Prima vittoria della grande rivolta popolare Riaperto il parlamento del Nepal Il Pcn (maoista) chiede una costituente per la repubblica. intanto "cessa il fuoco" per tre mesi La grande rivolta popolare che per quasi un mese ha occupato le piazze nepalesi contro la dittatura fascista del re Gyanendra ha ottenuto una prima vittoria, la riapertura del parlamento sciolto dal monarca. Alla vigilia di una nuova grande manifestazione nella capitale Kathmandu, re Gyanendra annunciava il 24 aprile il ripristino del parlamento nepalese, da lui sciolto il 22 maggio del 2002, e invitava la coalizione dei sette partiti parlamentari di opposizione a indicare il nome del primo ministro di un nuovo governo. I rappresentanti dei sette partiti indicavano come primo ministro Girija Prasad Koirala, leader del partito del Congresso nepalese e già premier dopo le lezioni nepalesi del 1991. Un fiume di manifestanti si riversava il 25 aprile sulla Ring Road, la grande circonvallazione della capitale, per festeggiare il primo successo. Decine di migliaia di dimostranti arrivavano fino in prossimità del palazzo reale dove erano bloccati dai cordoni della polizia; molti gridavano "democrazia", "non c'è più bisogno del re" e chiedevano la testa dei resposabili militari che hanno cercato di reprimere la rivolta popolare nel sangue. Il bilancio ufficiale della rivolta registra almeno 12 morti e migliaia di feriti. La riapertura della Camera bassa del parlamento era la prima richiesta delle opposizioni che hanno organizzato dal 6 aprile gli scioperi generali e le proteste di piazza, seguita dalla richiesta dell'elezione di un'assemblea costituente per decidere sul futuro della monarchia costituzionale. Su questa piattaforma la protesta diventava una vera e propria rivolta popolare dopo che ai primi scioperi e manifestazioni il golpista Gyanendra aveva risposto con la repressione dell'esercito. Il 19 aprile il re aveva decretato il coprifuoco ma le manifestazioni si erano ancora di più rafforzate. Già il 21 aprile il re annunciava di "voler consegnare il potere al popolo" e offriva di ripristinare la carica di primo ministro invitando i partiti dell'opposizione parlamentare a indicare il nome del premier senza però riaprire il parlamento. Un'offerta truccata, un espediente per guadagnare tempo, la definivano i partiti di opposizione che ribadivano le loro richieste: la ricostituzione del parlamento sciolto nel 2002, la formazione di un governo provvisorio e l'elezione di un'Assemblea costituente col compito di riscrivere la costituzione. La protesta continuava. Il 22 aprile oltre 200 mila dimostranti erano scesi in piazza a Kathmandu per chiedere il ripristino della democrazia, altre migliaia erano in piazza il giorno seguente e solo le cariche poliziesche avevano impedito ai manifestanti di arrivare nel centro della città. Il movimento contro la dittatura fascista non mollava la piazza e il popolo nepalese si rivoltava al grido di "via il re". Una nuova grande manifestazione era stata indetta dalle opposizioni per il 25 aprile con l'obiettivo di una presenza ancora più massiccia delle precedenti. Re Gyanendra che con il golpe dell'1 febbraio 2005 aveva ripristinato la monarchia assoluta in Nepal cedeva ma solo sulla richiesta della riapertura del parlamento, cercando in questo modo di mantenere una parte del potere e di non essere buttato giù dal trono. È quanto denunciava il leader del partito che si autodefinisce Partito comunista nepalese (Maoista) che il 25 aprile invitava la popolazione a rimanere vigile finché non fossero state convocate elezioni per un'assemblea costituente. Il 27 aprile re Gyanendra nominava formalmente Koirala a capo del nuovo governo; il Pcn (Maoista) annunciava una tregua unilaterale di tre mesi e nella manifestazione che organizzava il 28 aprile a Kathmandu riaffermava l'impegno a lottare a fianco dei movimenti popolari per l'assemblea costituente e per una repubblica democratica. 10 maggio 2006 |