Per decisione dell'Assemblea nazionale di 200 sindacalisti a Roma "Rete 28 aprile" si costituisce come area programmatica della Cgil Varato un documento per la sua organizzazione nelle categorie e a livello territoriale. Punti programmatici: democrazia e indipendenza sindacali, rifiuto del "patto sociale" e della concertazione, lotta alla precarietà, nuova scala mobile La posizione dei marxisti-leninisti Come da tempo annunciata, si è svolta a Roma, il 12 giugno scorso, nell'Auditorium di via Rieti, l'assemblea nazionale dei sindacalisti che si riconoscono nella "Rete 28 Aprile" in Cgil. Incentrata intorno al titolo "Per cambiare davvero non si torna indietro - Riparte la Rete nella Cgil per l'indipendenza e la democrazia sindacale", vi hanno partecipato in oltre 200 della sinistra sindacale. Scopo principale dell'incontro costituirsi, a norma di Statuto, in Area programmatica della Cgil e definire le regole e un percorso per la sua organizzazione capillare nelle categorie e ai vari livelli territoriali dal provinciale al nazionale. Da sottolineare la presenza oltre del leader Giorgio Cremaschi, del segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. Questa importante iniziativa, praticamente ignorata dai mass-media di regime, è stata promossa da un gruppo di 65 sindacaliste e sindacalisti di varie parti d'Italia e aventi incarichi di direzione in varie categorie e a vari livelli di responsabilità, i quali il 19 maggio sottoscrissero un documento dove sono sintetizzati i motivi e gli scopi dell'appuntamento nazionale nella capitale. In esso i promotori ricordano che già il 28 aprile del 2005 si era formata, in tutta fretta, la Rete per affrontare il congresso nazionale della Cgil, dando voce a coloro che non si riconoscevano nelle tesi di Epifani e Patta. Allora come oggi, fanno capire, l'orientamento è l'opposizione al ritorno alla concertazione, il rifiuto ad un nuovo "patto sociale", la rivendicazione dell'indipendenza, anche nei confronti del governo Prodi, e della democrazia sindacale. Sia pure in forma molto sintetica sono indicati i punti prioritari su cui impegnarsi. In testa a tutti la denuncia della precarizzazione e la lotta alle sue diverse devastanti conseguenze sulle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori di ambo i sessi. Una precarizzazione che riguarda un po' tutti, migranti compresi, a causa dei contratti a termine, i lavori atipici, le flessibilità orarie, le delocalizzazioni, la cessione di rami di azienda. La precarietà serve ai padroni per avere la piena disponibilità della forza lavoro e al minor costo, serve per abbattere il salario garantito contrattualmente. Sotto accusa il mercato globalizzato e il liberismo. "I processi di mercificazione, liberalizzazione, privatizzazione e finanziarizzazione che condizionano ormai la vita delle persone, determinano nel mondo nuove profonde fratture, grandi squilibri sociali e ambientali, guerra e terrorismo". Opporsi come? Ricostruendo una cultura del bene comune, riconquistando i beni pubblici essenziali, riaffermando la indisponibilità per il mercato dei diritti sociali alla salute, all'istruzione, alla cultura e alla casa, è l'indicazione data. Ma questo può avvenire solo attraverso una nuova politica sindacale, affermano i suddetti sindacalisti, che faccia dell'indipendenza e della democrazia gli strumenti con i quali organizzare "una nuova fase del conflitto sociale". Occorre "guardare la società da un punto di vista alternativo a quello dell'impresa e del mercato", dicono. In questo quadro "vanno ritirate le truppe del nostro paese dall'Iraq" e da ogni teatro bellico. "Va messa in discussione l'Europa liberista... il movimento sindacale non può che essere all'opposizione dell'Europa di Maastricht". Alla Cgil ricordano la posizione congressuale secondo cui "il sindacato può avere governi avversari, ma non ha governi amici". Così come l'ammissione dei danni derivati dagli accordi sulla "politica dei redditi" di stampo neocorporativo del '92 e del '93. L'assemblea nazionale ha varato un documento proposto dalla presidenza. Dove si formalizza che "si costituisce a livello confederale nazionale l'area programmatica definita 'Rete per l'Indipendenza e la democrazia sindacale'". La Rete, che dispone di un suo sito internet e di un notiziario, si rivolge in primis a tutti coloro che nell'ultimo congresso della Cgil hanno sostenuto le tesi alternative presentate dal segretario generale della Fiom e "si confronta con tutte le esperienze avanzate di democrazia e contrattazione". Nel documento è indicato un percorso costituente della durata di un anno e le modalità. Tra queste da sottolineare l'apertura a tutti coloro che sono interessati senza distinzione tra chi condivide l'intero percorso e chi solo alcuni punti programmatici. L'adozione dell'assemblea aperta pubblica, alla quale possono partecipare tutti i militanti della Cgil, per definire orientamenti e mandati della Rete. Da sottolineare inoltre il criterio organizzativo della gestione della Rete che riconosce ad ogni realtà territoriale o di categoria l'autonomia di assumere gli orientamenti circa le iniziative sindacali a cui è direttamente interessata. Per dare continuità ai mandati decisi dalle assemblee ai vari livelli è prevista la formazione di gruppi di lavoro. Per dare impulso a questo percorso costituente è prevista la convocazione di assemblee interregionali e di fronte a una urgenza la convocazione tempestiva dell'assemblea nazionale. La "Rete 28 Aprile" fece la sua prima apparizione poco più di un anno fa per iniziativa di cinque componenti dell'ex direttivo nazionale della Cgil: Carlo Baldini, Wilma Casavecchia, Giorgio Cremaschi, Ferruccio Danini e Jole Vaccargiu. Organizzarono questa nuova aggregazione della sinistra sindacale in Cgil, dopo aver preso le distanze da "Lavoro e Società-cambiare rotta" capitanata da Gian Paolo Patta (ora divenuto sottosegretario su proposta del PdCI) confluita, di fatto, nella maggioranza riformista del segretario generale, Guglielmo Epifani e per affrontare il XV congresso della Cgil. In un primo tempo sembrava orientata a presentare un documento alternativo a quello della segreteria, ma poi ripiegò sull'appoggio delle tesi alternative emendative di Rinaldini su contrattazione e democrazia sindacale, compiendo così un grave passo indietro e vanificando la raccolta delle firme sul documento congressuale alternativo. In forma critica, e in assenza di un documento congressuale complessivo alternativo, anche i marxisti-leninisti scelsero, tatticamente, di sostenere le suddette tesi. Le tesi di Rinaldini, nel corso del congresso, raccolsero un 20% circa di consensi; nonostante le scorrettezze e l'ostruzionismo degli uomini di Epifani e di Patta. Una percentuale che è poi stata ridotta al 15% nella distribuzione degli incarichi nei direttivi, in applicazione di un regolamento congressuale antidemocratico, frutto dell'inaccettabile patto precongressuale dei 12 segretari confederali. Siamo solo ai primi passi. Vedremo se strada facendo la "Rete 28 Aprile" riuscirà a realizzare gli obiettivi che si è prefissata, ossia riorganizzare la sinistra sindacale e ottenere consensi tra i lavoratori, condizionare la linea e gli atti della Cgil nel suo insieme in base agli 8 punti programmatici sintetizzati nel documento di convocazione dell'assemblea nazionale del 12.06. Noi comunque, ad oggi, esprimiamo un giudizio positivo, sia pure con delle riserve e differenze di posizioni sindacali, specie di carattere strategico. Ci sono aspetti che ci convincono e altri no. Pensiamo che ci siano le condizioni sindacali e i margini organizzativi perché i militanti e i simpatizzanti lavoratori e sindacalisti del PMLI vi aderiscano e partecipino alle sue attività: per portare nel dibattito e nella definizione delle decisioni di lotta e rivendicative il loro specifico e particolare contributo. Soprattutto in riferimento alla proposta del sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale alle Assemblee generali dei lavoratori. 21 luglio 2006 |