Per stroncare il movimento contro la devastazione della Val di Susa e per esorcizzare "l'autunno caldo" 12 No Tav accusati di "attentato per finalità terroristiche o di eversione dell'ordine democratico" Tra gli indagati membri del Centro sociale Askatasuna, Comitato di Lotta Popolare della Val Susa e Komitato Giovani No Tav. Liberare subito tutti gli arrestati e prosciogliere gli indagati Tutti con i No Tav Col chiaro intento di stroncare una volta per tutte l'eroica lotta del movimento di massa No Tav che da oltre 20 anni si batte coraggiosamente contro l'alta velocità ferroviaria e la devastazione della Valsusa, il 29 luglio i Pubblici ministeri (Pm) della procura di Torino, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, coordinati da Giancarlo Caselli (scatenato a spada tratta dal PD), hanno iscritto nel registro degli indagati i nomi di 12 attivisti del movimento per gli scontri avvenuti la sera del 10 luglio scorso intorno al cantiere la Maddalena a Chiomonte. Repressione mussoliniana Pesantissima l'accusa: "attentato per finalità terroristiche o di eversione dell'ordine democratico" (ai sensi dall'articolo 280 del codice di procedura penale fascista, che prevede da sei a vent'anni di reclusione) a cui si associa quella per il porto d'armi da guerra. Perquisite brutalmente alle prime luci dell'alba anche le abitazioni dei 12 cosiddetti "terroristi" No Tav tra cui figurano alcuni esponenti del centro sociale Askatasuna e leader del Comitato di Lotta Popolare della Val Susa e Komitato Giovani No Tav. Secondo la ricostruzione dei due pm: "Un gruppo di persone appartenenti ai centri sociali di estrazione 'autonoma' (ovvero Askatasuna e la sua emanazione valligiana del Kgn, Komitato Giovani No Tav) attaccava il cantiere in località la Maddalena di Chiomonte prima tagliando la cosiddetta concertina e poi esplodendo in direzione delle forze di polizia che erano fuoriuscite dalla zona recintata per disperderle numerosi artifizi di varia natura: razzi, bengala, bombe carta, molotov e altro utilizzando all'uopo un mortaio artigianale...". Un "arsenale da guerra" di cui però non vi è traccia nelle perquisizioni effettuate che hanno riguardato anche "la Credenza", la storica osteria di Bussoleno che ospita sia il Kgn che il Comitato di Lotta Popolare, dove sono stati sequestrati solo computer e telefoni cellulari che, secondo il leader storico dei No Tav Alberto Perino "era il vero obiettivo dell'operazione perché appartengono a consulenti del legal team. Volevano mettere le mani sulle carte della difesa. È grave". Mentre Luigi Casel, ex consigliere a Bussoleno, ha raccontato: "Hanno sequestrato zaini, binocoli da bird watching, pile, magliette, lucchetti per la vigna e perfino libri e un fazzoletto dell'Anpi, come se fosse un reato. Nessuna arma da guerra. C'è una sproporzione enorme tra accuse e fatti. Invito i parlamentari a passare una giornata a casa con me e le mie figlie (indagate entrambe, ndr)". Il movimento non si piega Immediata la reazione di tutto il movimento che coraggiosamente non si lascia intimidire dalla nuova campagna repressiva scatenata dal governo Letta-Berlusconi e dal ministro degli Interni Alfano che temono come la peste che i vari movimenti di lotta in atto in tutto il Paese, a cominciare proprio dai No Tav e dal No Muos, si possano saldare e dare avvio a un nuovo "autunno caldo". Non a caso tra le pieghe del cosiddetto "decreto contro il femminicidio", messo a punto da Alfano e approvato l'8 agosto dal Consiglio dei ministri, sono state inserite alla chetichella alcune norme che colpiscono duramente proprio le manifestazioni No Tav in Valsusa. In particolare l'articolo 8 del decreto inasprisce le pene per chi si introduce abusivamente nel cantiere di Chiomonte o violerà le zone di interesse strategico per l'opera. Si tratta dell'estensione di una norma già varata dal governo Monti ma limitata al cantiere per il tunnel geognostico Susa/Bussoleno. Mentre ora il divieto di accesso vale per "tutte le aree e i siti individuati per la realizzazione della sezione transfrontaliera". Contestualmente il decreto prevede anche il rafforzamento del contingente militare in Valsusa. In risposta alla nuova escalation giudiziaria che nella notte del 19 luglio aveva già portato in carcere altri 8 manifestanti, tra cui un minorenne e il figlio del presidente del Tribunale penale di Asti, il presidente della Comunità Montana della Val Susa, Sandro Plano, ha convocato una affollatissima conferenza stampa e una marcia di solidarietà con i 12 No Tav inquisiti a cui hanno preso parte migliaia di manifestanti. Nicoletta Dosio, una delle fondatrici del movimento, ha denunciato pubblicamente la nuova offensiva giudiziaria affermando fra l'altro che: "I perquisiti sono figli e fratelli nostri e la violenza è quella di chi chiude gli ospedali. La solidarietà per i nostri giovani è solidarietà per noi stessi. Quello che vogliono fare è incutere terrore, separare i valsusini buoni da quelli cattivi. Non faremo un passo indietro. La loro arroganza infinita è un segno della loro debolezza. A costoro fanno così paura le parole, per questo sequestrano i nostri quaderni e picchiano le donne che manifestano per una compagna aggredita. Vogliono colpire i giovani migliori, quelli che sono cresciuti per costruire un mondo diverso". Mentre Perino ha aggiunto "Se essere contro il Tav vuol dire essere terroristi ed eversivi, qui lo siamo tutti da 24 anni". In due distinti comunicati del Movimento NoTav del 27 e 31 agosto si legge: "Ci pare evidente il disegno della procura di Caselli, e dei due pm Padalino e Rinaudo, volto ad impaurire il movimento avvolgendolo nelle loro spire repressive. Ma hanno fatto i conti senza l'oste. Colpendo i nostri amici e compagni, ragazzi cresciuti a pane e no tav, non fanno altro che rinsaldarci nella convinzione che la nostra lotta è giusta, i loro colpi maldestri sono il sintomo che stiamo procedendo bene e non potendo sconfiggerci in altro modo tentano l'ultima disperata carta. E non utilizziamo il termini maldestro a caso: uno dei ragazzi perquisiti nel momento in cui avvenivano i fatti di cui sono accusati era in vacanza, a mille chilometri dalla Valle. Basterebbe questo elemento per mostrare la pretestuosità delle accuse e la matrice politica delle mosse della procura di Torino, tutta tesa a perseguire non il singolo reato ma il dissenso. Questa è la costruzione-furto dell'alta velocità Torino-Lione, da un lato si scava, si spende e si devasta dall'altro si cerca di fermare oggi con le manette, oggi con un manganello o un lacrimogeno, oggi con un infamante articolo su un giornale compiacente chi si oppone e lotta per fermare questo spreco. Piccoli colpi che continuamente cercano di arginare un movimento che non si è lasciato ingannare e non si lascia intimidire. Dove la politica ha fallito, dove i governi sono caduti oggi la procura e le forze di polizia provano ad aprire varchi e paure". "... il procuratore Caselli ha avuto ancora una volta il coraggio di paragonare la nostra lotta allo stupro, insultandoci per l'ennesima volta in una maniera subdola e veramente bassa. Continuando a leggere però ci s'imbatte in altre formidabili teorie del pensiero di questa "legge", che se la prende anche con chi non tifa polizia e non si mette in coda a recitare la parte che tutti dovrebbero recitare secondo il potere. Caselli se la prende con giornalisti e intellettuali che hanno avuto il coraggio di guardare un po' più a fondo nella vicenda, pendendo dalla parte delle ragioni della lotta no tav e arrivando a sostenerle apertamente. Il procuratore non tollera che la categoria violenza non venga applicata se questa non sussiste, non tollera che esista un popolo compatto che subisce umiliazioni e violenze da parte di una parte dello Stato che si comporta come truppe di occupazione in qualsiasi paese di guerra. E meno che mai tollera che una lotta di popolo contempli la resistenza nel suo cammino... Noi ancora una volta non abbiamo paura nel ribadire la legittimità della Resistenza in questa lotta, nel lavorare per sostenere la Resistenza e nel non arrenderci di fronte a nulla". La criminalizzazione dei No Tav È stata denunciata anche la vergognosa campagna stampa montata ad arte dai mass media di regime per criminalizzare il movimento e fiaccare una lotta che è indomabile. Per cui un delinquente certificato come Berlusconi è "degno" di essere ricevuto al Quirinale e di essere perfino protetto dalla più alta carica dello Stato; mentre un giovane che lancia un sasso contro una recinzione per difendere il territorio dove vive dalla devastazione e dal saccheggio è definito un "terrorista". Una "complicità coi terroristi" che ha fatto imbestialire il PD, da sempre favorevole alla linea ad alta velocità Torino-Lione, e costerà caro al presidente della Comunità montana, Sandro Plano, iscritto al PD, che rischia addirittura l'espulsione dal partito. Ciononostante il movimento non piega la testa e agli inizi di agosto ha proseguito la lotta bloccando l'A32 Torino-Bardonecchia. La polizia in assetto antisommossa ha caricato i manifestanti per liberare la carreggiata e una ventina di No Tav sono stati fermati e portati in questura a Torino. Escalation giudiziaria L'inaudita persecuzione e l'abnormità delle accuse contro i 12 No Tav è stata stigmatizzata da numerose personalità tra cui l'ex magistrato Livio Pepino, che in un editoriale su il manifesto del 30 luglio fra l'altro scrivono: "Ancora una volta il movimento No-Tav è destinatario di attenzioni discutibili della Procura di Torino... C'eravamo abituati, fin dai tempi della campagna avviata nel gennaio del 2012 con la richiesta di misure cautelari per gli scontri del giugno-luglio precedente, finanche nei confronti di incensurati". Oltre 50 arresti, scattati a sette mesi di distanza dai fatti contestati - lo sgombero della "Libera Repubblica della Maddalena", a fine giugno 2011, e poi gli scontri del 3 luglio. "Negli ultimi mesi - continuano - è stato un crescendo di iniziative oltre ogni logica, in evidente parallelismo con il cambio di strategia delle 'forze dell'ordine'". Una strategia che, dopo la "già assai dura attività di contenimento degli attacchi al cantiere della Maddalena", è passata "a una vera e propria guerra preventiva, con anticipazione dello scontro (sotto l'occhio vigile dei pubblici ministeri accorsi sul posto) prima ancora dell'avvicinamento dei manifestanti al cantiere... si è realizzato un salto di livello di gravità inaudita". Si tratta di "una prospettiva che ricorda in modo sinistro i metodi di 'Minority Report'" come testimonia la pioggia di incriminazioni tesa a fare terra bruciata intorno a chiunque osa schierarsi contro la Tav o esprime solidarietà al movimento a cominciare dal presidente di Pro Natura Piemonte, denunciato per "procurato allarme" dopo aver diffuso un documento-denuncia sulla mancata installazione di speciali protezioni di sicurezza nell'area che sovrasta il cantiere, notoriamente esposta al rischio di frane; l'incriminazione per "false comunicazioni al pubblico ministero" a carico del responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Chiomonte, autore di un'ingiunzione di abbattimento delle reti di protezione del cantiere. Gravissime le perquisizioni nei confronti di quattro attivisti No-Tav indagati per "stalking" in relazione a presunte minacce subite da un operaio di una ditta impegnata nei lavori. Peraltro il filosofo Gianni Vattimo, Nicoletta Dosio e Luca Abbà che il 29 agosto sono stati accusati di falso ideologico e convocati dalla procura di Torino il 2 settembre perché il 13 agosto si erano recati presso la locale casa circondariale Lorusso e Cotugno per fare visita a Davide Giacobbe, un ragazzo di Varese attivista No Tav, appena arrestato e successivamente scagionato da ogni accusa il 27 agosto. Tutti con i No Tav Insomma, secondo Caselli e la Procura di Torino, chiunque è contrario alla Tav e perfino chi solidarizza col movimento che lotta contro un'opera dannosa, inutile e costosissima è un violento e un terrorista e va sbattuto in galera: "C'è un fondo di preoccupazione - ha minacciato Caselli - per il silenzio e la sottovalutazione, se non peggio, da parte di uomini della cultura, della politica, dell'amministrazione e anche dell'informazione, che non riescono forse a vedere come stanno davvero le cose e sono portati a considerare con comprensione gesti che invece sono di pura violenza". Un avvertimento rivolto non solo alle forze politiche che non la pensano come PD e PDL ma anche a intellettuali che nei giorni scorsi hanno dichiarato: "La Tav va sabotata perché non è una decisione politica ma delle banche e di coloro che devono lucrare a danno della vita e della salute di un'intera valle". Di fronte a questa nuova offensiva giudiziaria scatenata da Caselli a difesa del governo Letta-Berlusconi e contro la rabbia e le lotte crescenti delle masse valsusine, esprimiamo piena solidarietà al movimento No Tav e chiediamo che tutti gli arrestati e gli incriminati siano immediatamente liberati e scagionati da ogni accusa. Dal neoduce Berlusconi al tecnocrate liberista borghese Monti al governo delle larghe intese PD-PDL nulla è cambiato nel comportamento della classe dominante borghese verso le masse popolari. Stessa politica interna e stessa politica estera: neofascismo all'interno e interventismo imperialista all'esterno. Con la copertura e la connivenza del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, che ha attaccato le masse in lotta proteggendo e blindando i governi in carica della destra e della "sinistra" borghese che le hanno sempre selvaggiamente represse. L'esperienza del movimento No Tav è un importante esempio per tutti i movimenti di lotta. Un motivo in più per difendere i suoi militanti ai quali va la piena e attiva solidarietà dei marxisti-leninisti italiani. Tutti con i No Tav! 4 settembre 2013 |