Secondo l'Ocse proseguirà per l'intero 2009 La recessione peggiore dal dopoguerra Quella in corso è la recessione peggiore dal dopoguerra e proseguirà per almeno l'intero 2009 avverte l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto reso noto il 25 novembre. Una delle conseguenze sarà che nei 30 paesi membri il numero dei disoccupati crescerà dagli attuali 34 milioni a 42 milioni. "La ripresa avverrà nel corso del 2010" annuncia, o piuttosto spera, l'Ocse avvertendo che "molto dipenderà da quanto rapidamente sarà superata la crisi finanziaria" e da come sarà affrontato il temuto arrivo della "pericolosa deflazione", la caduta dei prezzi in seguito alla minore richiesta di beni e servizi. Gli esperti dell'Ocse hanno previsto che nel 2009 gli Usa e la zona dei paesi dell'Euro registreranno un calo del prodotto interno lordo (Pil) nella prima metà dell'anno, con nel secondo semestre una ripresa solo graduale in Europa e molto debole negli Usa. Per i 30 paesi membri lo studio Ocse prevede una crescita dell'1,4% nel 2008, un calo dello 0,4% nel 2009 e un'espansione dell'1,5% solo nel 2010. Ma gli indicatori di diversi paesi sono già negativi nel 2008. A partire dagli Usa la cui attività economica avrà "la contrazione più forte a fine anno mentre continueranno a scendere i consumi, i redditi reali e i prezzi delle case". Per i paesi di Eurolandia "il pil si è contratto sia nel secondo che nel terzo trimestre 2008 e probabilmente scenderà anche nel quarto". Le prospettive definite dal rapporto Ocse sono confermate in tempo reale dalle nuove notizie che provengono dagli Usa dove il governo ha dovuto di nuovo aprire il portafoglio e caricare sulle spalle dei contribuenti i 360 miliardi di dollari spesi per il salvataggio del colosso bancario Citigroup. Solo due mesi fa Citigroup, il cui vertice conta amicizie influenti anche fra i principali collaboratori di Obama, era in corsa per "salvare" Wachovia, la più grande banca del sud degli Usa prossima alla bancarotta e intascare il corposo sussidio governativo. Wachovia è finita sotto il controllo di WellsFargo e Citigroup è arrivata a bussare cassa al Tesoro americano. Citigroup non è una banca di investimenti, come quelle fallite in serie per la crisi dei titoli spazzatura, ma una tradizionale banca di depositi che tra l'altro doveva operare sotto i poteri di vigilanza della Federal Reserve che a quanto pare ha chiuso tutti e due gli occhi e favorito le speculazioni fallite dei dirigenti. È in difficoltà anche l'altra grande banca americana, la Morgan Stanley che ha annunciato 2.000 licenziamenti, per non parlare dei tre colossi automobilistici di Detroit, General Motors, Chrysler e Ford con la GM sull'orlo della bancarotta, in coda alla Casa Bianca per chiedere un aiuto. Situazione simile nell'area dell'Euro, dove a sentire la Banca centrale europea (Bce) si registrerebbe solo un "indebolimento significativo dell'attività economica". I dati affermano che la Germania registra tra luglio e settembre una riduzione del pil dello 0,5% rispetto al trimestre precedente; il dato del trimestre aprile-giugno già registrava un calo dello 0,4%. Si parla di recessione quando la produzione si riduce per due trimestri consecutivi e la Germania è quindi ufficalmente in recessione. Per l'Italia l'Ocse ha stimato un calo del pil dello 0,4% nel 2008 e dell'1% nel 2009 e un tasso di disoccupazione che passerà dal 6,2% del 2007 al 6,9% nel 2008 per salire ancora al 7,8% nel 2009 e all'8% nel 2010. Se per la crisi economica l'Ocse indica la fine del tunnel nel 2010, per i lavoratori e i disoccupati italiani allora sarà ancora buio pesto. Come per gli altri dei paesi Ocse dove il tasso di disoccupazione medio valutato al 5,9% nel 2008 salirà al 6,9% nel 2009 fino al 7,2% nel 2010. Fra gli altri paesi che l'Ocse indica a rischio recessione ci sono la Gran Bretagna, con una previsione di caduta del pil del 2% a inizio 2009, e a seguire Spagna, Ungheria, Islanda, Irlanda, Lussemburgo e Turchia. Il Giappone peggiorerà il suo pil dello 0,1% nel 2009 e registrerà solo un più 0,6% nel 2010. Ma il rallentamento globale, avverte il rapporto Ocse, colpirà anche le economie dei paesi in ascesa come Cina, Brasile, Russia e India. 26 novembre 2008 |