Riflessioni di Manuel, membro della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Roma del PMLI, sulla manifestazione nazionale del 15 ottobre Manifestazione storica che mette in luce i caratteri positivi e i limiti del movimento degli "indignados" Mezzo milione di manifestanti hanno invaso Roma, in quella che è stata la più partecipata iniziativa di tutto il mondo contro "la dittatura delle banche e della finanza" sospinta e organizzata dal movimento internazionale (di gran lunga spontaneo e frammentario) degli "Indignados". Una manifestazione sentitissima, per il suo carattere strettamente anticapitalista e antimperialista, dai giovani lavoratori, studenti e precari, ma anche dagli operai e dalle masse lavoratrici, disoccupati e tante famiglie con i loro bambini. Il PMLI ha partecipato con quante più forze ha potuto, ha preso posizione in un buon punto del corteo, sfilando per la maggior parte del tempo insieme alle combattive "Mamme vulcaniche", condividendo con forte spirito politico unitario e di lotta le parole d'ordine contro il regime del neoduce Berlusconi e intonando a gran voce canti antifascisti. Una manifestazione di questa portata, sincera e numerosa, contro il capitalismo è un passo in avanti importantissimo nella storia della lotta di classe in Italia. Come è stato evidente, molte sono ancora le questioni interne da risolvere, la frammentarietà dei vari movimenti, la mancanza di una direzione organizzativa ma soprattutto ideologica unica che apra la strada ai reali obiettivi e aumenti la forza delle masse che lottano per il socialismo in contrapposizione certamente violenta, quando saranno maturi i rapporti di forza, con il capitalismo. Il movimento degli "Indignados" è un nuovo movimento che attualmente ha preso la ribalta ed è capace di coinvolgere ampie forze sociali: dai precari, agli studenti, a settori di intellettuali. Ma è evidente che esso non basta, non ha l'organizzazione politica minima per poter realizzare una lotta concreta alla testa del proletariato, soprattutto non ha le forze per poter resistere sulla lunga distanza alle proprie contraddizioni interne. Attualmente gli "Indignados" agitano temi che sono alla portata di tutti perché sono temi reali. La lotta alle banche è un buon argomento da presentare alle masse che stanno pagando la crisi del capitalismo. E in larga parte degli studenti e dei giovani, che vedono il futuro sempre più nero, ha ancora più presa. Non è un caso che è da loro che è partito e continua a svilupparsi questo movimento che ha proporzioni internazionali notevoli e che è riuscito a suscitare sentimenti di rivolta anche dove sembrava difficile riuscire a ottenerne. Ne è la prova Occupy Wall Street che negli USA, seppur con tanta inesperienza, ha dato vita a delle proteste accese, subendo la repressione poliziesca dell'imperialista Obama. Questi i caratteri positivi degli "Indignados". Allo stesso tempo i punti deboli sono enormi, come tutti i movimenti senza caratteristiche politiche, tanto meno ideologiche, senza una struttura organizzativa basata sul centralismo democratico, senza quindi un fuoco ampio su tutti i problemi relativi a questa "dittatura delle banche", dove la "banca", come la "crisi", costituiscono quasi sempre nient'altro che un simbolo, un facile nemico contro il quale scagliarsi. In questi punti deboli vanno perdendosi tutte le prospettive della lotta che al momento è giustificata, viva e pienamente appoggiata dal PMLI per fare fronte unito. Ma come possono gli "Indignati" mettersi alla testa del proletariato? Come possono portare alta la bandiera del socialismo se al loro interno esistono correnti di tutti i tipi, addirittura avverse al socialismo stesso, avverse al marxismo-leninismo-pensiero di Mao? È proprio questo carattere eterogeneo e disarticolato politicamente e ideologicamente a renderli facile oggetto di strumentalizzazioni. Il 15 ottobre si sono mostrati tutti i limiti di questo movimento: era chiaro che una situazione così violenta non sapevano come gestirla né prima né durante né dopo gli scontri. Non è un caso che i media borghesi abbiano stravolto la realtà del grandioso corteo, nascondendo completamente il carattere fortemente anticapitalista, antimperialista e contro la politica di lacrime e sangue del regime neofascista di Berlusconi. Infatti, sui telegiornali e poi sui giornali borghesi venivano contrapposte le violenze degli scontri al solo pacifismo dei manifestanti. Questo a conferma che nel movimento degli "Indignati" non prevale una cultura proletaria e ciò li espone a qualsiasi strumentalizzazione, come si è visto, della borghesia e degli "ultrasinistri". Attraverso la stampa borghese, esaltano il pacifismo e la non violenza, allo scopo di far passare la propaganda e la millanteria della convivenza delle classi della cultura borghese. Non hanno perso l'occasione i politicanti della "sinistra" borghese e persino i vari Montezemolo e Draghi, per coccolarsi i "poveri Indignati" che non hanno potuto esprimersi pacificamente, mistificando ancora la realtà dell'importantissima manifestazione. È naturale che la borghesia per difendere i propri interessi occupi tutti i mezzi necessari, anche tramite infiltrati nei cortei, provocatori prezzolati per creare disordini che possono poi criminalizzare sui loro organi di stampa, alimentando di fatto la confusione generale e disperdendo il movimento. Va ripetuto però ancora una volta che dal punto di vista proletario, della lotta di classe e del socialismo, quella romana è stata una manifestazione immensa, forte, combattiva e che lascia speranze per un futuro di lotte senza tregua contro la borghesia. Gli stessi scontri, per quanto abbiano fatto il gioco della borghesia e del suo governo, hanno aperto a nuove riflessioni. Le divergenze interne ed esterne hanno focalizzato ancora meglio la lotta sul piano pratico. La guerriglia in piazza San Giovanni ci ha mostrato come la borghesia è capace di reagire alle proteste, come non lesini la forza militare contro i manifestanti, come colga presto l'occasione di caricare un corteo. Vivere in piazza, in prima persona, il bello del corteo ma anche gli stessi momenti di tensione con le "forze dell'ordine" rafforza la coscienza di classe, riporta velocemente tutto il discorso politico sulle basi reali: alla "guerra alle banche" si sostituisce la più giusta "guerra al regime di Berlusconi" molto più vicino alle necessità delle masse in lotta. Dipenderà anche dal nostro lavoro di chiarificazione, di convincimento e di fronte unito all'interno del movimento degli "Indignatos". Il nuovo autunno di lotte si è aperto e sembra poter essere il più caldo degli ultimi anni. La manifestazione del 15 ottobre è senza dubbio storica e un nuovo punto di partenza che lascia sperare in un'ondata di rivolte che potranno soltanto accrescere il grado di coscienza rivoluzionaria degli operai, dei lavoratori e delle larghe masse popolari che non si lasceranno trovare impreparati nella lotta contro il capitalismo. 15 ottobre 2011 |