Col discorso provocatorio di Ratisbona in Germania
(I passi salienti) Il papa si unisce a Bush nella crociata contro l'islam antimperialista Grandi manifestazioni dei popoli islamici contro la provocazione di Ratzinger A Ratisbona, nella città fortezza cattolica dove nel 1684 si consumò la rottura definitiva con i luterani considerati eretici e perseguitati dalla "Santa Sede", Ratzinger ha pronunciato un discorso provocatorio contro l'Islam. Il papa ha esordito rievocando il tempo in cui insegnava presso la facoltà teologica dell'università di Bonn - "Era nel 1959 ancora il tempo della vecchia università dei professori ordinari", senza nascondere la forte nostalgia per l'assetto ancora tardomedioevale dell'istruzione superiore dell'allora capitale della Germania dell'Ovest e per l'unità e la supremazia ideologica delle baronie ecclesistiche che vi regnava incontrastata, "e il fatto che noi, nonostante tutte le specializzazioni, che a volte ci rendono incapaci di comunicare tra di noi, formiamo un tutto e lavoriamo nel tutto dell'unica ragione con le sue varie dimensioni, stando così insieme anche nella comune responsabilità per il retto uso della ragione - questo fatto diventava esperienza viva. L'università, senza dubbio, era fiera anche delle sue due facoltà teologiche". Quale atmosfera oscurantista e quali metodi delatori regnassero 50 anni fa, non solo nelle due facoltà di teologia di Bonn ma in buona parte dell' università della Germania occidentale, ce lo illustra lo stesso Ratzinger quando racconta come "Questa coesione interiore nel cosmo della ragione non venne disturbata neanche quando una volta trapelò la notizia che uno dei colleghi aveva detto che nella nostra università c'era una stranezza: due facoltà che si occupavano di una cosa che non esisteva - di Dio" ricordando alla platea di togati del signore che "anche di fronte ad uno scetticismo così radicale resti necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione e ciò debba essere fatto nel contesto della tradizione della fede cristiana: questo, nell'insieme dell'università, era una convinzione indiscussa". Che egli abbia voluto così mandare un chiaro monito alle attuali autorità accademiche tedesche e non solo, a reintrodurre facoltà e corsi di teologia cristiana nelle università, proprio come avveniva ancora ovunque in Europa alla fine del '700? Non è un'ipotesi azzardata se si pensa che la lezione magistralis si conclude con queste chiare e dirette parole, che rassomigliano molto ad un diktat circa il ruolo che deve svolgere la chiesa nel campo della istruzione e della ricerca scientifica: "In questo senso la teologia, non soltanto come disciplina storica e umano-scientifica, ma come teologia vera e propria, cioè come interrogativo sulla ragione della fede, deve avere il suo posto nell'università e nel vasto dialogo delle scienze". Una provocazione premeditata all'islam Collegandosi al prologo iniziale, sul rapporto tra "fede e ragione", il papa è passato ad attaccare l'Islam (vedi scheda). Lo ha fatto usando le parole del "dotto imperatore Paleologo" e i commenti dell'editore del libro che ne raccoglie i dialoghi (un certo Prof. Koury), affermando in sostanza che il Corano è contrario alla religione, intesa come "ragione della fede", "contrario alla natura ed alla volontà di Dio", in particolare riferendosi a quelle sure del testo sacro islamico in cui si legittima l'uso della violenza (jihad - o guerra santa). Ecco il passaggio decisivo di Ratzinger: "l'imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa.... Egli in modo sorprendentemente brusco, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: 'Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava.' L'affermazione decisiva - prosegue il papa - in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è che non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L'editore, Theodore Khoury, commenta: per l'imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest'affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza". Se a queste parole il papa non farà seguire altro accenno all'Islam, preferendo "divagare" sulla influenza che la filosofia greca ha avuto sulle origini del cristianesimo, non possiamo non immedesimarci in un mussulmano qualsiasi del miliardo e passa che abita la Terra, il quale ode il più alto rappresentante della religione cattolica liquidare sprezzantemente la religione islamica, il suo testo sacro e divino, come irragionevole, costituzionalmente impregnato di violenza ed autoritaritarismo, "contrario alla natura di Dio e dell'anima", e il profeta Maometto bollato senz'appello come portatore solo di cose "cattive e disumane". Perché allora Benedetto XVI si stupisce che numerosi commentatori abbiano avanzato il sospetto di un ritorno alla Chiesa pre concilio Vaticano II, di una bocciatura del documento "Nostra Aetate" in cui la Chiesa cattolica si rivolgeva "con stima e rispetto nei confronti dei credenti mussulmani adoranti l'unico Dio"? Se non è così egli, invece di tirare il sasso e nascondere la mano con la pilatesca litania del "sono stato male interpretato", avrebbe dovuto rispondere ad una lunga serie di domande: perché ha scelto "come punto di partenza" per le sue riflessioni sull'Islam, le considerazioni che avrebbe fatto uno degli ultimi imperatori bizantini, oltre 600 anni fa, ossia in pieno medioevo ed alla vigilia del crollo dell'impero romano d'oriente, assediato dai turchi? È credibile che la scelta di citare questo personaggio e le sue parole, possano essere state una scelta casuale, non meditata, frutto di un errore? Chiunque conosca un briciolo di storia della Chiesa Cattolica sa che da quel pulpito non può venire una predica unilaterale sul rapporto tra "fede e violenza", conosce quanta ipocrisia e presunzione ci siano in affermazioni del tipo "Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte". E allora l'inquisizione, le crociate, la caccia alle streghe, il cardinale Ruffo e la santa alleanza, l'estorsione delle decime, l'appoggio al franchismo, fascismo e nazismo, ai dittatori fascisti sudamericani, dove li mettiamo? E comunque, si può oggi ragionevolmente parlare di "violenza" senza accennare alla aberrante teoria dell'esportazione della democrazia (leggi del capitale) sulla punta dei carri armati che ha portato alla immane tragedia libanese e palestinese ed a circa 6mila iracheni mussulmani morti in pochi mesi per mano degli occupanti imperialisti? In realtà qui sembra proprio che in "modo sorprendentemente brusco", rispetto alla linea seguita dalla Chiesa nei confronti dell'Islam negli ultimi decenni, il papa teologo abbia voluto annunciare al mondo una nuova crociata contro la religione islamica, sul fronte della parola che gli è congeniale ovviamente, ossia attraverso quelle argomentazioni tanto rozze, quanto dirette e taglienti come una spada, che egli afferma lo hanno talmente "affascinato" che addirittura gli "serviranno come punto di partenza per le mie riflessioni su questo tema"(!). Non dimentichiamo che tra i primi atti del nuovo pontefice ci furono le udienze semisegrete con la setta ultrareazionaria "S. Pio X" e con la giornalista reazionaria Oriana Fallaci. Anche per quanto riguarda i tempi e i modi che sono stati scelti per lanciare questa grave provocazione al mondo mussulmano bisogna fare alcune riflessioni. Perché il papa ha scelto di condannare l'Islam, tra l'altro senza degnarsi di invitare nessun rappresentante, subito dopo il convegno interreligioso di Assisi, di fatto sconfessandolo, e proprio alla vigilia del ramadam, nonché di un suo viaggio in Turchia, un paese a maggioranza islamica che bussa alle porte dell'Europa? C'è poi un'altra strana coincidenza, ossia che le reazioni del mondo mussulmano per giorni sono cadute nel nulla, visto che nelle alte sfere delle gerarchie ecclesiastiche, e guarda caso proprio nei settori preposti al dialogo interreligioso, era in corso un avvicendamento di uomini: il Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano non aveva più potere in quanto il suo ruolo è passato il 15 settembre scorso al cardinale Tarcisio Bertone, mancava anche il Segretario per i rapporti con gli Stati (ministro degli esteri) mons Giovanni Loyolo, a cui solo il 17 settembre è succeduto mons. Dominique Mamberti, già nunzio apostolico in Sudan. Qualcosa in comune con la dottrina Bush Non è forse lecito rispondere a tutti questi interrogativi con la tesi che il discorso di Ratzinger a Ratisbona sia l'inizio di un meditato connubio tra le teorie dei neo-con americani sulla "superiorità della civiltà occidentale" con quelle dei neo-con del vecchio continente che auspicano un'Europa, fortezza cristiana antislamica: "L'occidente - spiega Ratzinger a Ratisbona - da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così può subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza - è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente. 'Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio', ha detto Manuele II, partendo dalla sua immagine cristiana di Dio, all'interlocutore persiano. È a questo grande logos, a questa vastità della ragione, che invitiamo nel dialogo delle culture i nostri interlocutori. Ritrovarla noi stessi sempre di nuovo, è il grande compito dell'università". Che tradotto significa che l'Occidente imperialista deve riconoscersi nel cristianesimo, e che esso deve dialogare soltanto con chi ne riconosce la superiorità morale e religiosa, soltanto con quei mussulmani che gettano le armi e si arrendono al nuovo ordine mondiale. E in un altro passaggio chiarisce il ruolo chiave che spetta al vecchio continente: "non è sorprendente che il cristianesimo, - dice Ratzinger - nonostante la sua origine e qualche suo sviluppo importante nell'Oriente, abbia infine trovato la sua impronta storicamente decisiva in Europa. Possiamo esprimerlo anche inversamente: questo incontro, al quale si aggiunge successivamente ancora il patrimonio di Roma, ha creato l'Europa e rimane il fondamento di ciò che, con ragione, si può chiamare Europa". Le reazioni nel mondo islamico In ogni caso forti sono state le reazioni all'affondo del Pontefice, dall'Africa al Medio oriente fino al sud - est asiatico. Dal Marocco che decide di ritirare l'ambasciatore presso la "Santa Sede", al ministro algerino degli affari religiosi Ghlamallah che chiede le scuse del papa ai mussulmani per le sue dichiarazioni che "attentano all'Islam e al suo profeta Maometto e non servono all'umanità perché arrivano in un contesto di flagrante ignoranza sull'Islam" fino al Kashmir indiano dove è stata indetta una giornata di sciopero generale. Se il palestinese Ali Rachid deputato del PRC "giudica insufficienti le successive precisazioni", il movimento sciita libanese Hezbollah "invita il Vaticano a rivedere la sua posizione sull'islam, che può portare alla divisione del mondo e può essere sfruttata dai nemici dell'umanità" Se il presidente iraniano, già nel mirino dell'imperialismo occidentale, è prudente ed usa la diplomazia, la guida spirituale iraniana Khamenei parla fuor di metafora affermando che quanto detto dal pontefice è solo "l'ultimo anello di una catena di attacchi contro l'islam", sostenendo che Ratzinger "è stato imbrogliato dal grande Satana (ossia Bush, ndr) e non ha prestato attenzione a quelli che sono i veri beneficiari di questo complotto, gli Usa e i sionisti". Sulla stessa linea il quotidiano saudita Al Yam secondo cui "le idee espresse dal papa sono, nel quadro di una corrente di pensiero in accordo totale con le idee della estrema destra degli Stati Uniti sul conflitto di civiltà. Questa ideologia fa rullare i tamburi di guerra". Durissimo anche l'editoriale del New-York Times che definisce "tragiche e pericolose" le sue parole perchè "C'è già abbastanza odio religioso nel mondo. Pertanto - osserva il quotidiano - disturba in modo particolare il fatto che Benedetto XVI abbia insultato i mussulmani citando una descrizione del 16° secolo che parlava dell'islam come di una religione cattiva e disumana"- ricordando che - "Questa non è la prima volta che Ratzinger fomenta la discordia tra cristianesimo e mondo mussulmano. Il mondo ascolta attentamente le parole di ogni papa ed è tragico e pericoloso quando un Pontefice semina il dolore in maniera deliberata o per negligenza". Mentre i mass-media insolitamente attenti ai fatti del Terzo Mondo indugiavano su manichini bruciati, che raffigurerebbero il papa, due casi diplomatici si sono aperti con il governo indonesiano a seguito dell'esecuzione di tre religiosi accusati di strage, e con le corti islamiche che avanzano verso il potere in Somalia, a seguito dell'assassinio di una suora. Le gerarchie ecclesiastiche fanno quadrato Di fronte alla situazione esplosiva che "non era nell'intenzione scatenare", solo il 16 settembre il nuovo segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, affermava che "Il Santo Padre è vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi per la sensibilità dei credenti mussulmani e sono stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni" e poi di nuovo Ratzinger da Castel Gandolfo: "Sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso all'Università di Ratisbona, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti mussulmani. Si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Il sig. Cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone ha reso pubblica una mia dichiarazione in cui ha spiegato l'autentico senso delle mie parole. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio discorso, il quale, nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco". Una mezza autocritica, parecchio venata di ipocrisia, sulla quale comunque i massimi vertici della Chiesa fanno quadrato. Il cardinale di Cracovia Stanislao Driwis, in visita a Salerno, afferma: "il discorso del Santo Padre a Ratisbona è stato di altissimo livello culturale, denso di filosofia e di teologia. Ma, dopo alcuni giorni è stato male interpretato", mentre il Capo della Cei, Camillo Riuni sostiene che "la lezione a Ratisbona è stata equivocata fino a diventare pretesto per atti intimidatori e inqualificabili minacce contro il Pontefice e contro i cristiani" esprimendo "la totale vicinanza dei vescovi italiani a Ratzinger", senza perdere l'occasione per lanciare scomuniche verso le coppie di fatto, la ricerca sulle staminali, l'eutanasia, la "prospettiva ingannevole del multiculturalismo", che sono per l'ex Sant'Uffizio "principi non negoziabili che devono orientare le decisioni, anche di chi ha responsabilità politiche". Gli obiettivi raggiunti Proviamo comunque a riassumere gli obiettivi a breve termine conseguiti dalla Chiesa in questi giorni: 1) sul fronte interno italiano inasprire la repressione di immigrati mussulmani e rafforzare la difesa militare del Vaticano. È bastato infatti far circolare frasi inneggianti alla "distruzione delle mura di Roma, conquistata dai mussulmani come Costantinopoli con l'aiuto di Dio", attribuiti ad oscuri gruppi iracheni o al fantomatico Bin Laden, che si è scatenato una dispiegamento eccezionale di misure di sicurezza per le udienze del papa da Castel Gandolfo e S. Pietro, con perquisizioni a tappeto, divieto di sorvolo aereo, poliziotti triplicati, tanta Digos e sicurezza vaticana, persino i militari dell'esercito, "sembra di stare ad un check-in prima di imbarcarsi su un volo" raccontano i giornalisti. Con ben due circolari diramate dal dipartimento di pubblica sicurezza a firma del capo della polizia Gianni De Gennaro, in cui si invitano i questori e i prefetti a rafforzare il controllo su tutti i luoghi di culto e si intensificano le indagini e il monitoraggio negli ambienti del "radicalismo islamico", degli internet-point, con un controllo ed asfissiante su tutti centri islamici di Roma, su tutti luoghi di culto e quelli solitamente frequentati da immigrati, fino ad una accelerazione delle espulsioni di immigrati "considerati vicini all'estremismo islamico". 2) Attrarre l'attenzione mediatica italiana, europea e mondiale sulle sue parole di "pace e non violenza" e viceversa sulle "incivili reazioni del mondo islamico", provando così a fare apparire la povera, pacifica ed indifesa Chiesa cattolica come assediata dal fanatismo religioso islamico e minacciata dal terrorismo, quel terrorismo che come anche le "sconvolgenti" rivelazioni sull'11 settembre viene sapientemente manovrato dalla reazione che, anche a livello mediatico, ha tutto l'interesse a confonderlo ed ad assimilarlo alla legittima resistenza dei popoli islamici schiacciati e depredati dall'imperialismo. Il punto è che con la condanna della legittima lotta di resistenza contro gli aggressori, Ratzinger ripudia la stessa, vera storia, dell'origine del cristianesimo, se è vero che i primi cristiani erano gli schiavi che in armi si battevano contro l'impero romano, ossia il male di allora, proprio come la resistenza dei popoli del Terzo mondo trova oggi nell'islam l'ispirazione per battersi contro il male di oggi, ossia il capitalismo e l'imperialismo. Oppure Ratzinger pensa che nel 3° millennio suonerà ancora credibile il suo "beati i poveri perché loro sarà il regno dei cieli"? 3) Isolare i "cattivi" e sondare il terreno per vedere chi si schiera contro e chi a favore della crociata anti-Jihad, trovando subito sulla stessa riga i leader politici borghesi italiani, anche se con sfumature diverse dalla casa del fascio all'Unione, con Fini che giudicava il discorso: "una provocazione positiva", Berlusconi "assolutamente legittimo", Romano Prodi che dalla Cina affermava "Non vi può essere alcuna polemica, il papa ha già chiarito il senso autentico del suo pensiero", Pierferdinando Casini che, contro ogni evidenza, si lamentava del fatto che "il Santo Padre è stato lasciato solo dall'Occidente e dall'Europa", affermando che "L'Occidente si deve vergognare se dobbiamo chiedere spiegazioni al papa", il provocatore nazistoide Roberto Calderoli che "al grido viva il papa" si diceva "pronto ad indossare le vignette satiriche su Maometto", il vertice della Lega Nord che proponeva "una mozione parlamentare in difesa di Ratzinger" e "un documento bipartisan che impegni il governo a tutelare il Pontefice dalla violenza e dalla intolleranza", il ministro degli Esteri D'Alema, secondo cui "Le precisazioni della Santa Sede hanno completamente chiarito il senso delle parole di Benedetto XVI. Mi auguro che ogni possibile malinteso sia dissipato e che possano rientrare le reazioni emotive generate nel mondo islamico". Uniche voci fuori dal coro quelle di Lidia Menapace del Prc secondo la quale "Ratzinger si è accorto di avere fatto una gaffe" e quelle ben più realistiche di Antonio Di Pietro, subito oggetto di un vero e proprio linciaggio politico, che ha detto: "il papa ha buttato benzina sul fuoco, deve scusarsi di persona e dare spiegazioni al mondo arabo senza lasciarle ad un portavoce". Per quanto ci riguarda non possiamo che invitare i cristiani del nostro Paese in massa a protestare e ad opporsi con determinazione alle teorie di Ratzinger, rifiutandosi di accettare che la religione in cui credono sia messa al servizio delle classi dominanti borghesi dei paesi europei e nordamericani, dei governi di quegli stessi paesi che dominano il mondo, e di criminali del calibro di Bush, devono invece unirsi ai non credenti ed ai credenti delle altre religioni, a cominciare dai musulmani, come è avvenuto di recente nella grande manifestazione londinese per cacciare il guerrafondaio Tony Blair ed imporgli il ritiro delle truppe di invasione dall'Iraq. 27 settembre 2006 |