Nelle zone terremotate Intollerabile ricatto padronale: gli operai al lavoro a loro rischio e pericolo È un vero e proprio attacco criminale non solo ai diritti ma alla vita stessa dei lavoratori il vero e proprio ricatto che, stando a quanto ha diffuso la CGIL, alcuni padroni di fabbriche nelle zone terremotate dell'Emilia-Romagna avrebbero perpetrato ai danni dei lavoratori proponendo loro individualmente di firmare un documento con cui questi ultimi si assumerebbero la responsabilità civile e penale in caso di danni ai capannoni provocati da nuove scosse. La precisa denuncia arriva dalla CGIL Emilia-Romagna che ha diffuso il 5 giugno un comunicato con cui ha fatto sapere che al momento solo un caso è stato certificato, ma le segnalazioni a tal proposito sono numerose e riguardano anche altre aziende. Antonio Mattioli, della segreteria CGIL dell'Emilia-Romagna, è stato durissimo nell'affermare che "la vita dei lavoratori non può essere giocata per una questione di mercato", aggiungendo che il suo sindacato agirà in sede penale contro quei datori di lavoro che si rendano responsabili di simili condotte. In sostanza quegli stessi padroni che hanno costruito capannoni che si sono sbriciolati uccidendo sedici operai - e su una ventina dei quali è in corso un'inchiesta delle procure della Repubblica di Modena e Ferrara - ora chiedono ai loro dipendenti, sfruttando le loro necessità di poter guadagnare onestamente il loro salario, di mettere a rischio la loro stessa vita lavorando in capannoni che non hanno ancora ottenuto l'idoneità dal dipartimento della protezione civile (altrimenti non ci sarebbe bisogno di far firmare un bel niente). In base all'attuale legislazione sono comunque i "datori di lavoro", e non i lavoratori, ad avere l'obbligo di verificare attraverso professionisti qualificati e a loro spese la sicurezza delle strutture dove si svolge qualsiasi attività di lavoro subordinato, ed anzi sono proprio i "datori di lavoro" che devono altresì "astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato" come è disposto testualmente dalla lettera m) dell'articolo 18 del Decreto legislativo n. 81 del 2008. Il ricatto di quei padroni che quindi estorcono ai lavoratori il consenso a firmare documenti liberatori di questo tipo viola pesantemente la chiara lettera della norma giuridica citata, punto di arrivo a sua volta della lotta di classe di generazioni di operai. 13 giugno 2012 |