Per fermare la riapertura della seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio Appoggiamo la resistenza popolare di Terzigno: dimissioni subito di Bertolaso La Campania nuovamente sommersa dai rifiuti. Le masse e i Comitati nuovamente in lotta per sconfiggere il piano fascista sui rifiuti del nuovo Mussolini. Violente e vigliacche cariche poliziesche contro le popolazioni vesuviane Il PMLI partecipa alla battaglia in corso delle popolazioni di Chiaiano, Marano e Terzigno Dal nostro corrispondente della Campania Ormai è un nuovo disastro ambientale e sanitario in tutta la Campania, le stracolme megadiscariche di Chiaiano e Terzigno hanno esaurito il loro spazio. Ma il sottosegretario Guido Bertolaso getta acqua sul fuoco: "È solo un tentativo di speculare e dietro le proteste ci sono gruppi organizzati di estrema sinistra. Per migliorare questa situazione - sostiene l'inquisito esponente del governo del nuovo Mussolini - bisogna aprire altre discariche: quando fui nominato, fu fatto un decreto legge, poi convertito nel luglio 2008 e diventato legge, approvata a larga maggioranza anche dall'opposizione. In quella legge era prevista l'apertura di altri siti di alcune discariche: specificatamente si parla di Terzigno ed altre due cave utilizzabili per queste attività... mi è stato insegnato che tutti i cittadini devono rispettare la legge, c'è l'articolo 9 che parla della Cava Vitiello di Terzigno, chiunque dica che quella cava non si può aprire va contro la legge". In realtà l'emergenza non è mai finita e la propaganda del regime neofascista vuole coprire il fallimento del piano fascista sui rifiuti del governo Berlusconi. Un piano scellerato e criminale con poteri dittatoriali e militarizzando interi territori e discariche. Una farsa che stavolta non regge di fronte alle migliaia di tonnellate di rifiuti che in pochi giorni hanno sommerso nuovamente le strade di Napoli e di tutta la regione. Un nuovo tentativo per tamponare l'ennesimo fallimento della politica delle istituzioni nazionali e locali in camicia nera che in realtà non hanno alcuna intenzione di risolvere il dramma rifiuti in Campania. Dai primi di settembre i Comitati di Chiaiano-Marano e Terzigno (coll'appoggio attivo del PMLI alle loro iniziative di lotta) stanno denunciando con blocchi, assemblee e cortei a Napoli e nei comuni vesuviani il riesplodere dell'emergenza rifiuti. Attualmente il nostro Partito è impegnato nella battaglia di Chiaiano e Marano e per quello che può partecipa anche alla coraggiosa resistenza popolare nei comuni vesuviani. Tra le altre, appoggiamo decisamente la richiesta di dimissioni del tracotante Bertolaso. Ma veniamo alla discarica Sari; aveva smesso di funzionare nel 1995 dopo avere ingurgitato rifiuti per oltre vent'anni. Nel maggio 2009 il governo Berlusconi ha deciso di riaprirla senza nessun intervento di bonifica. È bastato un anno e, dal momento che la cava è piena, si è già deciso di aprire l'adiacente Cava Vitiello, capace di contenere oltre tre milioni di tonnellate di rifiuti di ogni genere. Quando, nei giorni scorsi, l'assessore regionale all'ambiente Gianni Romano ha dichiarato l'intenzione di aprire la suddetta cava, nonostante il parere sfavorevole del Tribunale amministrativo regionale (TAR) e della Commissione europea, il "Movimento difesa del territorio area vesuviana" (che da anni denuncia gli scempi in atto nel Parco nazionale del Vesuvio e propone allo stesso tempo metodi alternativi di gestione dei rifiuti) ha portato migliaia di persone in piazza a lottare contro questo nuovo scempio e costretto tutti i sindaci dell'area vesuviana a schierarsi contro la riapertura della Sari. Vigliacche cariche poliziesche Da oltre una settimana presso la rotonda di via Panoramica, all'incrocio tra Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno, a cinquecento metri dalla Cava Vitiello, c'è un presidio di protesta. La discarica è presidiata notte e giorno dalla popolazione e la polizia, in tenuta antisommossa, interviene caricando i manifestanti non appena arrivano i camion pronti a sversare. Critica la situazione nella notte fra giovedì 23 e venerdì 24 settembre: per allontanare i manifestanti - per lo più di donne e bambini - le "forze dell'ordine" hanno sparato decine di lacrimogeni i quali, sorvolando la testa dei dimostranti, sono caduti al centro della rotonda; uno di questi è finito sotto un passeggino per bambini. Altre ingenti forze di polizia erano all'opera per scortare i camion verso la cava Sari e per farlo erano pronte a caricare; allo stesso tempo, a nessun dirigente delle "forze dell'ordine" è "venuto in mente" di controllare cosa davvero trasportino i camion in arrivo verso la discarica. Durante il giorno invece, sempre giovedì 23, cinque attivisti antidiscarica sono stati sottoposti alla perquisizione degli appartamenti - finita con esito negativo - e sono stati trasportati in questura a Napoli. I mass-media di regime stanno imbastendo la solita campagna di criminalizzazione cercando di far passare i manifestanti per "i soliti gruppi antagonisti e camorristi", avallando così la repressione delle masse in lotta, screditate e offese del tutto ingiustamente. Come da copione alle 3 del mattino di domenica 26 settembre, dopo una settimana di arresti e di cariche poliziesche, centinaia di manifestanti vengono aggrediti e picchiati selvaggiamente dai manganelli dei reparti antisommossa delle "forze dell'ordine" agli ordini del fascio-leghista Maroni. La carica della polizia travolge i manifestanti seduti all'imbocco della nuova strada dei rifiuti. Alla fine si contano due manifestanti feriti di cui uno colpito alla testa da una manganellata e l'altro finito per terra con una probabile frattura della gamba. Questo il pesante bilancio della notte di protesta nel Parco nazionale del Vesuvio. Tutto era cominciato in tranquillità. I manifestanti, più di un centinaio, avevano improvvisato un sit-in all'imbocco della nuova strada costruita per agevolare il conferimenti dei rifiuti in discarica. Il blocco è stato forzato dagli agenti in tenuta anti-sommossa e in un primo momento i manifestanti sono stati trascinati e rinchiusi nei cellulari delle "forze dell'ordine". Non appena sono giunti gli autocompattatori è cominciata - in modo assolutamente criminale - la carica. Ne è scaturita una sassaiola. La polizia ha cercato di impedire alle telecamere presenti - tra cui quelle di Annozero - di riprendere la scena. Non si deve sapere che sulla pelle delle popolazioni campane si sta consumando l'ennesimo crimine voluto dalla politica fascista sui rifiuti del nuovo Mussolini, una politica fatta di repressione e manganello, di avvelenamento dell'ambiente e della salute, col solo interesse di far crescere i profitti alle holding locali della camorra e perpetrare la grande truffa organizzata dalle multinazionali del traffico illegale di rifiuti e quelle lombarde dell'altrettanto illegale incenerimento (Impregilo ed A2A). 29 settembre 2010 |