Nel discorso al convegno della chiesa italiana tenutosi a Verona Il papa rilancia la triade fascista "dio, patria e famiglia" Ratzinger attacca l'illuminismo, il laicismo, Pacs, aborto e eutanasia Dal 16 al 20 ottobre scorso si è svolto a Verona il 4° convegno Ecclesiale. Dinanzi alle massime cariche politiche italiane, dal presidente del Consiglio Romano Prodi, a quello del Senato Franco Marini, dal vicepremier Francesco Rutelli ai ministri Giuseppe Fioroni e Rosy Bindi, fino ai leader della casa del fascio, Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, Gianni Letta, la collaudata coppia Ratzinger-Ruini ha tracciato la linea da imprimere alla Chiesa Cattolica nei prossimi dieci anni. "La Chiesa non è e non intende essere un agente politico" ha premesso Benedetto XVI nel sermone pronunciato allo stadio Bentegodi. "Nello stesso tempo - ha subito precisato - ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia". Compito della "Santa Sede" è quindi "fronteggiare le grandi sfide" battendosi contro le "scelte politiche e legislative che contraddicono fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano". Essi riguardano "la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell'ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla e a oscurare il suo insostituibile ruolo sociale". Un programma dunque strettamente politico e di sfacciata interferenza nelle competenze dello Stato, del governo e della società italiana, ribadito senza mezzi termini in quel secco "No a forme deboli e deviate di amore", che rilanciano la crociata anti-Pacs come modello di "testimonianza aperta e coraggiosa che la Chiesa e i cattolici hanno dato e stanno dando come servizio prezioso all'Italia, utile e stimolante anche per le altre nazioni". Non si sono fatte attendere le reazioni all'arroganza del Pontefice, Aurelio Mancuso, presidente di Liff e segretario di Arcigay afferma: "Niente di nuovo dal capo del Vaticano, che continua ad occuparsi di politica italiana a gamba tesa, per ottenere con forza che il Parlamento non affronti mai questioni che non sono gradite al pastore tedesco... il papa, ribadisce i suoi veti, non negoziabili, sui Pacs, tema largamente condiviso dall'opinione pubblica italiana ed occidentale. Oggi però siamo di fronte ad una novità: oltre al veto abbiamo anche l'invettiva e l'insulto. Il Papa è libero di pensarla come vuole su Pacs, le coppie di fatto, le coppie omosessuali e l'omosessualità. Non è però accettabile l'insolenza e l'offesa alla loro dignità definendoli amori 'deboli' e addirittura 'deviati'". Ratzinger ha poi illustrato il programma su altri due chiodi fissi del suo pontificato: la restaurazione del controllo ecclesiastico sull'istruzione, e per accelerare il processo ha ammonito che "nei confronti della scuola cattolica sussistono ancora, in qualche misura, antichi pregiudizi, che generano ritardi dannosi e ormai non giustificabili, nel riconoscere la funzione e nel permetterne in concreto l'attività" e l'attacco alla scienza ed alla tecnica, con la "scomunica" dei credenti laici che in questo campo non sono disposti a seguire pedissequamente i suoi diktat oscurantisti e medioevali: "L'Occidente è pervaso da una cultura che vorrebbe porsi come universale ed autosufficiente, di una nuova ondata di illuminismo e di laicismo - ha sentenziato - per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile" (il riferimento è forse alla celebre massima dell'odiato Galileo Galilei "misura ciò che è misurabile, e rendi misurabile ciò che non lo è"?) per cui secondo Ratzinger "Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica. In tal caso l'etica verrebbe ricondotta entro i confini del relativismo e dell'utilitarismo". Il mondo laico - ribadisce, nel caso il concetto non fosse sufficientemente chiaro - "è privo di valori" e portatore di "scelte politiche in contraddizione con i valori fondamentali dei cattolici". Per cui di fronte al laicismo, all'illuminismo, all'agnosticismo e all'evoluzionismo darwinista, che scardinerebbero i dogmi ecclesiastici, l'invito ai cattolici è "a non rassegnarsi", "a reagire", "a incrementare il dinamismo". Un concetto che il capo teo-con ha ribadito a stretto giro sabato 21 ottobre all'apertura dell'anno accademico dell'università lateranense, in quella che definisce "l'università del papa", e dove gìà nel 2004 aveva presentato il libro scritto a quattro mani con il "neo-con" Marcello Pera "Senza Radici". Nel discorso dal titolo "No ad una scienza senza Dio" ha messo in guardia dal "Gusto della scoperta" e da una scienza che inficerebbe l'"essenza stessa della vita personale" e avrebbe "conseguenze disastrose per la propria ed altrui esistenza" (forse si riferisce alle gerarchie vaticane?), arrivando a paragonare gli scienziati ad "Icaro che voleva volare e si è ritrovato per terra", mentre "Dio ha concluso non è una parola vuota, né una ipotesi astratta, ma il fondamento su cui costruire la propria vita". Le conclusioni del convegno di Verona le ha tirate il cardinale Camillo Ruini, capo della Cei, colui che in questi anni è riuscito a far passare tra le gerarchie ecclesiastiche la linea di incalzare i governanti e i politicanti borghesi, bloccando le leggi non gradite, che è riuscito a far diventare parola d'ordine l'affermazione della "visione antropologica cristiana" come centro della "civiltà" italiana, europea ed occidentale, che ha fatto della "Bioetica e della educazione i perni dell'offensiva culturale reazionaria della Chiesa italiana nella società italiana", che è riuscito persino a valorizzare il rapporto con i neonazisti "esportatori della democrazia" alla Bush e compari, che sembra aver vinto anche nella battaglia per una gestione dittatoriale della Cei, e che adesso vorrebbe farci credere che se la Chiesa inviterà sempre più pressantemente i credenti a riscoprire e a propagandare la triade fascista "dio, patria e famiglia" "agirà così non per qualche interesse cattolico, ma per il futuro del nostro popolo". Egli ha sottolineato nella giornata di chiusura dell'oscurantista consesso: "Nel decennio trascorso dal convegno di Palermo è stato mancato in larga misura l'obiettivo dell'unità dei cattolici impegnati in politica su una serie di valori. Per il futuro si dovrà lavorare non solo sul piano direttamente dell'azione politica, ma piuttosto su quello della elaborazione culturale e della formazione delle coscienze... Non coinvolgendoci in scelte di partito o di schieramento politico e operando invece perché i fondamentali principi richiamati dalla dottrina sociale della Chiesa e conformi alla realtà dell'uomo innervino e sostengano la vita della nostra società". In questo senso Ruini giudica "realizzazioni non piccole" quelle ottenute dalla chiesa "in occasione della legge sulla procreazione assistita e del successivo referendum", con la creazione del comitato "scienza e vita" a cui hanno aderito numerosi parlamentari della casa del fascio e dell'Unione. Formare i governanti, i parlamentari, i quadri del regime neofascista, asservirli e impregnarli sempre dei dogmi e delle crociate papali contro la scienza, l'aborto, l'eutanasia, i Pacs, la fecondazione assistita è il programma della "Santa Sede", come conferma il teologo napoletano Bruno Forte, vescovo della diocesi di Chieti e Pescara, secondo cui "mantenere la Chiesa al di sopra delle parti" serve "proprio per ispirare scelte evangeliche e parlare con libertà. Una Chiesa che non sta nell'agone politico come forza tra le forze perché le scelte concrete spettano ad ogni cristiano, naturalmente misurandosi con il Vangelo", un vangelo che sempre più coincide con il verbo infallibile del papa re. 25 ottobre 2006 |