Questo calcio è da buttare. Va rifondato A poco più di 5 mesi dalla retata che il 19 dicembre 2011 ha portato in carcere altri 17 indagati fra calciatori e addetti ai lavori implicati a vario titolo nell'ormai sterminata inchiesta "Last bet" sul calcioscommesse coordinata dalla procura di Cremona con accuse che vanno dall'associazione a delinquere all'estorsione, minaccia e tentato inquinamento delle prove; una nuova raffica di arresti, avvisi di garanzia e perquisizioni in Italia e all'estero ordinati sempre dalla procura di Cremona il 28 maggio scorso rischia di travolgere definitivamente il già marcio, corrotto e diseducativo sistema calcistico capitalistico. Diciannove persone sono finite in manette. Dieci riguardano ex giocatori e calciatori di A, B e Lega Pro tra cui spiccano calciatori importanti come Stefano Mauri capitano della Lazio ed ex nazionale, e Omar Milanetto centrocampista del Padova e bandiera del Genoa al momento dei fatti. Agli arresti è finito anche il calciatore dell'Albinoleffe Matteo Gritti; l'ex calciatore Ivan Tisci, il calciatore della Sierra Leone Kewullay Conteh, l'attaccante brasiliano del Grosseto Inacio Joelson e il sampdoriano Christian Bertani. Secondo l'accusa, gli arrestati hanno collaborato con un'organizzazione internazionale con a capo un malavitoso di Singapore ed il gruppo degli slavi che è stato già rivelato nella prima parte delle indagini a giugno e dicembre scorsi. L'accusa per tutti è organizzazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Oltre i diciannove arrestati, tra cui ci sono anche cinque ungheresi, sono finiti nel registro degli indagati il difensore della nazionale Domenico Criscito, destinatario della perquisizione nel ritiro di Coverciano, e Antonio Conte allenatore della Juventus campione d'Italia. Criscito dovrà spiegare delle fotografie che lo vedono insieme a Giuseppe Sculli, anche lui indagato, ad un incontro al quale ha partecipato anche il pregiudicato bosniaco Safet Altic già in carcere da tempo. La partita, in odore di combine è Lazio-Genoa che è la stessa, unitamente a Lecce-Lazio, che ha portato all'arresto di Stefano Mauri. Entrambe le partite sono terminate con il punteggio di 4-2 per la Lazio. Insieme a Criscito risulta indagato anche un altro degli azzurri di Cesare Prandelli; si tratta del difensore della Juventus, Leonardo Bonucci, che all'epoca dei fatti militava nel Bari. La Procura di Cremona lo ha iscritto nel registro degli indagati ma è soltanto un provvedimento formale perchè la documentazione riguardante Bonucci verrà trasferita alla Procura di Bari. Antonio Conte risulta invece coinvolto in merito ad un pareggio aggiustato tra Novara e Siena quando il tecnico era sulla panchina dei toscani. Il Siena ha tra gli indagati anche il presidente Mezzaroma il che fa pensare che per la società toscana possa esserci una responsabilità diretta. Nella stessa situazione del Siena potrebbero esserci anche Lecce, Bari e Novara che rischiano tutte la retrocessione d'ufficio. Anche l'ex giocatore Christian Vieri risulta iscritto nel registro degli indagati della Procura di Cremona nell'ambito dell'inchiesta su calcioscommesse. Il nome di Vieri era stato fatto in relazione alla partita Inter-Lecce del 20 marzo 2011 nella prima fase dell'inchiesta nel corso di una telefonata tra Antonio Bellavista e Ivan Tisci, il cui contenuto è depositato nell'ordinanza con cui il gip Guido Salvini dispone nuovi arresti. Una nota riservata inviata dalla procura di Torino a quella di Cremona potrebbe aprire un nuovo fronte nell'inchiesta sul calcioscommesse. Si tratta di una richiesta firmata dal dottor Cesare Parodi e datata 29-12-2011, nella quale il magistrato chiede al collega cremonese la trasmissione di alcuni documenti che potrebbero interessare il suo ufficio impegnato dal maggio 2011 in una indagine su Gianluigi Buffon, portiere della nazionale e bandiera della Juventus, inerente un giro di scommesse calcistiche da un milione e mezzo di euro. Insomma ce n'è abbastanza per dire che dopo quest'altro clamoroso scandalo, a trent'anni da quello del primo calcio-scommesse e a sei dall'esplosione del bubbone calciopoli, non si tratta solo di qualche "mela marcia", ma è tutto il sistema del calcio capitalistico che è marcio, corrotto e da buttare. Non si tratta di semplici episodi ma di un intero sistema corrotto con partite taroccate, giocatori e arbitri comprati, giornalisti sportivi compiacenti e società disposte a tutto pur di fare profitti, in inquietante contiguità col malaffare e la delinquenza organizzata. Il tutto condizionato dal gioco d'azzardo, dalle scommesse e controllato dalla mafia che coinvolge tutti a cominciare dalla Federcalcio e dalla Lega Calcio fino ai calciatori delle categorie minori passando per le cosiddette "bandiere" della nazionale campione del mondo nel 2006 e club prestigiosi come la Juventus campione d'Italia. Una banda di corrotti a conferma che ormai le società calcistiche sono tutt'altro che delle associazioni sportive che hanno a cuore solo lo sport calcio, ma sono diventate in tutto e per tutto delle aziende capitalistiche, spesso quotate in Borsa, delle macchine di profitto che si alimentano nel sempre più vasto e appetibile serbatoio dei diritti televisivi, settore in cui non a caso Berlusconi fa la parte del leone con il suo impero mediatico e con il possesso diretto di una delle più importanti squadre di calcio. Anzi, a tal punto il mercato calcistico è stato drogato e trasformato in un'industria miliardaria, una tra le prime cinque in Italia ormai, che non solo la corruzione e il malaffare dilagano e continuano nella serie A nonostante lo scandalo calciopoli, ma si estendono, contagiandole con il miraggio di profitti e di arricchimenti facili, pure alle serie minori, che teoricamente dovrebbero essere più vicine allo spirito dilettantistico popolare e meno influenzate dal vorticoso giro di interessi che condiziona il più ricco campionato nazionale. Questo universo è dominato dai più ricchi monopolisti a cominciare da Berlusconi con il Milan, la famiglia Agnelli con la Juventus, il petroliere Moratti con l'Inter, l'industriale Della Valle con la Fiorentina, il produttore cinematografico De Laurentis con il Napoli, che hanno svariate finalità di tipo politico, economico, pubblicitario ma è anche parte integrante di un sottobosco di grandi e piccoli capitalisti e mafiosi che usano spregiudicatamente le squadre di calcio delle serie minori e maggiori per operazioni di speculazione, riciclaggio e pulizia di soldi sporchi grazie alle vergognose leggi e agevolazioni fiscali di cui godono le società calcistiche nella gestione dei loro bilanci. Perciò questo calcio capitalistico marcio, corrotto e diseducativo è irriformabile e va cancellato. Esso va completamente rifondato su basi democratiche e popolari. Un calcio esclusivamente pubblico, senza intrusione diretta o indiretta di privati, gestito direttamente dai tifosi e in cui i giocatori siano pagati con stipendi da lavoratori. Le partite devono essere trasmesse gratuitamente in televisione e i prezzi dei biglietti agli stadi devono essere a prezzi popolari. Come indica il Programma d'azione del PMLI, il sistema sportivo pubblico deve favorire e sviluppare lo sport dilettantistico e non agonistico. Lo sport come diritto inalienabile e occasione formativa per i giovani, per migliorare la qualità della vita di tutti, compresi gli anziani, i disabili, ecc. 13 giugno 2012 |