Nel discorso alla Camera del 3 gennaio 1925 (testo integrale del discorso)
Quando Mussolini dichiarò l'aperta dittatura fascista
La lezione di allora non è stata ancora capita dalla "sinistra" borghese di fronte al nuovo Mussolini, Berlusconi


Il 3 gennaio 1925 Mussolini, ancora formalmente presidente del Consiglio di un governo votato dal parlamento, si recava alla Camera per tenervi un discorso in cui annunciava praticamente la nascita della dittatura fascista. Questa data segna quindi il passaggio definitivo e completo dal vecchio Stato parlamentare liberale formatosi con l'unità d'Italia al regime fascista, che durerà ininterrottamente per i successivi 20 anni scrivendo una delle pagine più infami, tragiche e buie della nostra storia.
Mussolini arrivava a questo appuntamento al culmine di una situazione assai delicata per le sorti del suo governo e del movimento fascista che l'aveva portato al potere con la marcia su Roma del 28 ottobre '22. Nel giugno 1924 il rapimento e l'uccisione di Giacomo Matteotti, per mano di una squadraccia fascista che, come emergerà dalle inchieste della stampa, agiva ai suoi diretti ordini, aveva scosso profondamente l'opinione pubblica e minato la credibilità del fascismo nel Paese.
L'opposizione parlamentare (liberali amendoliani, cattolici popolari, socialdemocratici turatiani e revisionisti del PCd'I) non seppe però approfittare della situazione favorevole e non mobilitò le masse per dare la spallata al governo, confidando più che altro su un ipotetico intervento del re e sull'abbandono per protesta del parlamento, il cosiddetto Aventino. Ci si illudeva, insomma, che Mussolini e il suo governo stessero per cadere da soli, che il fascismo fosse nient'altro che una brutta "parentesi" (come l'ebbe poi ad archiviare storicamente Benedetto Croce, che inizialmente l'appoggiò); una parentesi che presto le forze che se ne erano servite per bloccare la rivoluzione proletaria - la monarchia e le classi possidenti - si sarebbero affrettate a chiudere per tornare alla legalità dello Stato parlamentare.
E questa illusione accomunava sia la destra che la sinistra dell'opposizione. Tanto che se Amendola tentava ripetutamente ma invano di convincere Vittorio Emanuele III a dimettere Mussolini, ottenendone sempre un netto rifiuto, Gramsci non si faceva meno illusioni, come dimostra questo suo giudizio "sulla crisi italiana" espresso il 13 agosto 1924 davanti al CC del PCd'I: "L'ondata di sdegno suscitata dal delitto Matteotti - scriveva nella relazione - sorprese il partito fascista che rabbrividì di panico e si perdette (...), da quel momento il regime fascista è entrato in agonia, esso è sorretto ancora dalle forze cosiddette fiancheggiatrici, ma è sorretto così come la corda sostiene l'impiccato".
Questa grave miopia e indecisione dell'opposizione aventiniana consentì a Mussolini di riprendere gradualmente in mano la situazione tagliando qualche testa tra i fascisti più compromessi col delitto Matteotti e con qualche rimpasto nel suo governo, anche perché i suoi veri sostenitori - il re, il Vaticano, il grande capitale finanziario e industriale e gli agrari - continuavano ad appoggiarlo e ad incoraggiarlo ad andare fino in fondo e con qualsiasi mezzo nell'azione per ripristinare l'"ordine" e la "pace" sociale.

Dittatura fascista aperta
Fu così che forte di questo appoggio e della debolezza dei suoi avversari, lungi dal dimettersi come sperava l'opposizione, Mussolini vibrò il colpo finale con il discorso del 3 gennaio 1925 alla Camera, in cui si assunse in pieno la responsabilità del delitto Matteotti e delle violenze fasciste e ne annunciò anzi di nuove, fino ad arrivare alla dittatura fascista aperta.
In questo discorso Mussolini alterna sapientemente le blandizie alle minacce, ricorda alla borghesia che senza il fascismo potrebbe succederle come in Russia, deride chi lo accusa di aver ordito il delitto Matteotti presentandosi invece come colui che più di tutti vuole "che ci sia la pace per il popolo italiano", si pavoneggia come il più intelligente e coraggioso del Paese, si erge addirittura, insieme al suo movimento, a perseguitato e vittima ("nelle carceri ci sono ancora oggi centinaia di fascisti"), lancia velate allusioni di correo alla monarchia e ai governi precedenti (la "questione morale"). Infine getta del tutto la maschera e rivela il suo vero volto dittatoriale e terrorista, arringando i suoi con l'arrogante rivendicazione dei misfatti del fascismo e minacciando anzi di togliergli il guinzaglio e scatenare tutta la sua violenza ("Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili - tuona il duce d'Italia - la soluzione è la forza"), così da imporre in quarantotto ore nel Paese la "pace", la "tranquillità" e la "calma laboriosa".
Cosa che sarà attuata puntualmente fin dall'indomani e nei mesi a seguire con la chiusura e lo scioglimento delle sedi dei partiti, dei circoli e delle associazioni considerate "sovversive" o semplicemente "sospette", il sequestro di giornali e la sostituzione delle direzioni, gli arresti illegali, i pestaggi e l'eliminazione fisica ai danni degli oppositori al fascismo, seguiti poi dai tribunali speciali, il confino e l'esilio degli antifascisti. Il 24 dicembre di quello stesso anno Mussolini otterrà dalla Camera i pieni poteri politici, che aveva già rivendicato nel '22 ottenendoli allora solo in campo economico. Egli non è più presidente del Consiglio ma capo del governo, non più soggetto al parlamento ma soltanto al re. Nomina e revoca personalmente i ministri, decide le priorità in parlamento e può emanare direttamente leggi senza approvazione delle Camere. In pratica è la soppressione del parlamento e l'inizio della dittatura fascista.

Il nuovo regime mussoliniano
Tutto questo non ci ricorda sinistramente qualcosa? Non ci rimanda direttamente alla controriforma neofascista, presidenzialista e federalista della Costituzione, modellata sul "piano di rinascita democratica" e lo "schema R" della P2, che Berlusconi vuole imporre in tutti modi, e che gli darebbe i pieni poteri come a Mussolini? E la grave sottovalutazione del neoduce Berlusconi e del suo governo neofascista, l'illusione che cadano da soli per effetto di discordie interne alla Casa del fascio, l'affidarsi oggi a Ciampi come ieri al re e a un parlamento ormai completamente esautorato e dominato dai neofascisti, di cui sta dando prova la "sinistra" borghese, non ci ricordano con altrettanta impressionante analogia il comportamento miope, opportunista e fallimentare dell'opposizione aventiniana nei confronti di Mussolini?
La "sinistra" borghese si ostina a negare che viviamo in un regime e che Berlusconi sia il nuovo Mussolini. Anzi, appena qualcuno si azzarda ad avanzare un parallelismo tra questi due personaggi, lo rimbecca e lo isola abbandonandolo agli attacchi forsennati dei mastini del neoduce finché l'incauto non è costretto a rimangiarsi tutto, come è successo di recente al poeta e senatore a vita Mario Luzi. Appena pochi giorni fa il quotidiano trotzkista "il manifesto", ironizzando sul "perdono" di Berlusconi al giovane che compiendo una bravata lo aveva colpito in piazza Navona ("Un treppiede contro Sua Maestà", il titolo dell'articolo), insisteva con la tesi opportunista che "questo non è un regime, sta diventando una monarchia".
Che cosa ci vuole ancora, per la "sinistra borghese", per riconoscere nell'attuale stato di cose i segni del regime e nel personaggio Berlusconi i tratti inconfondibili di Mussolini? I manganelli e l'olio di ricino, i tribunali speciali e l'Ovra? Ma è evidente che il fascismo non è così stupido da ripresentarsi con le stesse odiose fattezze ormai ben note al popolo italiano, e cercherà di camuffarsi sotto nuove forme, metodi e vessilli. Per riconoscerlo basterebbe però guardare la sostanza politica delle cose, senza i paraocchi del riformismo, del parlamentarismo e del legalitarismo borghesi.

Analogie impressionanti
E allora emergerebbe una sfilza impressionante di analogie tra il regime di Berlusconi e quello di Mussolini. Come nel 1925 il parlamento è ormai quasi del tutto esautorato, completamente in balìa dalla Casa del fascio e ridotto a sfornare a comando le leggi decise dal neoduce e dalla sua cricca fascista, razzista, secessionista e mafiosa. Come allora l'opposizione di cartone si è ridotta a implorare gli interventi di Ciampi per fermarlo, senza capire che Ciampi è il nuovo Vittorio Emanuele III, che gli firma tutti i provvedimenti (o al massimo glieli respinge solo in parte, dandogli così modo di rattopparli e ripresentarli rapidamente), e copre col suo ossessivo nazionalismo patriottardo le sue decisioni più guerrafondaie e interventiste, come l'intervento illegale e anticostituzionale in Iraq.
La magistratura sta per essere imbavagliata e assoggettata al governo, esattamente come nel ventennio fascista, mentre la stragrande maggioranza dei mezzi di informazione lo è già da tempo, anzi è addirittura in gran parte di proprietà o direttamente controllata dal neoduce. Cosa manca ancora? Solo il presidenzialismo, ma anche questo non tarderà ad arrivare con la controriforma piduista della Costituzione. A quel punto non ci sarà più neanche bisogno di manganelli e olio di ricino; che comunque sono sempre pronti, come hanno già sperimentato sulla loro pelle i manifestanti no-global massacrati dalla polizia di regime a Genova.
Ma la "sinistra" borghese non ha imparato nulla dalla lezione della storia, e continua a ripetere gli stessi sciagurati errori. Come allora ha paura di mobilitare le piazze per buttare giù il nuovo Mussolini, per non infrangere la sacra legalità borghese. Preferisce illudersi su un Berlusconi ormai in "declino", se non addirittura "finito", e su un'improbabile implosione della maggioranza sempre data per imminente, ma che non arriva mai. E punta tutte le sue carte sulla prossima tornata elettorale per mandarlo a casa, dimenticando che egli non solo è al governo e perciò ha il coltello dalla parte del manico, ma controlla tutto il sistema dell'informazione e dispone di fondi illimitati, cosa che gli ha già fruttato due vittorie elettorali. Se poi riuscirà anche a far approvare le "riforme" della par condicio e della legge elettorale, sarà ben difficile scalzarlo per questa via.

Buttarlo giù subito
Berlusconi e il suo governo neofascista vanno quindi buttati giù subito, con una o più spallate della piazza, prima che con la controriforma fascista della Costituzione che divide l'Italia in 20 staterelli e assegna poteri mussoliniani al neoduce, la morsa del regime berlusconiano finisca di stringersi alla gola del Paese. Purtroppo non c'è molto da contare sulla "sinistra" borghese, finché si rifiuta di ammettere che Berlusconi è il nuovo Mussolini che ha restaurato il fascismo in Italia, anche perché anch'essa è coinvolta fino al collo nella seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista; anzi le ha fatto da apripista con la controriforma federalista del titolo V della Costituzione, senza contare che in questi anni ha condiviso con la destra borghese, pur con metodi diversi, tutta una serie di scelte strategiche neoliberiste, neofasciste, nazionaliste e interventiste.
In ogni caso il PMLI non smetterà mai di lottare e di incitare tutti i sinceri antifascisti e antiberlusconiani ad unirsi per buttare giù il nuovo Mussolini e il suo nero regime.

12 gennaio 2005