Rinnovando il permesso di tenere aperti i negozi del centro a Firenze in queste due giornate di festa operaia e antifascista Il PD Renzi vuole cancellare il 1° Maggio e il 25 Aprile I sindacati confederali: "La festività fu soppressa dal fascismo e ripristinata dopo la Liberazione" Sviluppare il fronte unito per imporre il pieno rispetto delle due storiche conquiste Redazione di Firenze Il neopodestà Matteo Renzi (PD) ha sferrato un altro colpo contro il 1° Maggio e il 25 Aprile, ribadendo, tramite il piano per il commercio con gli orari dei negozi firmato il 29 dicembre dal suo ascaro, il vicesindaco Dario Nardella (anch'egli piddino), la possibilità per i negozi del centro di Firenze di tenere aperto in queste due giornate di festa operaia e antifascista. Un modo per svilire queste storiche giornate, conquistate come frutto di dure lotte, e aprire la strada per la loro cancellazione, inasprendo lo sfruttamento dei lavoratori del commercio, che già normalmente lavorano di domenica. Il berluschino di Palazzo Vecchio sta combattendo pervicacemente questa battaglia di destra, evidentemente una di quelle che lo fanno stimare, tra gli altri, dal nuovo Mussolini e da sua figlia. Lo scorso anno la sua analoga ordinanza, emanata provocatoriamente pochi giorni prima del 1° Maggio, aveva suscitato un coro di critiche e condanne da parte di forze politiche e sindacali e anche da parte di settori del PD. Un paio di mesi fa il governatore della Toscana, Enrico Rossi (PD) era entrato in merito esprimendo il suo disaccordo con Renzi, ma il neopodestà di Firenze va avanti a testa bassa, come un toro (o un fascista) quando vede rosso, in nome di uno strumentale "sviluppo del turismo". Il vicesindaco Nardella non gli è da meno e ha liquidato le polemiche con questa arrogante dichiarazione: "crediamo che il nostro impegno sulle questioni del lavoro sia fuori discussione e su questo tema non accettiamo lezioni". In una lettera aperta alla città tre sindacalisti del commercio - Barbara Orlandi (FILCAMS CGIL), Pietro Baio (UILTUCS UIL) e Salvo Carofratello (FISASCAT CISL) - hanno scritto: "in Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista e ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale nel 1945, la giornata del Primo Maggio come deroga alla chiusura obbligatoria per il centro storico può essere considerata come un ulteriore disconoscimento di un pezzo della nostra storia, la cancellazione di una data identitaria di un popolo che ha lottato, faticato e anche perso la vita per l'affermazione della libertà, dei diritti e della dignità del lavoro". Si è detta contraria la SEL vendoliana cosiccome 6 consiglieri comunali del PD (su 24) - Stefania Collesei, Tea Albini, Andrea Pugliese, Claudia Livi e Massimo Fratini - che hanno annunciato una mozione nella prossima seduta del consiglio. D'accordo con Renzi e Nardella il presidente della Confesercenti, l'associazione dei commercianti vicini ai partiti della "sinistra" del regime. Proprio dalla Confesercenti in un convegno a fine novembre erano partite proposte "innovative" alla Marchionne (l'AD Fiat pubblicamente apprezzato da Renzi), come libertà di licenziamento, non pagare un extra per le domeniche lavorate, cancellazione del premio di produzione, piena flessibilità nell'orario. Noi marxisti-leninisti siamo fermamente contrari al piano di Renzi e Nardella, siamo per difendere e rilanciare le giornate del 1° Maggio e del 25 Aprile, lavorando per farne appuntamenti di lotta sempre più importanti e partecipati dalle masse lavoratrici e popolari, a partire dai giovani. Auspichiamo che le forze contrarie al progetto di Palazzo Vecchio continuino nelle loro denunce, sviluppando un fronte unito di lotta capace di far ritirare questo grave provvedimento. 5 gennaio 2011 |