E' accusato di aver spostato su un conto privato i rimborsi elettorali dell'IDV Di Pietro indagato per truffa Il PDCI, che si è apparentato con l'IDV per le regionali 2005 in Calabria, è in causa civile con Di Pietro rivendicando un rimborso elettorale mai avuto In seguito a una denuncia presentata dal suo ex sodale Elio Veltri, il 4 giugno scorso la procura della repubblica di Roma ha iscritto il falso moralizzatore Antonio Di Pietro nel registro degli indagati con l'accusa di truffa inerente gli illeciti nei rimborsi elettorali elargiti dallo Stato al suo partito. L'inchiesta riguarda i rimborsi elettorali incassati dall'IDV. Stando alla denuncia di Veltri, l'"associazione Italia dei valori" si sarebbe sostituita nella gestione dei fondi elettorali al movimento politico di cui è leader Di Pietro. E tutto sarebbe avvenuto con una serie di false autocertificazioni tant'è vero che lo stesso Di Pietro, qualche mese fa, ha firmato davanti a un notaio un atto per sancire che associazione e movimento politico Italia dei Valori sono la stessa cosa. Circostanza che però non ha convinto gli inquirenti i quali hanno deciso di approfondire le indagini ordinando una serie di accertamenti alla Guardia di Finanza. Gli illeciti incolpati a Di Pietro riguardano la riscossione dei rimborsi elettorali a partire dal 2004 anno in cui l'ex Pm di Mani Pulite si alleò per le Europee con il gruppo politico di Achille Occhetto, denominato il Cantiere, e tra i candidati aveva Elio Veltri, all'epoca ancora suo amico e sostenitore. Al momento della riscossione dei lauti rimborsi elettorali Occhetto e Veltri si accorgono che Di Pietro non vuole assolutamente spartire il malloppo e presentano una serie di esposti in cui accusano il boss di Montenero di Bisaccia di aver costituito un' "associazione" privata composta da tre persone (lui, la moglie Susanna Mazzoleni, la tesoriera del partito Silvana Mura) con lo scopo di incassare i rimborsi elettorali facendoli confluire su un conto corrente personale. L'"Associazione Italia dei Valori" infatti, non solo ha lo stesso nome del "Movimento-Partito Italia dei Valori" ma, secondo l'accusa, giocando sull'omonimia, è stata costituita appositamente per poter essere spacciata come "movimento-partito" e godere così di tutte le agevolazioni riservate a tutti gli altri partiti parlamentari ivi compresa l'autorizzazione a presentare le liste e di conseguenza unico soggetto abilitato a incassare i fondi pubblici. Un giochetto ad hoc, basato su alcune autodichiarazioni false, al fine di ingannare i controllori della Camera dei deputati e far confluire i rimborsi in un conto corrente bancario nella sola disponibilità dei soci dell'Associazione (Di Pietro, Mazzoleni, Mura) anziché in quella del partito. Vittima dello scippo dei rimborsi elettorali da parte Di Pietro è rimasto anche Giuseppe Pierino, leader di una lista civica denominata "Progetto Calabrie", collegata col PDCI calabrese e alleata dell'IDV alle regionali del 2005. "Con una scrittura privata del 5 maggio 2005 - spiega Pierino - sottoscritta dal nostro segretario Sergio Laganà, dal coordinatore regionale dell'Idv Beniamino Donnici, e da Michelangelo Tripodi, segretario regionale del PDCI, formalizzammo l'intesa confermando che il contributo elettorale andrà ripartito in parti uguali alle tre formazioni politiche; i rappresentanti del partito del PDCI e dell'IDV si impegnano formalmente ad adoperarsi presso i loro uffici amministrativi nazionali, destinatari del contributo, per far attribuire ed accreditare al movimento Progetto Calabrie le somme ad esso spettanti in base al criterio di ripartizione sopra menzionato". Patto spartitorio che l'IDV non ha minimamente rispettato costringendo Pierino a promuovere una causa civile contro Di Pietro in corso di dibattimento davanti alla Seconda sezione del tribunale civile di Roma per ottenere i rimborsi elettorali. 14 luglio 2010 |