Raid sionista su Gaza Nel vertice del 25 giugno a Sharm el Sheikh il primo ministro israeliano Ehud Olmert aveva rinnovato il sostegno degli imperialisti sionisti al presidente palestinese Abu Mazen e al suo governo golpista nominato in Cisgiordania dopo che Hamas aveva preso il controllo della striscia di Gaza e cacciato i corrotti di Al Fatah. Due giorni dopo i mezzi corazzati israeliani hanno ripreso i raid in profondità a Gaza e in particolare nella località di Shajaiyeh, presso la città di Gaza, dove hanno colpito diverse abitazioni; almeno 13 i morti e più di 50 i feriti, molti dei quali civili, fra cui diversi bambini. L'attacco lanciato il 27 giugno dai reparti corazzati israeliani nella striscia di Gaza è stato fra i più pesanti dell'ultimo anno, un segnale della volontà dei sionisti di Tel Aviv di riprendere i raid in grande stile contro la resistenza palestinese. Secondo il comando sionista il raid è stata la risposta ai lanci di razzi dei palestinesi sulla città di Sderot, sono quindi "operazioni di routine al fine di sventare minacce e distruggere strutture terroristiche"; la routine sionista della repressione della resistenza all'occupazione. La resistenza palestinese ha sparato diversi razzi contro le colonne dei reparti israeliani e due soldati sionisti sono rimasti feriti. I mezzi corazzati hanno protetto le ruspe che distruggevano alcune case palestinesi. Altri blindati sionisti hanno attaccato la cittadina di Khan Yunis dove hanno distrutto diverse abitazioni e ucciso altri civili. Anche Abu Mazen e Al Fatah hanno condannato l'attacco. Al termine del raid i mezzi corazzati sionisti si sono ritirati fuori della striscia di Gaza che dal momento della presa del controllo da parte di Hamas è completamente sigillata, nessun palestinese può entrare o uscire dai varchi controllati dal governo di Tel Aviv. La striscia di Gaza formalmente non è più occupata dai sionisti dall'estate del 2005 ma il govenro israeliano controlla tutti i posti di confine, lo spazio aereo e il mare e ha concesso il passaggio solo ai quadri di Al Fatah che sono scappati e a pochi casi di emergenza umanitaria. La situazione più difficile si ha in territorio egiziano presso il valico di Rafah, quello che dovrebbe essere controllato anche dai carabinieri italiani del contingente dell'Unione europea, dove da più di una settimana oltre 4 mila palestinesi aspettano di poter rientrare nelle loro case. Poche centinaia di palestinesi hanno trovato un riparo negli alberghi della cittadina egiziana di El Arish, gli altri sono accampati nel deserto in condizioni precarie. Anche le autorità egiziane non hanno risposto alla richiesta di Hamas di riaprire il confine e danno il loro contributo all'isolamento della popolazione di Gaza deciso da Tel Aviv. 4 luglio 2007 |