva
dichiarato guerra totale in nome dell'Italia unita, rossa e socialista? Niente di tutto
questo. Sono tratte nientemeno che dal Programma generale del PMLI dell'aprile 1977, là
dove indica la via da seguire in caso di golpe fascista.
Ecco come i neofascisti della carta stampata scientificamente disinformano, assimilando i
marxisti-leninisti agli anarchici e ai bombaroli, e li demonizzano per isolarli e
estrometterli dal movimento antimperialista, e altrettanto scientificamente istigano il
governo del neoduce Berlusconi, la sua polizia e la sua magistratura a non indugiare oltre
e a intervenire al più presto per perseguire, incriminare e condannare il PMLI per
terrorismo.
Che non si sia trattato di uno spiacevolissimo scivolone ma di una provocazione
propagandistica degna di Goebbels, studiata a tavolino dal quotidiano nero di Riffeser
diretto dall'ex parlamentare di Forza Italia, l'anticomunista storico Umberto Cecchi, è
confermato dal silenzio tombale con cui costui ha risposto alla richiesta dell'Ufficio
stampa del PMLI di pubblicare questa smentita:
"Consideriamo un'infamia e una grave provocazione, oltreché una studiata
disinformazione, aver inserito il PMLI tra le organizzazioni che istigano al terrorismo.
Ci riferiamo all'articolo di Giorgio Guidelli dal titolo ``Il terrorismo debutta in rete''
(``La Nazione'' del 20 agosto).
è facile pensare che il vostro intento inconfessato sia quello di istigare il governo a
colpire il PMLI per terrorismo. Non è infatti la prima volta che ci tentate. E non solo
voi.
Il PMLI da sempre ha condannato il cosiddetto ``terrorismo rosso'', considerandolo uno
strumento della parte più reazionaria e fascista della classe dominante borghese e nemico
giurato della classe operaia, della rivoluzione proletaria e del socialismo. ``La
Nazione'' lo sa bene conoscendoci alla perfezione, pur non pubblicando mai i nostri
comunicati contro il terrorismo che le inviamo regolarmente. Accadrà lo stesso anche per
questa denuncia?"
Fin da quando abbiamo fatto i nostri primi passi come marxisti-leninisti la borghesia nera
ha ripetutamente tentato di coinvolgerci nel terrorismo cosiddetto ``rosso'' ma si è
regolarmente rotta le corna. Ultimi due in ordine di tempo ricordiamo i tentativi compiuti
da Sgherri e Gianni Cipriani sulle pagine de ``l'Unità'' e l'ultimo, velenosissimo, da
Maria Antonietta Calabrò, allora esperta su questioni del terrorismo del ``Corriere della
Sera'' e ora strettissima collaboratrice del presidente del Senato, il forzista Pera. La
quale con un articolo sul quotidiano di via Solferino aveva malamente tentato il 18 maggio
dello scorso anno di coinvolgerci nel delitto D'Antona e pertanto si è beccata una nostra
querela insieme al suo direttore De Bortoli.
Ne dobbiamo concludere che la stampa di regime oggi è stata irreggimentata dal neoduce
Berlusconi esattamente come accadde 75 anni fa con Mussolini.
Un'altra altrettanto grave provocazione abbiamo ricevuto il 28 agosto dal ``Partito
Nazional Fascista (rivive)'' per posta prioritaria presso la sede di Milano. Nel foglio
scritto a mano si minaccia di morte il Partito.
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