La RDP di Corea rompe con Seul Abolito il trattato di non aggressione. I due Paesi mobilitano gli eserciti al confine Il 26 maggio la Repubblica democratica popolare (Rdp) di Corea ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con Seul. Il giorno successivo il governo di Pyongyang annullava anche l'accordo siglato col governo di Seul per "evitare incidenti accidentali" nelle acque del Mar Giallo. Erano gli ultimi due atti della rottura delle relazioni tra i due paesi segnata dall'abolizione del trattato di non aggressione e dalla mobilitazione degli eserciti al confine. Una situazione attesa dopo che il presidente sudcoreano Lee Myung-bak, eletto nel 2008, aveva annunciato una modifica nella politica della distensione dei rapporti tra i due paesi avviata nel 1998. Spalleggiato dalla Casa Bianca di Obama, il regime di Seul ha di nuovo identificato formalmente la Rdp come il "nemico numero uno", una formulazione tolta dai documenti ufficiali nel 2004 e ora ripristinata. L'episodio che ha portato alla crisi nella penisola coreana è stata la relazione della commissione internazionale, voluta da Seul e composta da esperti statunitensi, inglesi, australiani e svedesi, che ha accusato Pyongyang dell'affondamento di una corvetta sudcoreana e la morte di 46 marinai lo scorso 26 marzo. La corvetta Cheonan era affondata durante una missione di ricognizione nel Mar Giallo; la nave era esplosa e si era letteralmente spaccata in due, secondo gli esperti, a causa di un impatto con un razzo, una mina sottomarina o per l'esplosione della sala motori. La metà dei membri dell'equipaggio, ritrovata viva nei giorni seguenti, non era stata in grado di spiegare le cause dell'esplosione. Il regime di Seul aveva accusato la Rdp e minacciato ritorsioni. Il governo di Pyongyang negava ogni coinvolgimento. Il rebus è stato sciolto dalla commissione d'inchiesta multinazionale: a provocare l'esplosione che ha fatto colare a picco la nave e provocato la morte di 46 marinai è stato un siluro nordcoreano i cui resti sarebbero stati trovati sul luogo dell'affondamento. "Le prove dimostrano con certezza che il siluro è stato lanciato da un sottomarino nord coreano - afferma il rapporto della commissione - non c'è altra possibile spiegazione". Il responso della commissione è stato finora accettato da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. Il governo di Pyongyang ribadiva la propria estraneità e definiva i risultati dell'inchiesta una "pura montatura" minacciando Seul di adottare "misure forti", fino alla "guerra generale", se verranno promosse nuove sanzioni. La strada delle sanzioni era quella scelta da Seul che il 23 maggio sospendeva i rapporti commerciali con il Nord, interrompeva la consegna di cibo e medicinali e chiedeva le scuse ufficiali di Pyongyang. A fianco di Seul si schieravano gli Usa di Obama con il Segretario di Stato Hillary Clinton che il 23 maggio ribadiva il sostegno dell'imperialismo americano alla Corea del Sud, annunciava che intendeva "far pagare" alla Corea del Nord il naufragio della corvetta e che avebbe chiesto nuove sanzioni contro Pyongyang al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La Clinton invitava il governo di Pyongyang a interrompere le sue "provocazioni e la sua politica di minacce". Rivoltando la situazione dato che sono i continui sconfinamenti delle navi della marina di Seul nelle acque territoriali del Nord "una deliberata provocazione con lo scopo di far sfociare i rapporti in una guerra", come denunciava il governo della Rdp. Senza tener di conto delle esercitazioni militari congiunte con la marina statunitense che anche alla fine di maggio si sono ripetute nel Mar Giallo. 1 giugno 2010 |