Rapporto di Giovanna Vitrano alla Riunione dei marxisti-leninisti siciliani Onoriamo la linea del 5° Congresso del PMLI lavorando con intelligenza tattica per applicarla nella realtà siciliana Care compagne e cari compagni, anzitutto ringrazio il Segretario generale, compagno Giovanni Scuderi, per il Saluto che ha inviato ai marxisti-leninisti siciliani. In poche righe ha delineato la situazione del Partito in Sicilia, con estrema chiarezza e ci ha dato essenziali consigli per portare avanti il nostro lavoro politico. Questa è la prima riunione dei marxisti-leninisti siciliani dopo il vittorioso 5° Congresso del PMLI tenutosi a Firenze il 6, 7 e 8 dicembre scorso, i cui documenti, Rapporto, Tesi, Emendamenti allo Statuto, richiedono da parte di tutti noi un impegno di studio. Il post-Congresso nazionale, infatti, necessariamente richiede un profondo impegno per riassestare il proprio lavoro politico alla luce della linea del Congresso. L'obbiettivo di far diventare il PMLI un Gigante Rosso anche nel corpo oltre che nella testa potrà essere realizzato solo se lavoriamo sodo per dare le gambe ai documenti del 5° Congresso che devono diventare il nostro faro di orientamento politico, essere applicati in ciascuna realtà in cui siamo presenti e vivere tra le masse. Il Rapporto congressuale Concentreremo oggi il nostro discorso sul Rapporto al 5° Congresso nazionale del PMLI, tenuto dal compagno Scuderi a nome dell'UP. Esso va studiato da due prospettive: quella di comprendere l'analisi politica che il Partito produce e la sintesi propositiva che ne scaturisce e quella di calare analisi e linea del 5° Congresso al contesto in cui ci troviamo a vivere e lavorare. I due livelli dello studio sono strettamente connessi e si rimandano l'un l'altro. Senza la comprensione dei punti cardine di questo Rapporto non possiamo elaborare un'azione politica efficacemente rapportata alla realtà in cui ci troviamo a lavorare perché, anzitutto, non saremo in grado di portare a livello di analisi e di rivendicazione i dati concreti che raccogliamo sul territorio e nei nostri luoghi di lavoro. Se non abbiamo acquisito l'obbiettivo di agire concretamente e scientificamente per fare del PMLI un Gigante Rosso allora questo Rapporto lo studieremo solo in maniera teorica e non gli daremo le gambe per camminare. Tutti i capitoli di questo Rapporto riguardano anche le masse popolari siciliane e il lavoro che le singole Cellule sul territorio devono sviluppare. Non possiamo, tuttavia, nelle poche ore di discussione che abbiamo a disposizione, analizzare e ricondurre alla realtà siciliana tutta l'analisi del Rapporto e dobbiamo limitarci ai passaggi prioritari in base alle necessità della lotta di classe e del Partito in Sicilia. Oggi ritengo che sia necessario affrontare una discussione su come calare nella realtà siciliana i capitoli che riguardano la terza repubblica ed il Partito. Puntando il telescopio, per vedere lontano, e il microscopio, per vedere vicino, del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e la linea proletaria rivoluzionaria e marxista-leninista del Partito, come prima cosa il Segretario generale ci ha mostrato un metodo scientifico per affrontare l'analisi dei problemi che ci riguardano. E tale metodo consiste nel partire dall'osservazione e dalla denuncia delle condizioni del settore che è di nostra competenza affrontare. Solo dai problemi sviscerati e conosciuti a fondo può scaturire un'analisi politica concreta e attuale che non si allontani dalle ultime acquisizioni della linea del Partito, ma la arricchisca, qualora necessario, sempre sulla base della teoria del marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Per questo il Rapporto al 5° Congresso, pur trattando di questioni politiche e teoriche complesse e mantenendosi su un livello di denuncia, analisi e teoria molto alto, non è mai difficile, è profondo e semplice, essenziale e fortissimo, attuale e strategico, va sempre al nocciolo del problema, fornendo al contempo analisi e sintesi politica marxista-leninista e indicazioni concrete per lo sviluppo della lotta di classe e del Partito. La prima cosa che ci porge, allora, questo Rapporto è il metodo che dobbiamo sforzarci di imparare ed applicare nel nostro concreto settore di lotta se vogliamo diventare scienziati della rivoluzione, del radicamento e della crescita del PMLI. Anche noi dobbiamo al nostro livello di intervento locale produrre uno sforzo di ricerca e sintesi, basato sulla linea del 5° Congresso altrimenti non ci adegueremo alle attuali esigenze della lotta di classe e del Partito, non capiremo quali sono le nostre priorità e rimarremo inevitabilmente indietro: "Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare", sintetizza molto bene quello che dobbiamo fare per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso è questa la parola d'ordine che chiude il Rapporto di Scuderi e sintetizza egregiamente quello che bisogna fare oggi in Sicilia. La condizione delle masse popolari siciliane Questo è un discorso che riguarda tutte le Istanze siciliane. Anche la Responsabile regionale del Partito, seguendo la linea del 5° Congresso, deve mettere in atto tutti gli sforzi necessari per studiare le condizioni delle masse popolari e delle Istituzioni borghesi regionali siciliane della terza repubblica, proporre una sintesi politica, individuare le priorità, riuscire a calare nel concreto siciliano le indicazioni di lotta contenute nel Rapporto. Questo con l'obbiettivo di consentire il riassestamento di tutto il Partito in Sicilia alla linea del 5° Congresso. Un lavoro che toccherà poi svolgere ai Segretari delle Cellule, a tutti i militanti e a quei simpatizzanti attivi siciliani che hanno a cuore lo sviluppo della lotta di classe e del Partito nella nostra amata e martoriata terra e ai quali sin d'ora porgiamo un caloroso ringraziamento per tutto il concreto e importantissimo lavoro che svolgono e li esortiamo a partecipare attivamente e propositivamente alla fase di analisi, di sintesi e di elaborazione rivendicativa che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi e nei prossimi anni in Sicilia per calare nel nostro concreto la linea del 5° Congresso. Per questo una parte della Relazione della Responsabile regionale, sarà indirizzata a comprendere quali sono le condizioni delle masse popolari siciliane e perché sono tali. Tenteremo, inoltre, di individuare i nostri prioritari settori di intervento politico a livello regionale. Nell'ultimo anno la condizione delle masse popolari siciliane è peggiorata notevolmente. La disoccupazione è aumentata raggiungendo la cifra ufficiale del 13,8%. Il dato siciliano è più alto rispetto alla media delle regioni meridionali e si raffronta con una media nazionale del 6,7%. Impossibile contare tutti i disoccupati siciliani che hanno rinunciato a scriversi agli uffici provinciali del lavoro. Secondo le ultime rilevazioni Istat tra la fine del 2007 e la fine del 2008 sono stati 40.000 i lavoratori siciliani licenziati, che si sono aggiunti all'esercito dei 250.000 disoccupati "ufficiali" dell'isola. Un calo molto forte nell'occupazione secondo il Report Sicilia, presentato ad inizio anno dalla Fondazione Curella, si è verificato nei settori produttivi, agricoltura e industria e, dunque, tra i principali colpiti dalla crisi vi è la classe operaia siciliana. Infatti, da settembre le maggiori industrie, a partire dalla Fiat di Termini Imerese, ai cui operai in lotta per scongiurare la chiusura esprimiamo la nostra solidarietà militante, dalla cantieristica navale e dai call-center, hanno dato fondo a ingenti richieste di cassa integrazione per compensare la carenza di commesse. Il problema riguarda in prima persona tutti noi anche all'interno del Partito in Sicilia i cui operai, le cui donne, i cui giovani militanti e simpatizzanti hanno tutti a che fare con la piaga della disoccupazione e della cassa integrazione. È un problema che ci sta molto a cuore e sul quale abbiamo molto da dire e sul quale dobbiamo concentrare i nostri sforzi in via prioritaria: "Blocco dei licenziamenti, stabilizzazione dei precari, 'ammortizzatori sociali' universali, alzare la retribuzione della cassa integrazione, indennità di disoccupazione pari al salario medio degli operai dell'industria per un periodo non inferiore a tre anni, estesa ai giovani in cerca di prima occupazione", chiede il Rapporto di Scuderi e noi dobbiamo calare queste rivendicazioni nel nostro contesto siciliano, batterci perché vengano accolte dalle masse lavoratrici e popolari. Non ci interessa la parola d'ordine rilanciata a giugno scorso da Rita Borsellino e dal PD "salario minimo garantito per evitare la crisi sociale". La classe operaia, le masse lavoratrici, i disoccupati, i precari, le giovani e i giovani siciliani vogliono il lavoro! È questo che hanno urlato in manifestazione gli operai di Termini. Non ci accontenteremo dell'elemosina del salario garantito. Noi abbiamo bisogno dei "rimedi strutturali, ossia permanenti non aleatori" individuati nel Rapporto al 5° Congresso: "aumenti degli stipendi e delle pensioni sociali, minime, basse e medie, ripristino della scala mobile, tagli fiscali ai redditi medio-bassi e aumento delle tasse ai redditi alti e altissimi, tassazione dei grandi patrimoni e delle grosse rendite, blocco totale dei prezzi e delle tariffe". La piaga dell'emigrazione ha ripreso nella nostra regione a livelli che fanno ricordare l'esodo degli anni Cinquanta. Decine di migliaia di giovani negli ultimi dieci anni hanno dovuto abbandonare la propria terra per trovare una realizzazione professionale. Secondo dati Svimez solo nel 2008 le partenze dalla Sicilia sono state di ben 11.000 unità. Ai danni delle masse giovanili della Sicilia e del Sud il capitalismo italiano sta consumando il maggior crimine. La Sicilia risulta essere la realtà italiana più penalizzata dalla controriforma Gelmini. Le cattedre in meno sono 5.512. A questo va aggiunto il fatto che sono andati in pensione circa 4 mila addetti ai lavori che hanno lasciato liberi altrettanti posti, che non verranno coperti a breve. Sono 1.500 i docenti in "esubero" e quasi 700 posti di sostegno sono stati tagliati rispetto al 2008. Il settore più colpito, a causa dell'introduzione del maestro unico di riferimento, è la scuola primaria, dove saranno 549 maestri di ruolo in "esubero". Su 4.329 plessi scolastici dell'isola, quelli a rischio chiusura sono ben 1.000, pari al 23% del totale. Se passano questi tagli le conseguenze sul lavoro nell'isola, sull'istruzione e sulle masse studentesche siciliane saranno devastanti. La povertà attanaglia i siciliani. I dati Istat del recente Report su "distribuzione del reddito e condizioni di vita in Italia", rivelano che sono arrivate al 10%, ben il doppio della media italiana, le famiglie che sopravvivono in una condizione di indigenza assoluta, sprovviste dei soldi per mangiare. La Sicilia risulta la regione più povera d'Italia: il 26,3% delle famiglie non arriva a fine mese, la media nazionale è del 15,4%. Un'enorme fetta delle famiglie siciliane, il 24,6%, si è trovata nella situazione di "non aver avuto i soldi per spese mediche", mentre il 32,4% non ha avuto i soldi per acquistare i vestiti necessari. Il 19,6% delle famiglie non arriva a pagare le bollette, il 23,5% non può riscaldare la casa e il 51,5% non può sostenere spese impreviste per più di 700 euro. Ormai da anni le province siciliane sono agli ultimi posti nella classifica di vivibilità stilata ogni anno dal Sole-24 ore. Nel 2008, ben 6 delle 9 province siciliane chiudono la classifica nazionale Caltanissetta al 103° posto. Agrigento è al 102°, Palermo al 101°, Trapani al 100°. Siracusa è al 97° posto e Catania è al 96°. Tra i parametri scelti per l'indagine c'è, il livello della qualità dei servizi. Il problema della carenza idrica non è mai stato risolto e il settore rifiuti è al collasso. La gestione in regime privatistico di selvaggio clientelismo ha provocato un buco di bilancio di oltre un miliardo e duecento milioni di euro. Dei 27 Ambiti territoriali ottimali (ATO) siciliani ben 19 sono sull'orlo del fallimento. La raccolta rifiuti nell'isola è in tilt da diversi mesi. Chi ha generato il disastro deve pagare, ovvero i partiti borghesi e le loro clientele mafiose e non certo gli utenti. Perché non scoppi il disastro ambientale in Sicilia, si deve tornare alla gestione interamente pubblica del settore. Di fronte alla povertà dilagante il governo dell'imbroglione e falso meridionalista Lombardo ha approvato una controriforma del settore sanitario in Sicilia che prevede entro il 2009 la soppressione di 2.500 posti letto ospedalieri, di decine di reparti considerati "doppione" e di 87 guardie mediche situate spesso in piccoli paesi isolati dell'interno. Per tagliare la spese. Se si va a spulciare nella finanziaria regionale approvata lo scorso 30 aprile si vede che invece nel bilancio di previsione della Regione le spese correnti per la sanità nel 2009 aumentano dai 7.643.260.000 del 2008 a 7.985.835.000. Che succede? Si tagliano i servizi sanitari essenziali alle masse popolari siciliane per tagliare le spese e poi invece le spese aumentano? Lombardo ma che stai combinando si tratta dell'ennesimo giochino di tagliare alle masse per avere più disponibilità finanziaria per le tue clientele? Un spiegazione andrà fornita. Certo non è un caso che il Commissario dello Stato ha impugnato la finanziaria regionale per una serie di contributi a favore di Enti e Associazioni che hanno l'intento di favorire un sistema di agevolazioni a soggetti più o meno legati a collegi elettorali a candidati o deputati regionali e nazionali. Certo non è un caso che sulle questioni delle clientele e dei finanziamenti alla sanità il primo governo Lombardo è arrivato al capolinea ed è stato azzerato. Ma cosa è successo per far precipitare in modo così veloce nel corso di un anno la condizione delle masse popolari e dell'economia dell'isola? Tentiamo, come ci insegna il Rapporto di Scuderi al 5° Congresso, di passare dall'osservazione all'analisi politica cercando le cause di quanto sta succedendo. Sostanzialmente, come ci indica Scuderi, esse sono di due tipi, economiche e politiche. La principale causa economica del crollo della condizione siciliana è da ricercare nella crisi che attanaglia il capitalismo internazionale e nazionale. L'imperialismo in primo luogo è l'artefice delle disuguaglianze sociali, di sesso e territoriali le quali crescono e non diminuiscono. L'attuale "crisi finanziaria mondiale, che si è ripercossa pesantemente anche in Italia, peggiorerà ulteriormente le condizioni di vita e di lavoro delle masse". Questa crisi venendo a colpire il tessuto economico e produttivo estremamente debole del Mezzogiorno e della Sicilia ha provocato i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e anche noi militanti e simpatizzanti del PMLI siciliani stiamo subendo in prima persona. Il versante politico del peggioramento delle condizioni della masse lavoratrici e popolari siciliane e meridionali risiede nell'attività dei governi Berlusconi e Lombardo. Come è spiegato in maniera eccellente nel Rapporto al 5° Congresso, il governo Berlusconi per salvare il capitalismo italiano in crisi privatizza ulteriormente i profitti e socializza le perdite, scaricando tutti i costi sulle masse popolari. Tagli nei finanziamenti per il Sud, tagli per gli Enti locali, tagli ai servizi, alla sanità e aumento dei costi sono le principali scelte politiche che hanno gravato sull'aumento della povertà in Sicilia e al Sud. Le istituzioni borghesi siciliane Ma oltre ai provvedimenti dettati dalla contingenza vi sono le politiche di lungo periodo di Berlusconi. Il Partito con grande lucidità da tempo ha individuato il "disegno neofascista, reazionario, piduista, mafioso, di chiara matrice fascista mussoliniana", ovvero il progetto della terza repubblica al quale viene dedicato un intero capitolo del Rapporto. In particolare hanno influito sull'attuale condizione delle masse siciliane "Gli atti di imperio di Berlusconi - cito dal Rapporto - come lo sconvolgimento della legislazione sul lavoro attraverso la deregolamentazione dei contratti, l'aumento della precarietà, l'indebolimento del contrasto al lavoro nero, della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, la cancellazione del mantenimento del salario e dei diritti contrattuali per i lavoratori che vengono trasferiti da un'azienda a un'altra". In Sicilia e nel Mezzogiorno il progetto di costruzione della terza repubblica ha nettamente favorito la borghesia più reazionaria, quella di stampo mafioso, consentendo il rinsaldarsi del legame tra mafia e politica denunciato anche dal procuratore nazionale antimafia Grasso qualche tempo fa. Se il capitalismo italiano in crisi per sopravvivere ha bisogno di scaricare buona parte dei costi sulle masse meridionali, come fa dalla fondazione dello Stato, e se il processo di costruzione della terza repubblica presuppone l'alleanza tra i settori più arretrati della borghesia nazionale da Nord a Sud, è necessario che vi siano delle istituzioni regionali pienamente inserite in questo processo che lo appoggiano e lo favoriscono a livello locale. In questo senso, i vari Lombardo, Micciché, Cammarata, Scapagnini sono dei piccoli cloni di Berlusconi. La loro politica è tutta tagli e provvedimenti antipopolari. Da un lato perché il governo centrale taglia i fondi per il Sud, dall'altro perché, grazie al presidenzialismo e al federalismo le giunte regionale e locali hanno la facoltà di gestire a loro piacimento i fondi pubblici, indirizzandoli dove più gli aggrada e sempre gli aggrada di stornarli agli amici e agli amici degli amici. Una situazione che, se ancora si salva a livello regionale, è arrivata all'orlo del collasso a livello locale. In Sicilia ormai è la regola che le amministrazioni locali non riescano più ad approvare i bilanci consuntivi e preventivi per mancanza di fondi o per buchi stratosferici di origine non meglio precisata. Lombardo corre ai ripari e commissaria con i suoi uomini 308 dei 380 comuni dell'isola, con lo scopo di far approvare in tutta fretta i bilanci comunali sotto minaccia di scioglimento. Cari compagni, sono commissariati tutti i comuni in cui siamo presenti. Tocca a voi capire quali giochi verranno fatti dalle istituzioni borghesi siciliane della terza repubblica nei vostri comuni per mettere una toppa ai dissesti dei bilanci. Bravi i compagni di Troina che questo lavoro di vitale importanza per le masse del loro paese lo hanno iniziato! A loro va il nostro plauso. Eclatante il caso del comune di Catania condotto alla bancarrotta dall'ex-neopodestà Scapagnini, medico personale del neoduce, nel 2007: 700 milioni di debiti con le banche, 95 milioni di spese correnti "non soddisfatte", 41 milioni di debiti fuori bilancio. Città al buio perché il comune non pagava più l'illuminazione, strade sommerse dai rifiuti ecc. Ma intervengono i poteri straordinari delle istituzioni della terza repubblica. Viene messa in piedi una delibera in fretta e furia e vengono svenduti per far cassa alcuni gioielli architettonici della città. A nulla vale l'"opposizione" comunale e i beni immobili passano alla "Catania risorse", guarda caso presieduta dal segretario comunale. Sono queste le istituzioni regionali e locali della terza repubblica in Sicilia: comitati di affari più o meno esplicitamente legati alla borghesia mafiosa. Il presidenzialismo e il federalismo della terza repubblica hanno dato loro la possibilità di condurre la loro attività politica con lo stesso piglio autoritario e neofascista del governo centrale, in più con l'appoggio esplicito della mafia. Lombardo è un "maestro" in questo. Ha assunto il piglio ducesco di Berlusconi per cucinarlo in salsa mafiosa. Gli avversari vengono fatti fuori con le buone o con le cattive e vengono piazzati gli uomini dell'Mpa negli snodi di potere borghese siciliano. Se gli Ambiti territoriali ottimali rifiuti sono al dissesto finanziario lui li commissaria mandando i suoi uomini, con un colpo di penna ne scioglie 17, ( gli operai che fine faranno?) e scarica il peso del rifinanziamento sulle masse popolari. Commissaria le aziende ospedaliere ne scioglie una decina e piazzare nelle restanti parenti e amici. Gli manca solo di commissariare e sciogliere il parlamento siciliano e probabilmente lo farebbe se gli "onorevoli" che siedono a palazzo dei Normanni facessero un minimo di opposizione. Un atteggiamento del genere delle istituzioni borghesi in camicia nera lo hanno consentito il federalismo ed il presidenzialismo, i poteri straordinari che il neoduce, con continui atti decretativi, conferisce alla canaglia politica che amministra le regioni del sud. Il "Partito del Sud" È possibile che un personaggio del genere passi per difensore degli interessi del Mezzogiorno? Da diverse settimane si sente parlare del cosiddetto "Partito del Sud" e di progetti di partiti "meridionalisti". Su questo tema è bene chiarirci le idee per chiarirle a chi ci sta intorno. Questi progetti rischiano di concretizzarsi nell'ennesimo inganno ai danni delle masse del Mezzogiorno. Diverse sono le ipotesi in campo. L'imbroglione e falso meridionalista Lombardo con Mpa-Alleati per il Sud, punta fondamentalmente allo sblocco dei Fondi aree sottoutilizzate e all'avvio del cantiere per il Ponte sullo Stretto. Da un punto di vista organizzativo sembrerebbe preferire una federazione di partiti e movimenti "meridionalisti". C'è poi l'ipotesi di Forza Sud, proposta da Micciché, una sorta di corrente "meridionalista" strutturata dentro il Pdl che mira all'aumento di fondi per il Sud ed una maggiore rappresentatività nel governo nazionale. Intanto è nato il Pdl-Sicilia, federato al Pdl nazionale, su iniziativa della corrente finiana e più spostato su posizioni autonomiste. La situazione non appare ferma in questo momento perché i vari leader attendono una mossa politica di Berlusconi. Oggettivamente, i tagli dei finanziamenti per il Sud hanno raggiunto livelli stratosferici, solo i Fondi aree sottoutilizzate (Fas) che il neoduce, nonostante le promesse non vuole sbloccare ammontano a ben 24 miliardi e 364 milioni di euro reclamati dalle regioni del Sud. I 4 miliardi e 93 milioni che spettano alla Sicilia sono stati sbloccati ieri. Dopo mesi di vertenze che hanno visto opporsi il governo Berlusconi e le istituzioni regionali del Sud, l'insurrezione di spezzoni del Pdl siciliano contro la linea dei tagli per il Sud, dopo il voto contrario dell'Mpa nelle commissioni Bilancio e sul Decreto legge "anti-crisi", il neoduce decide di varare un "Piano innovativo per il Sud", che ancora non è stato pubblicato. Una cosa è certa: non c'entrano gli interessi delle masse meridionali. Le varie cricche di politicanti borghesi si stanno duramente scontrando per conquistare il proprio spazio di manovra e di gestione dei fondi pubblici nel Mezzogiorno. La rivolta falso meridionalista è partita dalla Sicilia, guidata da Lombardo da una parte, e da Micciché e dell'Utri dall'altra perché in Sicilia il sistema dello spreco dei fondi pubblici è talmente consolidato e incancrenito che il taglio delle dimensioni proposte dal neoduce rischia di mandare in tilt le clientele di Mpa e Pdl nell'isola. Il subbuglio che ha contagiato il Pdl siciliano è, inoltre, accentuato dal fatto che, essendo stato eliminato dai giochi l'UdC, Mpa e Pdl, nonché diversi settori del Pdl, sono l'un contro l'altro per dividersi la torta lasciata libera dai cuffariani e mostrare alla borghesia mafiosa chi sia il più disposto alle concessioni. Cosi si susseguono le richieste di sbloccare devastanti progetti come quello del Ponte sullo Stretto, o vengono fortemente sostenute rivendicazioni come quella della "fiscalità di vantaggio", vecchio cavallo di battaglia dell'Mpa e della Confindustria siciliana, ormai entrata a far parte del governo Lombardo, che mira a ridurre la Sicilia ad un porto franco dove le imprese possono sfruttare allegramente e non pagare le tasse. Il meridionalismo che non faccia i reali interessi delle masse popolari del Sud finisce per fare solo gli interessi di una ristretta cerchia reazionaria. Intanto mentre Lombardo insiste per avere il Ponte sullo Stretto e il neoduce annuncia che ne sbloccherà a breve i lavori le masse tornano a protestare e l'8 agosto si terrà una manifestazione contro questa mostruosa opera. È nostro dovere parteciparvi, proponendo che il megaprogetto speculativo della costruzione del Ponte venga cancellato e gli investimenti previsti vengano destinati a potenziare e modernizzare i trasporti ferroviari e marittimi della Sicilia e della Calabria. Di fronte a tanta confusione dei progetti per un "Partito del Sud", tuttavia, è chiara anche un'altra cosa. Il problema dei tagli al Mezzogiorno esiste e colpisce duramente le masse popolari del Sud e della Sicilia. Noi chiediamo che vengano immediatamente sbloccati i Fas e di creare in tutto il Mezzogiorno una struttura economica simile a quella che possiede il Centro-Nord attraverso piani straordinari e la destinazione di ingenti finanziamenti pubblici e l'utilizzazione delle aziende pubbliche per lo sviluppo industriale, tecnologico e infrastrutturale, per il rilancio dell'agricoltura e del turismo, per il risanamento del degrado ambientale, rurale e urbano. Su questi fondi e su questi progetti le masse meridionali devono avere il controllo e l'ultima parola, affinché i soldi non siano rapinati da Cosa nostra, dalla 'nadrangheta, dalla camorra, dalla sacra corona unita e dalle clientele dei vari Lombardo, Micciché, Schifani, Alfano ecc. Occorre chiedere ai sindacati siciliani che a settembre venga indetto uno sciopero generale di tutti i settori lavorativi nell'isola che metta tra le rivendicazioni il diritto al lavoro e all'assistenza sociale e sanitaria e soprattutto i diritti delle masse popolari giovanili siciliane: lavoro, scuola università, formazione professionale, chiedendo il ritiro della controriforma Gelmini, interventi urgenti per risolvere il problema della disoccupazione e dell'esodo massiccio di forza-lavoro giovanile siciliana e meridionale verso le regioni del nord. Con la coscienza tuttavia che la questione meridionale potrà essere risolta progressivamente solo con la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista, quando si metteranno in atto provvedimenti per annullare le differenze economiche e sociali che attualmente caratterizzano territorialmente l'Italia capitalista. Il nostro lavoro in Sicilia Care compagne e cari compagni, il Rapporto al 5° Congresso insieme alle Tesi e agli emendamenti allo Statuto sono il faro rosso per orientarci nel lavoro di radicamento del Partito in Sicilia. Negli ultimi anni, il salto di qualità del Partito in Sicilia si è potuto concretizzare solo seguendo ed applicando la linea vincente del 4° Congresso nazionale. Anche nella nostra regione, come dice il Rapporto "abbiamo rafforzato le ossa, imparato tante nuove cose, accumulato una notevole esperienza, anche a livello di massa, conquistato nuovi militanti". Il vittorioso e strategico 5° Congresso ci chiede di "decuplicare gli sforzi" e il Rapporto di Scuderi ci dice cosa dobbiamo fare nella pratica per portare ad un livello qualitativo maggiore il nostro lavoro. In sostanza si tratta di riflettere e trovare il modo concreto per applicare nella nostra realtà i tre elementi chiave, ossia la concezione proletaria del mondo, la corretta concezione del Partito e la conoscenza della linea generale e della linea di massa del Partito e le quattro indicazioni, ossia diventare dei leader nei propri ambienti di lavoro, di studio e di vita, conoscere a fondo e occuparsi dei problemi concreti delle masse dei suddetti ambienti, lavorare per unire, guidare e mobilitare le masse partecipando alle organizzazioni e ai movimenti di mass da noi o da altri promossi. I tre elementi chiave sono quelli che ci consentiranno in Sicilia di migliorare i nostri militanti e simpatizzanti attivi e le nostre Cellule. Cosa vuol dire avere una concezione proletaria del mondo? Significa sforzarsi per analizzare da un punto di vista di classe noi stessi e il mondo che ci circonda. Significa studiare per comprendere la storia, le lotte, i problemi del proletariato nei nostri luoghi di vita e di lavoro, avere fiducia nelle masse e prendere sempre le loro parti. Significa rigettare ogni forma di idealismo, individualismo e familismo e la concezione medievale e oscurantista della donna tanto forte nella nostra regione. Le compagne siciliane, militanti e simpatizzanti del PMLI, devono essere in prima linea nella lotta di classe per acquisire una concezione proletaria del mondo, impegnandosi come e più dei compagni nella vita del Partito. L'esperienza accumulata dal Partito in Sicilia dal 4° Congresso ad oggi ci dice che chi lavora giornalmente per assumere la concezione proletaria del mondo resiste nella dura militanza marxista-leninista, o al fianco del Partito come simpatizzante, chi non lavora per assumerla finisce per cascare nell'inattività, nel liberalismo verso sé stesso e il Partito, negli errori di linea, nel pessimismo, nell'individualismo. Care compagne e cari compagni, tutti noi essendo di questa terra sappiamo bene cosa vuol dire confrontarsi con la disoccupazione, le minacce e le ritorsioni fasciste e mafiose, che ci hanno colpito in prima persona. Solo la concezione proletaria del mondo ci consente di resistere alle sirene borghesi e ai problemi personali e familiari portare avanti la nostra lotta senza pessimismo, con combattività, guardando sempre al futuro con ottimismo rivoluzionario. Rafforziamoci molto su questo fronte è questa una delle principali indicazioni che ci dà il Rapporto. Avere una concezione proletaria del mondo, che possiamo assumere solo studiando il marxismo-leninismo pensiero di Mao e partecipando in prima fila alla lotta di classe, è il punto di partenza e il presupposto per acquisire una corretta concezione del Partito del proletariato. E ciò si apprende studiando a fondo lo Statuto del PMLI. Non bisogna mai dimenticare che "le contraddizioni di classe e i conflitti di classe inevitabilmente si riflettono all'interno del Partito, e ciò genera la lotta tra le due linee, quella proletaria rivoluzionaria e quella borghese riformista e controrivoluzionaria." Bisogna consentire a questa lotta di svilupparsi e l'unico metodo per farlo è usare correttamente la critica e l'autocritica. Noi compagne e compagni siciliani dobbiamo perfezionare nelle nostre istanze l'uso della critica e dell'autocritica. Quando un errore viene individuato, la critica va fatta a caldo, subito. Ma dobbiamo anche saperla affrontate con metodi corretti e dialettici, ricordando sempre che l'obiettivo è correggere l'errore, individuandone le cause e i rimedi per rimuoverle, mantenendo l'unità del Partito. Anche sul centralismo democratico dobbiamo riflettere nelle nostre istanze. Solo se perseguiremo l'obbiettivo di far assumere alle Cellule siciliane tutte le loro funzioni saremo sulla via di rafforzare la struttura bolscevica del Partito in Sicilia e di confrontarci regolarmente con il principio del centralismo democratico. Se la Cellula è viva ed attiva essa diviene naturalmente l'istanza di prima centralizzazione di tutti i compagni sul territorio. Nelle sue riunioni regolari vengono trattati tutti i temi politici, organizzativi e amministrativi che la riguardano. Ciò che stabilisce la riunione di Cellula è legge per tutti i compagni. Se la Cellula non assume questa funzione, se manca la riunione periodica o viene fatta sbrigativamente, finisce per non essere più la prima struttura di riferimento, i compagni non agiscono, oppure agiscono indipendentemente gli uni dagli altri, perché non vi è linea stabilita da rispettare, non vi è centralizzazione, il principio fondamentale del Partito, il centralismo democratico, non è applicato. I Segretari di Cellula devono porsi tale questione. Oggi una delle battaglie più importante da affrontare nel Partito in Sicilia e sulla quale insisteremo sempre più nei prossimi mesi e anni, è quella di far assumere alle Cellule tutte le loro funzioni, rafforzarne la struttura bolscevica, insegnare ai compagni ed imparare noi stessi il confronto attivo con il centralismo democratico. Se le Cellule non assumono tutte le loro funzioni, si rischia di disinteressarsi alla formazione dei compagni, di non favorire l'acquisizione del terzo elemento chiave ovvero la conoscenza della linea generale e della linea di massa del Partito, di non trasmettere ai nuovi il significato della militanza, di non farli sentire, dei soldati rossi delle nostre Cellule, ben diretti, centralizzati e organizzati. Come si dice bene nel Rapporto "Noi dobbiamo fare a gara per essere i migliori militanti del PMLI, imparando dai nostri Maestri e dalle compagne e dai compagni che sono più avanti e più bravi di noi e che si caricano il fardello più pesante del Partito. Non un minuto vada perso, tutto il tempo venga dedicato alla rivoluzione". Aver capito il ruolo e la funzione della Cellula, implica aver capito la differenza organizzativa tra un militante e un simpatizzante. Sostanzialmente il militante è tenuto a rispettare il centralismo democratico e la linea politica e organizzativa del Partito. Il militante ha il diritto, in quanto tale, a partecipare alla vita interna del Partito. Il simpatizzante attivo invece si pone a fianco della struttura organizzativa del Partito. Questo per vari motivi: o perché non se la sente di dedicare tutto sé stesso alla causa, o perché non accetta alcuni principi politici e organizzativi del Partito, o perché è credente, o per qualsiasi altro motivo. Dunque, il simpatizzante non è e non può essere considerato come se fosse un militante. Per questo non può partecipare alla vita interna del Partito. Ma a tutta la vita pubblica del Partito invece sì. Non solo, egli ha diritto di avere voce in capitolo sulla linea e sulle iniziative del Partito e di partecipare alle riunioni che le istanze organizzano appositamente e periodicamente per i simpatizzanti. I simpatizzanti attivi sono dei compagni a tutti gli effetti, salvo quanto detto sopra. Se un simpatizzante rispetta il centralismo democratico e tutta la linea del Partito tanto meglio, è preferibile che lo faccia perché così ci fornisce un aiuto preziosissimo, ma non è vincolato a farlo. È tenuto però a rispettare gli impegni liberamente presi con la Cellula. Oggi in Sicilia abbiamo dei simpatizzanti che sono veramente dei gioielli di attaccamento al Partito, rispettosi degli impegni, attivi nelle iniziative, sempre in prima fila. Ci danno aiuti di vario tipo, politico, economico, logistico ecc. Noi li ringraziamo di cuore perché senza di loro saremmo più poveri politicamente e organizzativamente e con minore possibilità di influire sulla realtà. Care compagne e cari compagni simpatizzanti, vi ringraziamo. Continuate così e stringetevi sempre più al PMLI. Riflettete a fondo, e chi di voi accetta lo Statuto, il Programma e la linea elettorale astensionista del PMLI, chieda pure di entrare nel Partito. Vi accoglieremo a braccia aperte. Solo se le Cellule assumeranno tutte le loro funzioni riusciremo a digerire le indicazioni del 5° Congresso e a fare bene il lavoro di massa, che, come dice il Rapporto, è presupposto per risolvere I problemi di proselitismo e del radicamento. Buttiamoci nella lotta allora, facciamo di tutto per legarci alle masse siciliane, che nella storia hanno mostrato un altissimo livello di combattività, diffondendo senza timore le posizioni del PMLI. Studiamo e occupiamoci a fondo dei problemi materiali concreti delle masse dei nostri ambienti. Dobbiamo fare uno sforzo maggiore per calarci nei problemi delle masse popolari delle nostre città e paesi. Dobbiamo imparare a legare il generale al particolare della condizione locale e a connettere la fase di studio del concreto alla fase propositiva che nasce dalla sintesi tra lo studio della realtà locale e lo studio della linea politica del Partito. Dobbiamo analizzare in modo critico e autocritico quanto e come siamo intervenuti fin qui sulla realtà locale e mirare a fare il salto di qualità politica negli interventi sul proprio ambiente di vita e di lavoro. Dobbiamo prendere esempio dalle istanze e dai compagni che già articolano denunce politiche e sociali importanti in riferimento ai problemi locali. Ma tutti quanti dobbiamo fare di più e meglio nel lavoro di massa e nella politica di fronte unito. Dobbiamo cercare alleanze con le altre forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose antifasciste, antigovernative, antimafiose e cercare di costruire dei comitati di lotta di massa su problemi specifici di comune interesse come per esempio il lavoro, l'acqua, i rifiuti. Come ci chiede la quarta delle indicazioni, dobbiamo cercare di "unire, guidare e mobilitare le masse partecipando alle organizzazioni e ai movimenti di massa da noi o da altri promossi" Onoriamo la linea del 5° Congresso, lavorando sodo e con intelligenza tattica per applicarla nella realtà siciliana! Sbarriamo la strada all'imbroglione e falso meridionalista Lombardo! Bombardiamo le giunte delle città dove siamo presenti! Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica! Avanti con forza e fiducia verso l'Italia unita, rossa e socialista! Con i Maestri e il PMLI vinceremo! 2 settembre 2009 |