Nel silenzio complice dei paesi imperialisti Raid aerei israeliani fanno strage di palestinesi 23 morti e 70 feriti. Assassinati due responsabili della resistenza In attesa del via libera agli attacchi contro le centrali nucleari iraniane, l'aviazione sionista si "esercita" negli attacchi di precisione sui membri della resistenza palestinese e nelle missioni massicce contro la popolazione con una serie di raid che solo dal 9 al 12 marzo hanno fatto una strage nella striscia di Gaza; 23 morti e almeno 70 feriti dai missili sparati dai caccia e dai droni, gli aerei senza pilota. Gli F-16 e i droni del boia Netanyahu colpiscono quasi quotidianamente la striscia di Gaza, il lager dove hanno rinchiuso un milione e mezzo di palestinesi, con uno stillicidio di morti e feriti che solo quando diventano un numero consistente richiamano l'attenzione sull'occupazione sionista. Il silenzio complice dei paesi imperialisti è il via libera agli attacchi militari sionisti che colpiscono soprattutto la popolazione, come nel caso degli ultimi raid alla periferia del campo profughi di Jabaliya, a Beit Lahiya. a Sudaniyeh e a Khan Yunis. Nessuna vittima provocavano i razzi palestinesi lanciati verso le città di Gedera, a sud di Tel Aviv e Ashdod. Fra le organizzazioni della resistenza palestinese, la Jihad islamica e i Comitati di resistenza popolare annunciavano il 12 marzo che non accettavano un cessate il fuoco sino a quando proseguiranno i bombardamenti israeliani e esortavano le altre formazioni "ad unirsi alla lotta". La "tregua" nella striscia di Gaza era saltata il 9 marzo in seguito alla decisione del governo Netanyahu di assassinare Zuheir Qaisi, il segretario generale dei Comitati di resistenza popolare, "colpevole" per il regime di Tel Aviv dell'organizzazione dell'attacco dello scorso agosto presso Eilat; in seguito all'attacco della resistenza palestinese contro un pullman di soldati, l'aviazione sionista si scatenò su Gaza e uccisa 14 palestinesi. I Comitati di resistenza popolare della Striscia di Gaza sono stati i protagonisti della cattura in Israele del soldato Gilad Shalit, liberato lo scorso ottobre dopo cinque anni di prigionia a Gaza, in cambio della scarcerazione di migliaia di detenuti palestinesi. Una delle ragioni che hanno spinto i boia di Tel Aviv a dare il via libera all'assassinio "mirato" di Qaisi. Nel corso dei primi raid su Gaza rimaneva ucciso anche un membro del braccio armato della Jihad islamica. I miliziani delle due organizzazioni della resistenza palestinese lanciavano razzi e colpi di mortaio dalla striscia di Gaza contro le città israeliane di Bèer Sheva, Ashdod, Kiryat Malachi, Netivot e Ashkelon e l'aviazione sionista rispondeva con una serie di raid su Gaza che portava all'ennesima strage di palestinesi. Ipocrita e complice il comunicato diffuso dal Quartetto per il Medio Oriente (Russia, Usa, Onu e Ue) nel quale si affermava che "Israele e le milizie palestinesi di Gaza dovrebbero astenersi da azioni provocatorie". Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, impegnato giustamente nella condanna dei massacri di civili in Siria, non riusciva a andare oltre l'espressione della sua "grave preoccupazione" per i civili palestinesi. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton condannava "nei termini più duri il lancio di razzi da Gaza" e esortava "entrambe le parti a compiere ogni sforzo per ristabilire la calma"; con la paura di non essere stato sufficientemente chiaro nel sostegno a Tel Aviv, Obama incaricava una portavoce dell'amministrazione di confermare il pieno sostegno Usa al "diritto all'auto-difesa di Israele". 14 marzo 2012 |