Un frutto avvelenato del regime neofascista Pugni reazionari 10 ottobre, periferia sud di Milano: un tassista che ha investito un cane viene aggredito a pugni e calci dalla padrona dell'animale, dal fratello e dal fidanzato di lei e forse anche da altre persone, e finisce in coma all'ospedale. Nonostante che all'episodio abbiano assistito decine di persone in pochissimi accettano di testimoniare, anche perché a uno di loro bruciano l'auto e minacciano e aggrediscono anche il fotografo che tenta di fotografarla. I tre vengono arrestati e il tassista è tuttora in prognosi riservata. Subito, come neri avvoltoi, il razzista Salvini e il neofascista vicesindaco De Corato si mettono ad invocare il permesso ai tassisti di viaggiare armati. 12 ottobre, stazione Anagnina della metropolitana di Roma: un'infermiera rumena ha un diverbio con un giovane per una coda non rispettata alla biglietteria; l'uomo, pare un ex pugile, le sferra un tremendo pugno in faccia che la fa cadere e sbattere la testa, riducendola in coma. Diverse persone che assistono al fatto si allontanano senza intervenire e passano alcuni minuti prima che qualcuno la soccorra. Pochi giorni dopo la donna muore all'ospedale e l'uomo, prima agli arresti domiciliari per lesioni, finisce in prigione per omicidio preterintenzionale. Questa la nuda cronaca di due agghiaccianti episodi di violenza che sono solo gli ultimi di un interminabile e quasi quotidiano stillicidio, ma che hanno particolarmente colpito l'opinione pubblica per la quasi contemporaneità e per alcune analogie: tutt'e due le vittime finite in coma per dei pugni, in seguito a un'esplosione di violenza improvvisa e gratuita, provocata da motivi banali. E in entrambi i casi una reazione sconcertante della gente che ha assistito ai tremendi episodi; reazione descritta nelle cronache come una sorta di omertà collettiva, nel caso del quartiere di Milano dove è avvenuto il pestaggio del tassista, e di indifferenza collettiva nel caso dell'aggressione nella metropolitana di Roma. A ben guardare, le cronache dei giornali e telegiornali mettono in risalto molto di più la seconda analogia che la prima, quasi che l'aspetto della presunta omertà o indifferenza della gente prevalga di gran lunga, nei mass-media, su quello dell'aggressività e della violenza, considerate ormai quasi fenomeni fisiologici e scontati. Non si interrogano cioè sulle cause dell'aggressività e della violenza, ma preferiscono spostare l'attenzione sulla reazione della gente, giudicata omertosa o indifferente, e scambiando così l'effetto con la causa della violenza stessa. Invece è necessario ragionare sui fatti e riportare le cose alle loro giuste proporzioni. La reazione della gente, per quanto possa sembrare sconcertante, è solo una conseguenza della paura. Paura ormai endemica perché sedimentata a livello di massa dalla sensazione diffusa che la sopraffazione e la legge del più forte la facciano da padrone in questa società. Come in effetti è e come la realtà dei fatti ci conferma ogni giorno. Il vero problema allora è: perché si è potuta produrre questa situazione di imbarbarimento diffuso in cui la sopraffazione del più forte sul più debole non solo sembra dilagare nella società senza trovare un argine ma addirittura risulta diventata un "valore" di questo regime neofascista? Il cuore del problema sta nel regime neofascista imperante e che permea di sé tutta la società, modellandola a sua immagine e somiglianza. Da lì e solo da lì hanno origine anche l'imbarbarimento dei rapporti sociali la violenza. È il regime neofascista, che oggi ha in Berlusconi il suo nuovo Mussolini, che esalta e fomenta l'individualismo, l'egoismo esasperato, il razzismo, l'arrivismo, la legge del più forte e il disprezzo per i più deboli e i "diversi": a cominciare dall'alto, dalla sfera politica, e via via in cascata fin nei più minuti rapporti sociali. Il leghismo, altro frutto avvelenato del regime neofascista, ci aggiunge il razzismo e la xenofobia. La miseria, l'abbandono e il degrado crescenti in cui sono costrette a vivere le masse in periferie urbane sempre più inumane e alienanti fanno il resto. È proprio di tutto questo che il regime neofascista si nutre e su cui fa leva per estendere e rafforzare il suo dominio e controllo sociale. Da una parte nutre nel suo seno e fomenta nella società l'imbarbarimento e la violenza. Dall'altra sfrutta la paura, il disagio e l'esasperazione che ciò provoca nelle masse, che si sentono indifese e abbandonate a sé stesse in ambienti sempre più invivibili, degradati e violenti, per rafforzarsi facendo passare provvedimenti sempre più repressivi, razzisti e fascisti. Infatti il regime neofascista sfrutta gli episodi di violenza che si verificano con sempre maggiore frequenza amplificandoli o minimizzandoli a suo piacimento, secondo che gli servano per fomentare la paura nelle masse o viceversa per dare un'immagine edulcorata e rassicurante di sé stesso. Ecco per esempio come il ministro dell'Interno, il nazista Maroni, ha commentato l'episodio dell'infermiera rumena morta per un pugno: "Non c'è meno sicurezza perché a Roma è accaduto il grave episodio della donna romena gettata in terra alla stazione. È stato un banalissimo litigio, la ripetizione di quelle immagini può far pensare che atti di violenza possano accadere in una stazione pulita, non degradata, in pieno giorno, una sensazione che non c'entra nulla con la sicurezza". Si può immaginare quali ben più bellicose e meno tranquillizzanti dichiarazioni avrebbe fatto il ministro se le parti fossero state invertite e a morire fosse stata un'italiana a causa di uno straniero! È fuorviante e inutile, quindi, prendersela con la gente perché reagisce con paura alla sopraffazione e ai soprusi quando c'è chi fa di tutto per provocare e alimentare ad arte questa paura per sfruttarla a sostegno del suo potere e del regime neofascista. È giusto invece denunciare e combattere il regime neofascista, che è all'origine di ciò, e pertanto occorre cominciare col buttare giù il neoduce Berlusconi che ne è il vertice. Serve dunque un nuovo 25 Aprile, per abbattere con la lotta di massa e di piazza il nuovo Mussolini e squarciare il clima di violenza, paura e imbarbarimento sociale in cui ha precipitato il Paese. 20 ottobre 2010 |