Ricordate dall'Ucoii con un'inserzione a pagamento su alcuni quotidiani le stragi naziste dei sionisti di Tel Aviv in Libano e in Palestina Fassino e Cossutta prendono le distanze dalla denuncia Marzabotto = Gaza = Fosse Ardeatine = Libano È divenuto un clamoroso caso politico la denuncia dell'Ucoii (l'Unione delle comunità islamiche in Italia, punto di riferimento di 124 moschee), che per rompere il muro di ipocrisia e connivenza che sta proteggendo la criminale politica espansionista ed egemonica del regime sionista di Tel Aviv in Medio Oriente si è vista costretta a comprare uno spazio a pagamento su alcuni quotidiani il 19 agosto scorso, dal "Resto del Carlino", "La Nazione" e il "Giorno", facenti capo al "Quotidiano nazionale". Nell'inserzione, dal titolo "Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane", si ricordano le oltre mille vittime, per lo più civili e bambini, cadute sotto il fuoco dell'esercito israeliano nelle appena 4 settimane di guerra di aggressione del Libano, vengono elencati in uno schema solo alcuni dei massacri compiuti negli ultimi 50 anni da Tel Aviv ai danni del popolo palestinese e libanese, dalle 3.500 vittime del massacro di Sabra e Chatila del 1982, a quello di Jenin del 2002, fino alla vigliacca strage di bambini di Qana del luglio scorso. Massacri che vengono equiparati alle stragi perpretrate dai nazisti a Marzabotto e alle Fosse Ardeatine. Ciò è bastato per scatenare una violentissima campagna contro l'Ucoii accusata di antisemitismo e di "istigare l'odio razziale" non soltanto da parte dei rappresentanti della comunità ebraica, e dei soliti filosionisti della casa del fascio, a cui si sono ben volentieri uniti il segretario dei DS Fassino che definiva il "paragone vergognoso e assolutamente inaccettabile", e il boss del PdCI Armando Cossutta che bollava come "gravissimo e distorcente associare Israele con le SS". A legittimare le mistificanti accuse di antisemitismo e razzismo è sceso in campo pesantemente il governo Prodi, con il ministro dell'Interno Giuliano Amato che, confermandosi uno dei più strenui paladini dei sionisti israeliani, è giunto a minacciare di espellere l'Ucoii dalla Consulta islamica, se essa non avesse ritrattato la sua posizione. A nulla infatti era valso un successivo comunicato dell'Ucoii del 21 agosto dove, di fronte alle aspre polemiche, si cercava di ribadire che "nessuna affermazione era stata fatta riguardo le religioni e, il rapporto tra la Comunità islamica e la Comunità ebraica in Italia... basato e realizzato sul rispetto reciproco", che l'inserzione non era dettata da "nessun sentimento antisemita" e che "l'unico riferimento al nazismo è in relazione alle tragedie che esso ha causato". "Ben lungi dal banalizzare l'immane tragedia causata dalla barbarie nazista ai popoli dell'Europa intera - si leggeva in questo secondo comunicato -, e tra essi, ad una parte consistente del popolo ebraico, i termini usati nel documento dell'Ucoii volevano stimolare l'opinione pubblica italiana ad una riflessione sulla reiterata aggressione che lo Stato d'Israele stava compiendo contro un paese vicino, il Libano, senza smettere contemporaneamente di colpire quotidianamente con mezzi militari e altre continue odiose coercizioni e vessazioni, la popolazione civile di Gaza e della Cisgiordania occupata". Mentre si ribadiva che "riguardo l'aspetto politico, la concezione etnico-religiosa dello stato d'Israele, la sua formazione a partire da azioni di pulizia etnica violenta e sistematica nei confronti delle popolazioni palestinesi che vivevano su quel territorio, il suo rifiuto di ottemperare alle risoluzioni delle Nazioni Unite che in seguito alla guerra del 1967 imponevano ad esso il ritiro da Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est e Golan, la politica degli insediamenti nei territori occupati e infine la costruzione del Muro di separazione, hanno determinato una situazione di ingiustizia permanente e di persecuzione nei confronti del popolo palestinese, che non può lasciare indifferente nessun uomo amante della pace". Dunque un documento contro il sionismo di Israele e non antiebraico. Una posizione questa che l'Ucoii ha tenuto ferma nonostante le ripetute minacce di Amato di espellerla dalla Consulta e metterla all'indice e nonostante la puntuale inchiesta giudiziaria promossa dalla procura di Roma dopo la denuncia dei senatori di forza fascisti, Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio. 30 agosto 2006 |