Presentata dal compagno Mino Pasca Relazione della Commissione sulle Tesi del 5° Congresso nazionale del PMLI Pubblichiamo la relazione della Commissione sulle Tesi del 5° Congresso nazionale del PMLI presentata dal compagno Mino Pasca e approvata dal Congresso stesso. Cari compagne e compagni delegati, la Relazione che vi presento e tutte le decisioni adottate sono state approvate all'unanimità dalla Commissione Tesi da me presieduta. La discussione interna ci ha permesso di chiarire che le istanze e compagni che hanno sollevato contraddizioni in sede dei rispettivi Congressi di Cellula non avevano alcuna intenzione soggettiva di violare il centralismo democratico e sono stati indotti a ciò da inesperienza. In particolare la Commissione ha discusso la questione del Tibet sollevata da una Cellula e, così facendo, ne è scaturita una chiarificazione per tutti i componenti. È bene ripercorrere in grandi linee l'iter seguito dal Partito in questa circostanza per arrivare al Progetto di Tesi su cui è chiamato a esprimersi il 5° Congresso. Sulla base della relazione e di una proposta presentate dal compagno Scuderi, l'8ª Riunione plenaria del 4° Ufficio politico (UP) del PMLI tenutasi a Firenze il 20 aprile scorso deliberò: "l'adozione delle tesi congressuali sulle quali si svolgerà il dibattito congressuale, a partire dai Congressi di Cellula. Una novità che è giunto il momento di introdurre essendone maturi i tempi e il grado di sviluppo del Partito. La stesura del progetto delle tesi congressuali sarà affidata ad un'apposita commissione, che si avvarrà del contributo di membri dell'UP, del CC e anche di militanti di base, e che dovrà, come ha raccomandato il compagno Scuderi, formulare 'un progetto di tesi asciutto, sintetico, chiaro nei contenuti e nella forma'". La scelta dell'UP rappresentò una novità assoluta per il nostro Partito ma non si proponeva né come un modello ideale da ripetere necessariamente con le stesse modalità nel futuro né lo scardinamento del centralismo democratico per evitare, come hanno lamentato due compagni (che tuttavia si sono autocriticati spiegando che non intendevano attaccare in alcun modo la procedura seguita), che fosse "tutto calato 'dall'alto' senza coinvolgere anzitempo le Cellule di base". L'UP non si è mai sognato di assicurare "la democraticità della discussione delle tesi coinvolgendo anche dal basso i compagni" nella stesura del Progetto di Tesi ma piuttosto di riunire nella stessa Commissione e Sottocommissione i massini esperti rossi del settore, dirigenti delle rispettive Commissioni centrali di lavoro, anzitutto, ma anche quei compagni di base che avevano saputo dare apprezzabili contributi e che da quest'esperienza potevano dare e ricevere ulteriori stimoli, arricchimenti e conoscenze. La democraticità della discussione è garantita piuttosto dal rigoroso funzionamento delle procedure che hanno portato prima il CC a far suo il Progetto di Tesi e poi, l'intero Partito, a cominciare dalle Cellule, a discuterlo approfonditamente, a proporre eventuali correzioni ed emendamenti e a esprimere il loro giudizio. È così che funziona il centralismo democratico, e non mescolando in modo spontaneistico ruoli, competenze e responsabilità individuali e delle diverse istanze, e solo così garantiamo la compattezza bolscevica del Partito grazie a una vitale osmosi democratica, durante la quale le istanze di base sono chiamate a esprimersi, a controllare ed eventualmente a correggere le proposte che vengono dal Comitato Centrale ma non a confondersi con esso. Se infatti esaminate l'elenco dei 25 componenti di quella Commissione e delle diverse Sottocommissioni troverete in genere come Responsabili proprio i dirigenti che curano quei settori a livello centrale e poi la presenza di quei compagni di base che si sono distinti di recente e che il Partito investe di nuove responsabilità anche per conoscerli meglio, metterli alla prova e valutarne il contributo. Quella Commissione ben sapeva che avrebbe pagato un prezzo davanti a questa novità assoluta e ai tempi ristretti e alla complessità del compito assegnatole ma possiamo ritenerci molto soddisfatti per come sono proceduti i lavori, il ricco e fecondo dibattito interno, la puntualità nelle scadenze e nella consegna del Progetto finale e, infine, per la qualità, la ricchezza e la completezza delle Tesi formulate. Per quasi tutti i suoi componenti si è trattato di un'esperienza molto positiva e promettente, una straordinaria scuola centrale di Partito dove siamo stati a un tempo allievi e maestri della formidabile linea politica che il Partito si è dato in oltre trent'anni, una linea che non dobbiamo mai smettere di studiare se vogliamo difenderla, applicarla correttamente e svilupparla col procedere della lotta di classe. Una scuola di linea politica ma anche di metodo di lavoro: nel discutere e risolvere le contraddizioni, evitando che le contraddizioni in seno al popolo si trasformino in contraddizioni antagonistiche in conseguenza a un atteggiamento sbagliato verso il compagno che ci critica o che noi critichiamo, rancoroso e non sereno, infantile e non maturo, pretestuoso e non sincero e leale. Il termine quasi tutti si riferisce a quei compagni, segnalati per tempo dai responsabili delle relative Sottocommissioni, che non hanno adempiuto totalmente o parzialmente ai compiti assegnati loro, come un compagno (che ha successivamente capito e denunciato l'errore compiuto) per la Questione meridionale che si è sottratto a ogni responsabilità e ha fatto mancare del tutto e senza giustificazioni l'apporto che gli era stato richiesto. La sua condotta risulta particolarmente grave perché egli non aveva dato notizie di sé fino alle scadenze concordate, salvo poi muovere incredibilmente, insieme a un altro compagno in sede di Congresso di Cellula, la critica che, cito testualmente, "le tesi congressuali non hanno superato i momenti di analisi e di sintesi" espressione inspiegabile non solo lessicalmente (che diavolo vuol dire superare i momenti di analisi e di sintesi?), ma dal punto della logica politica: primo, perché se fosse stato per lui non avrebbero superato neppure il momento della gestazione e del parto; secondo, perché i 25 componenti di quella Commissione hanno avuto le occasioni e le sedi opportune per sollevare i loro rilievi critici ed era loro dovere sollevarli allora e non durante i Congressi di base. O come un altro compagno, che ha disatteso le aspettative e si è autoescluso non giudicandosi all'altezza del lavoro assegnatogli. Successivamente egli si è in qualche misura autocriticato e ha inviato un suo contributo inservibile perché non concordato col Responsabile di Sottocommissione e frutto di una sua autonoma iniziativa, tuttavia da quel suo contributo escono riconfermate le sue capacità e qualità che avrebbe potuto mettere al servizio del Partito se solo non si fosse attorcigliato nel suo individualismo. Prima di procedere vorremmo tornare sulla questione delle critiche mosse al Progetto di Tesi da alcuni componenti della Commissione in sede di Congresso di Cellula, che vede coinvolti, sia pure in diversa misura, in aggiunta ai due precedenti altri tre compagni appartenenti a due diverse cellule. Ricordo che la Commissione per la stesura delle Tesi ha cercato di dare ampio spazio alla discussione ed è stata aperta e disponibile a correggerle e riformularle non solo nelle fasi della loro rielaborazione ma perfino in sede di riunione conclusiva tenutasi il 14 settembre mentre ciascun componente ne aveva ricevuto la stesura finale su cui esprimersi il 3 settembre. Tant'è che abbiamo esaminato e discusso in quella sede un notevole numero di emendamenti e il Responsabile ringraziò in particolare i tanti compagni che puntigliosamente avevano voluto esprimere le loro proposte. Non si comprende com'è possibile che a un mese di distanza quegli stessi compagni abbiano sollevato obiezioni e talvolta formulato emendamenti di rilievo e di linea. Che cosa è accaduto nel frattempo? La scorrettezza è evidente e dalla discussione è stata attribuita alla sottovalutazione delle responsabilità di quei compagni nella fase dell'approvazione finale in sede di Commissione o alla peculiare mancanza di tempo che ebbe uno dei tre compagni per esaminarle in modo adeguato. Il centralismo democratico ammette una e una sola eccezione che giustifica un tale comportamento ed è il caso (straordinario e non già ordinario perché altrimenti dovremmo prendere atto che ordinariamente la Commissione centrale risulterebbe sopravanzata e corretta dall'istanza di base e allora s'imporrebbe un ripensamento o persino un ribaltamento dei loro rispettivi ruoli nel Partito), è il caso, dicevamo, in cui durante la discussione nel Congresso di Cellula altri membri dell'istanza sollevino questioni e argomentazioni che ci ravvedano in senso autocritico dell'erroneità della precedente formulazione e della correttezza dell'emendamento proposto. Ma i casi succitati non rientrano in questa eccezione. In due mesi la Commissione per la stesura del progetto di tesi ha centrato il bersaglio dal punto di vista dei contenuti, che risultano corretti e complessivamente molto buoni e aggiornati, anche se su talune tematiche scontano i ritardi e le lacune nella conoscenza e nell'analisi di cui il Partito è consapevole, ma lo ha padellato per quel che riguarda la forma, eccessivamente lunga, perché è prevalso il momento dell'analisi e dell'argomentazione al momento della sintesi, che dovremmo considerare sempre e comunque il nostro obiettivo e punto di arrivo ma sovente stentiamo a raggiungere. Tale deficienza era ben conosciuta dall'UP e dal Responsabile, che hanno insistito con modesti risultati, cercando di correggere in ogni modo la tendenza a tracimare dettata da una malintesa idea di completezza. Piuttosto che "mancare fin dal principio una chiarezza progettuale che ha finito per pregiudicare l'elaborazione e l'esposizione finale", come ha osservato una Cellula, pensiamo che siano mancati altri due mesi di tempo per riscriverle di sana pianta fino a dar loro una forma snella, essenziale e asciutta. In mancanza di un'abitudine alla sintesi, c'era bisogno di più tempo per rielaborare quelle ottime vinacce e ottenere il prezioso distillato richiestoci dal Partito. La fase progettuale era stata ben curata dall'UP e dalla riunione del 24 maggio, la cui Relazione introduttiva, poi conosciuta dall'intera Commissione, si soffermava in modo puntiglioso, tanto da poter sembrare a qualcuno eccessivo, su tale pericolo: "Le Tesi congressuali devono avere la forma di enunciati e non di elaborati, - vi si legge - rappresentano la sintesi a cui è giunta la nostra elaborazione e non l'analisi e lo studio che l'hanno accompagnata. Sono cioè enunciazioni e non elaborazioni. Affermano e negano invece di dimostrare e confutare". Ripetutamente alcune bozze sono rimbalzate tra il Responsabile e le relative Sottocommissioni con l'invito a tagliarle e a ridurne di due o tre volte la lunghezza, fino a che non rimaneva che prendere atto che i tempi ristretti e le attuali nostre caratteristiche non permettevano risultati migliori. E ora trattiamo, sia pure sinteticamente, le ragioni che hanno indotto il CC a respingere alcune proposte avanzate dai Congressi di Cellula, non senza lamentare che talune Cellule hanno inviato i loro emendamenti ben oltre i termini fissati dalla Circolare dell'UP e talvolta li hanno presentati in forma irrituale, ossia attraverso generiche considerazioni e richieste senza indicare esattamente dove e come emendare il Progetto di Tesi. Il caos e le ambiguità che ne derivano sono inammissibili per un partito bolscevico. Con la crescita del Partito non ci potremo più permettere una condotta di questo genere e non dovremo neppure prenderli in considerazione. In merito agli emendamenti accettati vorrei solo precisare alcune questioni. Sull'emendamento alla Tesi 60 (La droga), pag. 82, avanzato da una Cellula, un compagno del CC ha obiettato che la formulazione "...ingrassano anche le cosiddette comunità di recupero private dove i tossicodipendenti vengono sfruttati con il lavoro forzato" potrebbe accomunare nell'accusa anche quelle comunità private che operano in modo sostanzialmente corretto. A nostro parere, e ne ha convenuto anche quel compagno del CC, qui si dice esplicitamente cosiddette e dove e quindi è evidente che l'accusa non riguarda quelle vere comunità dove ciò non si verifica. Sull'emendamento alla Tesi 51 (Gli Ogm...), pag. 73, avanzato da una Cellula, un compagno del CC ne ha migliorato la formulazione così: "A causa dell'utilizzo speculativo che ne fanno le multinazionali e contrariamente a quanto sostengono le organizzazioni mondiali dell'imperialismo,..." A proposito dell'emendamento alla Tesi 8 (I popoli contro l'imperialismo), pag. 16, avanzato da una Cellula, vengono espresse "ampie perplessità" per aver incluso tra le rivolte contro l'imperialismo la "rivolta autonomista del popolo tibetano" e al riguardo la Cellula rifiuta la suddetta definizione di popolo tibetano perché, a suo dire "di popolo tibetano se ne è visto davvero poco", mentre tutta la rivolta si risolverebbe in un'operazione condotta dai soli monaci tibetani e finanziata dalla Cia "mirante alla balcanizzazione della Cina a fini inter-imperialistici, ricalcando la strategia seguita contro la Jugoslavia". Su questo punto è stata sollevata a nostro parere una clamorosa contraddizione di linea che non riguarda semplicemente la questione tibetana ma la linea generale che da sempre il Partito segue per valutare in ogni regione del globo le diverse manifestazioni della contraddizione tra l'imperialismo e i popoli oppressi. Due sono gli errori di fondo nella formulazione di tale giudizio. Anzitutto l'ambiguità nella valutazione della Cina di oggi, che ambisce a diventare una superpotenza egemone a livello mondiale, ma viene, in modo forse inconsapevole, confusa con la Cina socialista di Mao, schierata con le nazioni e i popoli oppressi. Come se quel passato la rendesse ai loro occhi meno reazionaria e imperialista delle altre potenze e superpotenze mondiali. Rovesciato il socialismo, anch'essa è destinata ad andare incontro a una "balcanizzazione", come del resto sta accadendo alla superpotenza russa. Che piaccia o no sono queste le leggi economiche che governano il sistema imperialista: un po' come è inevitabile il declino della superpotenza Usa, checché sperino Bush o Obama. Anzi, come denunciava Mao sull'Urss, il rovesciamento della dittatura del proletariato si traduce nell'instaurazione di una dittatura fascista aperta di tipo hitleriano. Mao usava non a caso l'aggettivo hitleriano per spiegare il tipo di dittatura esercitato dai rinnegati revisionisti e fascisti. Analogamente, davanti al pericolo che tale destino avrebbe potuto accomunare anche la sua Cina, ricordava che senza socialismo il rispetto e l'uguaglianza tra le svariate minoranze nazionali sarebbero inevitabilmente sfociati nello spietato sciovinismo grande han sul resto della popolazione appartenente ad altre nazionalità. Il secondo errore sta nella confusione tra il carattere della contraddizione esistente tra le autorità revisioniste e fasciste cinesi e il movimento autonomista tibetano e il giudizio, pienamente condivisibile, che esprimono sul Dalai Lama e sui monaci tibetani, portatori di una concezione del mondo e di una raccapricciante organizzazione sociale reazionaria, oscurantista di tipo feudale. Non staremo qui a ripetere quel che diceva Stalin a proposito delle idee dell'emiro afghano e del carattere del movimento di liberazione che capeggiava. Né ricordare ai compagni che il nostro sostegno alle resistenze afghana, irachena e in genere di radice islamica non è in nessun modo contraddetto dal nostro rifiuto dei loro principi religiosi, politici e sociali che non sono poi tanto dissimili da quelli dei monaci tibetani. E, sia chiaro, il sostegno alla resistenza afghana era altrettanto incondizionato quando quella resistenza combatteva l'allora socialimperialismo e risultava infiltrata, usata e finanziata dalla superpotenza americana. La presenza di leader a noi sgraditi, che siano monaci o finanche agitatori nazistoidi, può farci ribrezzo ma non può cambiare la natura di quella contraddizione e di quel movimento (definito autonomista), un po' come è accaduto alla Croazia e al Kosovo verso la Serbia. Non si capisce perché le autorità revisioniste e fasciste cinesi siano tanto preoccupate se agissero semplicemente piccoli gruppi composti da soli monaci. Negare l'esistenza del popolo tibetano e identificare quei leader col movimento di massa sono due errori gravi e inammissibili. L'emendamento alla Tesi 16 (Il federalismo è un pilastro...), pag. 28, avanzato da una Cellula, propone di sostituire l'attuale espressione: "a guadagnarci davvero sarebbero esclusivamente le grandi regioni del Nord" con: "a guadagnarci davvero sarebbe esclusivamente la grande borghesia del Nord". A prima vista può sembrare giusta la preoccupazione di ripetere e precisare ancora una volta che le masse popolari non hanno nulla da guadagnare dal federalismo, tanto da aver indotto qualche altro compagno del CC a condividerla. In realtà si finirebbe per commettere un errore assai più grave introducendo la categoria di grande borghesia del Nord che in realtà non esiste. La grande borghesia ha per sua stessa natura un carattere e una dimensione nazionale e persino multinazionale per taluni gruppi monopolistici. Diverso è il caso delle piccole e medie imprese e i relativi gruppi di pressione che hanno un radicamento prevalentemente locale e, quindi, definirli grande borghesia aumentebbe invece di diminuire la confusione. Del resto occorre considerare che ogni tesi è parte di un tutto ed è sbagliata la preoccupazione che ogni volta occorre ripetere quanto è già stato trattato esaurientemente in altre tesi. L'emendamento alla Tesi 35 (Le lotte per la sanità pubblica...), pag. 53, avanzato da una Cellula, propone di sostituire: "Vanno altresì aperti un gran numero di corsi di laurea e servizi di "medicina alternativa', preventiva e lenitiva del dolore" con: "Vanno aperti corsi di specializzazione post-laurea in medicina e chirurgia relativi alla 'medicina alternativa'". Riteniamo che non hanno fondamento le sacrosante preoccupazioni della Cellula di legittimare pratiche prive di basi scientifiche perché la formulazione proposta dal CC non presenta ambiguità sulla garanzia della loro scientificità e d'altra parte vuol conferire alla "medicina alternativa", preventiva e lenitiva del dolore quell'importanza e quel ruolo che oggi risultano negati o sottovalutati. L'emendamento alla Tesi 3 (Scenario mondiale), pagg. 9-11, avanzato da una Organizzazione, propone di integrarla con una lunga riflessione titolata: "Imperialismo, stadio monopolistico del capitalismo e fase morente della democrazia borghese". Tale proposta aumenta la confusione e non aggiunge alcunché di nuovo, anzi presenta salti logici e bizzarre conclusioni circa l'interdipendenza tra lotta di classe e crisi del sistema capitalistico. Al di là delle intenzioni del proponente, l'analisi che ne risulta, le tematiche sollevate e il linguaggio utilizzato non ci appartengono: per un verso ci sono estranei e, per l'altro, presentano errori, ambiguità o ovvietà. L'emendamento alla Tesi 4 (Scenario mondiale), pagg. 11-12, avanzato dalla stessa Organizzazione, sembra riferirsi a una tesi che tratta tutt'altro tema mentre sviluppa un ragionamento riguardante piuttosto la tesi 2. In ogni caso valgono le cose dette a proposito del precedente emendamento: la confusione regna sovrana e, saltando di palo in frasca, il ragionamento è un guazzabuglio di considerazioni incomprensibili che trattano tutto e niente: dall'attuale congiuntura sul processo di integrazione comunitaria, allo smascheramento dei falsi partiti comunisti ed opportunisti, alle ragioni dell'astensionismo marxista-leninista alle europee. L'emendamento alla Tesi 77 (Che il PMLI diventi un Gigante rosso...), pagg. 103, avanzato da una Organizzazione, propone di aggiungere al seguente periodo: "Per avere molti militanti, occorre estendere il proselitismo, in generale, a tutte le masse, a tutte le età e a entrambi i sessi"; le seguenti parole:"utilizzando 'il bolscevico', in una veste nuova, più dinamica e attraverso la realizzazione di una TV web". Vincolare il successo del proselitismo a una nuova veste grafica de "Il Bolscevico" e alla realizzazione di una TV web ci sembra francamente senza senso. E, d'altra parte, lascia intendere che la chiave del proselitismo sta nelle forme della nostra propaganda, che dovrebbero diventare più accattivanti e attuali. Nella lista delle priorità c'è anzitutto l'aumento delle pagine e della diffusione militante del nostro settimanale e non tanto l'adozione di un nuovo formato, un po' come ha fatto "l'Unità", una formula che di per sé non garantisce la conquista di nuovi lettori né di maggiore interesse. Stesso discorso vale per la realizzazione di una TV web, che noi non escludiamo per principio un domani più o meno lontano. Ma certo non la riteniamo così urgente e decisiva, con le attuali risorse economiche e umane di cui disponiamo. Insomma non la riteniamo una delle principali carenze da superare per far diventare il PMLI un grande, forte e radicato partito marxista-leninista. Infine la Commissione decide di approvare all'unanimità le due proposte di emendamenti avanzate in sede congressuale dalla Presidenza, per aggiornarle con l'elezione di Obama e con l'irruzione dell'Onda studentesca e universitaria. I due emendamenti sono i seguenti: Tesi 2. I principali paesi imperialisti Alla fine del punto sugli Usa pag. 6 aggiungere il seguente capoverso: Con l'elezione di Obama, esponente della "sinistra" imperialista, il popolo americano si è liberato di Bush ma è caduto dalla padella nella brace. La linea del nuovo leader americano si fonda infatti sul nazionalismo, il liberalismo, l'interclassismo e l'egemonismo mondiale degli Stati Uniti. Il suo compito è quello di correggere, aggiustare, la politica di Bush per riportare in auge l'imperialismo americano. Il suo successo elettorale è stato la conseguenza della promessa di "cambiamento" e del rigetto della politica di Bush cresciuto come una valanga a fronte delle sue responsabilità nella devastante crisi finanziaria e economica. Significativo è stato il fatto che il grande capitale americano ha elargito più finanziamenti a lui che al suo rivale repubblicano McCain. Sull'elezione di Obama la "sinistra" borghese a livello mondiale ha sparso pericolose illusioni politiche. Le stesse che seguirono l'elezione dei democratici Kennedy e Clinton. E sappiamo bene come è andata a finire. Con la Baia dei Porci a Cuba e il pericole reale dello scoppio di una terza guerra mondiale nel primo caso e i bombordamenti sull'Iraq appena insediatosi alla Casa Bianca nel secondo. Tesi 55. Il movimento studentesco All'inizio della tesi 55 pag. 78 aggiungere il seguente capoverso: Una muraglia umana di milioni di manifestanti ha occupato le città e si è riversata come un onda lungo la penisola e a più riprese nella Capitale per gridare fin sotto Palazzo Chigi un netto No al maestro unico, alle classi ghetto per migranti, alla trasformazione delle Scuole e dell'Università in Fondazioni private. ll PMLI appoggia con tutte le sue forze il movimento studentesco e ritiene nevralgico un argomento su cui esso ha cominciato a discutere nella grande assemblea nazionale della Sapienza occupata del 15 e 16 novembre scorso: "la crisi del sistema di 'rappresentanza' studentesca". La nostra proposta è che in alternativa ai vari "organi collegiali" siano istituiti nuovi organi di governo in cui gli studenti siano la maggioranza e dispongano di poteri vincolanti. Ne devono far parte anche i rappresentanti del personale docente e non docente, come minoranza e tutti i membri devono essere eletti dalle rispettive Assemblee generali, fondate sul principio della democrazia diretta, che potranno revocarli in qualsiasi momento. Siamo convinti infatti che senza questo tipo di governo, nessuna legge potrà mai assicurare che scuola e università siano un vero servizio sociale goduto dal popolo ed è impossibile liberare le aule dall'autoritarismo di stampo feudale tanto dei vecchi quanto dei nuovi baroni-manager. Spetta dunque alle studentesse e agli studenti marxisti-leninisti nell'ambito della battaglia contro il governo e "per l'autoriforma" fare conoscere, apprezzare ed impugnare alle masse in lotta la proposta strategica del governo studentesco della scuola e dell'università. Con i Maestri e il PMLI vinceremo! 17 dicembre 2008 |