Morti 8 civili Raid militare Usa in Siria La Lega araba condanna la "violazione della sovranità siriana" Damasco denuncia la "criminale e terroristica" aggressione Nel pomeriggio del 27 ottobre scorso quattro elicotteri Usa provenienti dall'Iraq hanno invaso lo spazio aereo siriano e attaccato un edificio nel villaggio di Sukariya, presso la cittadina di Abukamal a otto chilometri dal confine iracheno. Il comando americano in Iraq ha fatto finta di non sapere nulla del raid militare e come di consueto in questi colpi di mano dei reparti speciali Usa ha lasciato il compito di commentare la notizia a una velina governativa che ha descritto l'attacco come "un successo" nella lotta contro al Qaida. Altri particolari li ha rivelati la rete televisiva Cnn che ha riferito dell'uccisione di un presunto trafficante di armi, obiettivo del raid. Il governo di Damasco, che ha denunciato la morte di otto civili, ha definito "criminale e terroristica" la vera e propria aggressione subita nel villaggio di Sukariya. L'1 novembre si è svolta a Damasco una grande manifestazione di protesta contro il raid americano; con grandi foto del presidente Bachar al Assad ben in vista e gridando slogan contro gli Usa i manifestanti sono arrivati fino alla sede dell'ambasciata americana. L'aggressione alla Siria è stata condannata dall'Iran, dal Libano e dalla Lega Araba che tramite il segretario generale, Amr Moussa, ha condannato l'attacco statunitense e denunciato la "violazione della sovranità siriana". I paesi arabi più vicini agli Usa, dall'Arabia saudita, alla Giordania all'Egitto non hanno detto una parola; un silenzio denunciato dalla stampa siriana come un incoraggiamento "alle forze di occupazione a commettere qualcosa di più grave". La Russia ha condannato apertamente il raid americano contro "uno stato sovrano"; anche la Francia, che cerca di conquistarsi maggior spazio nelle vicende della regione, ha chiesto che venga fatto "piena luce" sull'attacco. D'altra parte la Siria è già stata oggetto di un bombardamento sionista, lo scorso anno contro un presunto sito di sperimentazione nucleare, con Tel Aviv e Washington che fecero finta di non saperne nulla. In questo caso è stato direttamente l'imperialismo americano a colpire uno stato sovrano in nome di quella "guerra preventiva" e permanente contro il terrorismo voluta da Bush. In spregio del diritto internazionale e persino in violazione dei principi che stanno alla base del Patto di Sicurezza (Sofa) in corso di definizione tra Baghdad e Washington, dato che uno dei punti prevede il divieto di attaccare i paesi confinanti. Il raid delle forze di occupazione imperialista dell'Iraq in Siria fa il paio con quelli ripetuti delle forze di occupazione dell'Afghanistan nel confinante Pakistan. Solo negli ultimi due mesi le forze americane hanno compiuto 16 raid in territorio pachistano e nel corso del 2008 hanno causato la morte di oltre 300 civili. Incuranti delle proteste, deboli, del governo amico di Islamabad. Dalla Siria al Pakistan l'imperialismo americano si arroga il diritto di violare la sovranità degli stati e di colpire senza dover rendere conto a nessuno in nome della guerra globale al terrorismo. 26 novembre 2008 |