Tramite la penna di Alberto Statera "La Repubblica" calunnia gli operai di Pomigliano Sulla stampa e i media di regime abbiamo assistito in questi giorni a una sistematica e vergognosa opera di demonizzazione e calunnia nei confronti degli operai Fiat di Pomigliano e della coraggiosa FIOM che ha fermamente bocciato il diktat fascista di Marchionne, dipinti ora da irresponsabili nemici dell'occupazione al Sud ora da ottusi prigionieri di logori e antiquati schemi ideologici. Destra e "sinistra" borghese hanno suonato lo stesso spartito targato Marchionne-Berlusconi per instaurare le relazioni industriali del regime neofascista. E tra tutti si è distinto il cosiddetto reportage dell'inviato di Repubblica Alberto Statera apparso il 18 giugno sul quotidiano del magnate capitalista De Benedetti. Invece di un'onesta inchiesta sul campo, il suo è stato uno sproloquio antioperaio e leghista sui cosiddetti mali che da sempre funesterebbero il Meridione e lo "stabilimento Fiat più assenteista e meno efficiente, col record nazionale di invalidi, il boom dei doppi lavori e un numero abnorme di furti e di sabotaggi". Mentre definisce apologeticamente il padrone Marchionne come il "cavaliere senza macchia nell'Italia post-keynesana", riduce gli operai a lazzaroni sempre pronti "a disertare la catena di montaggio in coincidenza con le partite del Napoli Calcio o sotto le elezioni" (esattamente quel che ripeterà l'amministratore delegato Fiat che andrà cianciando di scioperi "solo perché giocava la nazionale"). Eh già perché questo servo del padrone non può neppure concepire che il rifiuto del supersfruttamento Fiat alla catena di montaggio non è nient'altro che una manifestazione della lotta di classe tra lavoro salariato e capitale e così li bolla come "episodi di luddismo e di sabotaggio sul prodotto", non volendo confessare di credere alla "orrida e falsa pregiudiziale antropologica, quella che vuole i napoletani peggio dei polacchi, votati all'indisciplina, all'anarchismo che sarebbe iscritto nel loro Dna". Bene fanno gli operai di Pomigliano e la FIOM a respingere coraggiosamente l'accordo separato che cancella ogni loro diritto e li vuole ridurre all'illimitato e bestiale supersfruttamento; e noi li sosterremo fino in fondo perché, come indica Marx: "Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto quotidiano con il capitale, si priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un qualsiasi movimento più grande". 23 giugno 2010 |