Rapporto Fao Un sesto della popolazione mondiale soffre la fame Le persone che soffrono la fame nel mondo sono aumentate del 9% nel 2009, sono circa 100 milioni in più rispetto al 2008, e sono diventate 1,02 miliardi, un sesto dei 6 miliardi cui assomma la popolazione mondiale. Sono coloro assumono meno di 1.800 calorie al giorno, due ciotole di cereali, considerate la soglia della fame e rappresentano la cifra record, la più elevata registrata dal 1970, l'anno in cui è iniziata la stima del fenomeno. Questo denuncia il rapporto pubblicato il 14 ottobre scorso dalla Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione e dal Pam, il Programma alimentare mondiale. "Rispetto allo scorso anno oltre 100 milioni di donne, uomini e bambini in più, un sesto di tutta l'umanità hanno fame nel 2009 - sostengono nell'introduzione del rapporto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf e la direttrice esecutiva del Pam, Josette Sheeran - la crisi del 2006-2008 nei prezzi delle materie prime alimentari ha escluso dalla portata del reddito di queste persone tutti gli alimenti di base, e alla fine del 2008 i ribassi erano in media ancora del 17% più alti di due anni prima della crisi. Questo ha costretto molte famiglie povere a scegliere tra cure sanitarie, scuola o cibo". Una situazione destinata a peggiorare dato che la Fao stima, su dati elaborati dal Fondo monetario internazionale, che nel 2009 i 71 paesi più poveri del mondo subiranno una diminuzione assoluta degli aiuti del 25% rispetto al 2008. Il rapporto dell'Onu sottolinea che "la fame non è aumentata a causa di raccolti insufficienti ma dei prezzi elevati degli alimenti a livello delle famiglie, dei redditi in diminuzione e della disoccupazione in aumento a causa della crisi economica globale". L'impoverimento della popolazione mondiale non è dovuto a cause "naturali" ma soprattutto al regime capitalista e imperialista e alle sue leggi economiche. Tra le cause, il prezzo inarrivabile per i contadini poveri di sementi e fertilizzanti o i fondi dirottati da paesi quali gli Usa e l'Unione europea per sviluppare i biocarburanti. Per non parlare degli alti prezzi dei generi alimentari imposti dalle multinazionali che controllano produzione e commercio nel mercato globale a fronte di un potere di acquisto delle famiglie che nel 2009 è ulteriormente calato. Il maggior numero di persone che soffrono la fame si trova nella regione Asia-Pacifico, con 642 milioni di persone (aumentate dal 2008 del 10,5%), seguita dall'Africa Subsahariana con 265 milioni (+11,8%), dall'America Latina con 53 milioni (+12,8%) e infine dal Nord ed Est Africa con 42 milioni (+13,5%). Se ne contano 15 milioni anche nei paesi sviluppati. Anzi è proprio nei paesi "ricchi" che si registra il più alto aumento percentuale degli affamati con un +15,4% rispetto allo scorso anno. Il rapporto ha calcolato 2 miliardi di affamati nelle metropoli nel 2000 e stima che nel 2030 saranno il doppio. In vista del prossimo vertice per la sicurezza alimentare, previsto a Roma dal 16 al 18 novembre prossimi, la Fao invita i governi a stanziare quantomeno i fondi promessi. Lo scorso anno il World Food Program aveva distribuito 5 miliardi di dollari di aiuti alimentari per nutrire le persone nelle aree di crisi mente nel 2009 sono stati finora raccolti solamente 2,9 miliardi di dollari. Fra i paesi inadempienti vi è l'Italia del neoduce Berlusconi che al vertice del G8 a L'Aquila aveva promesso 400 milioni di euro per la lotta alla fame ma questo impegno non è stato inserito nella Finanziaria, e quindi i soldi non ci saranno. I responsabili dei governi imperialisti hanno impegnato ingenti risorse per affrontare la crisi finanziaria e salvare banche e capitalisti ma non sembrano avere intenzione di combattere seriamente fame e povertà. "I mezzi tecnici ed economici per farla finita con la povertà ci sono, manca la volontà politica", ha denunciato il direttore della Fao, Diouf. Anche se va sottolineato come una soluzione al problema della fame passa certo da un consistente stanziamento di aiuti ma anche dal fatto che questi dovrebbero essere dedicati in particolare a sostenere l'agricoltura di piccola scala, l'uso delle sementi locali, le colture biologiche e non il largo uso degli ogm che spesso le multinazionali alimentari impongono ai contadini poveri per incrementare la produzione. Agli inizi degli anni Novanta gli affamati erano poco più di 820 milioni. Nel vertice mondiale sull'alimentazione del 1996 i capi di stato dell'epoca, nella "Dichiarazione di Roma" e nel collegato piano d'azione si impegnarono a dimezzare il numero degli affamati entro il 2015; un impegno ribadito nel 2000 al primo punto degli otto "Obiettivi del millennio" dell'Onu. Sono passati tedici anni ma da allora gli affamati hanno continuato progressivamente ad aumentare fino agli 857 milioni del 2002 e all'impennata negli ultimi due anni. L'obiettivo per l'anno 2015, oramai alle porte, è sempre più lontano. 21 ottobre 2009 |